Il contropiede di Berlusconi fa rinascere il bipolarismo
GIUSEPPE GIGLIA/ANSA
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Il contropiede di Berlusconi fa rinascere il bipolarismo

L'affollarsi di liste e partiti al centro non significa una crescita elettorale dei partiti moderati, dall'Udc alla formazione di Montezemolo. Lo scontro sarà ancora, come nel 1994, tra progressisti e uomini del Cavaliere

I miei lettori lo sanno: osservo la politica come si osservano i fenomeni fisici, o chimici, e questo perché ho imparato che si tratta di una materia governata da leggi logiche. Quello che si vede e si sente in televisione, le urla e le emozioni, contano poco. Contano i posti di lavoro, contano le tasse, contano le tasche, la percezione del futuro ma più ancora del presente.

E allora voglio dire che questa lotta senza quartiere nel centro del centro della vita politica mi sembra vana e sbagliata. Il centro non piglierà che le briciole perché la lotta è ancora una volta polarizzata fra destra e sinistra, con una virtuale scomparsa del centro. E ve lo dice uno che nel centro ci ha creduto, ha partecipato, ha scritto e votato in Parlamento. Sotto il vestito (aulico, dorato) nulla. Non c’è niente. E lo stesso dicasi nelle aree che circondano e decorano la sinistra istituzionale. Avendo Nichi Vendola dato luce verde a Pierferdinando Casini, Pierluigi Bersani non ha alcun bisogno dei cespugli e cespuglietti di sinistra. Farà l’accordo con Casini e buona notte. Sarà il listone dei due Pier. Il che vuol dire che Di Pietro è spacciato e sono spacciati in partenza tutti i tentativi di mettere insieme l’attuale sindaco di Napoli con liste e listarelle, mentre Beppe Grillo si arrovella sul nome da far scrivere sulla scheda come candidato premier: l’ex premio Nobel Rubbia? Oppure Dario Fo che non ne ha tanta voglia? AAA, primo ministro cercasi disperatamente.

Le leggi della fisica e della logica che invocavo all’inizio dicono molto di più di quel che può dire qualsiasi oroscopo. L’entrata in campo di Berlusconi compatta la destra, rilancia l’alleanza naturale con la Lega (che ha considerato ormai estinti i suoi peccati tanzaniesi) e promuove poche liste, visto che – e anche qui cici legge sa che ci abbiamo preso fin dall’inizio – il Porcellum resta in vita, niente salsicce, e con quella legge si va a votare il che significa che Bersani e Berlusconi, come anche Casini e Maroni, er non dire di Grillo, si fanno le liste la sera a casa loro ascoltando la musica e non hanno bisogno di nessuno.

L’arrivo a Berlusconi ha schiacciato il centro e lo ha ridotto un piccolo cencio senza un’area, per via del vecchio teorema che vale la pena ripetere perché non fa mai male. E il teorema è il seguente: in Italia la maggioranza naturale degli italiani è di centro-destra. Non voterà mai a sinistra nemmeno con l’olio di ricino, no scusate quello era fascista, ma diciamo nemmeno con le migliori lusinghe. Il problema della destra degli italiani è che quegli italiani si sono sentiti traditi, si sono stufati, si sono ritirati, dicono che non vanno a votare. Poi però le mazzate ricevute nelle loro tasche dal governo tecnico di Mario Monti li ha portati a risorgere e insorgere: rivogliamo indietro i nostri soldi, al diavolo l’Europa, al diavolo l’Imu. Ed è lì che Berlusconi sente nell’aria un profumo a lui già noto, e pensa: perché no? potrei in fondo anche farcela se lancio i messaggi giusti, se li lancio in modo forte, se do assicurazione che taglierò le tasse.

Si voterà a febbraio, domai è già Natale e dunque Berlusconi ha soltanto un mese per cantare la sua Marsigliese e gridare aux armes citoyens, formez vos battaillons, unitevi a me e vinceremo di nuovo. Ce la farà? Improbabile ma non impossibile. Vedremo e sapremo.

Ma intanto ecco che l’uomo dato per ritirato, pensionato, condannato, spacciato, occupa immediatamente uno spazio politico e dunque restringe lo spazio politico degli altri. Bersani sale trafelato al Colle dicendo io non ci sto a prendermi il peso delle riforme e viglio chiamarmi fuori, Monti si chiama fuori direttamente ed è tutto un fuggi-fuggi.

A questo punto bisogna vedere a che punto di cottura, o di trasformazione è l’anima dell’italiano di centro-destra. Ci sarà certamente chi accoglierà l’appello dell’ex presidente del Consiglio e ci sarà chi comunque voterà Grillo (che pesca a destra, mica a sinistra, salvo briciole). Ma Grillo si sgonfierà. Ha perso con le primarie del PD tutta la sua componente di sinistra, che è tornata all’ovile facendo scattare quel salto di sette punti percentuali. Ma adesso il suo concorrente diretto e di destra è proprio Silvio Berlusconi.

Qui si gioca la partita: si convincerà l’elettorato di centro destra classico ad accettare il Cavaliere ancora una volta come suo condottiero, ingoiando le delusioni del passato? E, più ancora, riuscirà Berlusconi a trovare di nuovo la voce giusta, le parole adatte, gli argomenti forti per parlare a quell’elettore italiano montanaro e cittadino, impiegato e artigiano, imprenditore e  professionista, e farlo marciare di nuovo al suono del suo piffero? Bersani ha chiaramente paura del ritorno del candidato Berlusconi. Si dice pronto e desideroso di fare un match con lui in televisione e certamente si sente la vittoria in tasca, ma ha una paura razionale, giusta, non emotiva, perché anche lui conosce la storia del Paese e conosce come brontola lo stomaco e anche la mente dell’italiano medio e tartassato. Dunque l’intero panorama è cambiato, Monti prevede che i mercati non si agiteranno più di tanto e possiamo credergli, lo spread ha fatto appena un sobbalzino senza farsi venire un attacco coronarico, le borse si sono innervosite ma solo perché la speculazione ha visto dischiudersi un possibile spazio per attaccare e arraffare prede fra le piccole e medie industrie, ma non si vede alcuna apocalisse.

E così, dopo l’evento di Renzi alle primarie  che aveva aperto e chiuso il capitolo di un PD socialdemocratico finalmente disossato della sua spina dorsale comunista, è arrivato di nuovo il fattore “SB” come un ciclone. Gli spazi a sinistra si sono subito chiusi e per i cespugli si chiudono le speranze, e a destra rinasce la scommessa della chiamata berlusconiana alle armi. La partita è appena iniziata e sarà interessante seguirla giorno dopo giorno

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Paolo Guzzanti