Ucraina, e se Usa e Ue stessero appoggiando i neonazisti?
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Ucraina, e se Usa e Ue stessero appoggiando i neonazisti?

Un militante comunista ucraino ha denunciato di essere stato torturato dalle forze dell'ultradestra fascista di Kiev, sostenendo che sono loro a guidare l'escalation del governo contro la Russia - Ucraina: chi ha compiuto il massacro di Maidan?

E se l'Europa e gli Stati Uniti stessero appoggiando i neonazisti ucraini? La domanda non è fantascientifica e dà il polso del caos che regna sovrano a Kiev e dintorni. La guerra fredda (per ora) tra Russia e Usa e Ue si combatte anche sul terreno della propaganda. Filtrano informazioni ufficiali e meno ufficiali. Vengono diffuse telefonate "rubate" tra Lady Ashton (a capo della Diplomazia di Bruxelles) e il ministro degli Esteri estone Urmas Paet, che in modo concitato racconta un'altra verità sulla "rivoluzione marrone" di Kiev che ha portato alla cacciata dell'ex presidente Viktor Yanukovich. Per la cronaca, Catherine Ashton non ha smentito quella telefonata, che addossava la colpa dei morti di piazza Maidan a cecchini dell'ultradestra e non a miliziani pro-Yanukovich. 

Insomma, da una parte le televisioni russe forniscono dati e notizie sui neonazisti di Ucraina che hanno preso in mano la rivoluzione di piazza, guidandola a loro uso e consumo, dall'altra Washington e Bruxelles tacciono e sostengono senza se e senza ma il governo provvisorio del premier Arseniy Yatsenyuk. Ma dov'è la verità? Difficile a dirsi, soprattutto quando a sparare è il fuoco incrociato delle opposte propagande. Tuttavia, giorno dopo giorno emergono dettagli inquietanti sulla natura dei nuovi leader ucraini e il silenzio dell'Ue si fa sempre più pesante. 

Andiamo per ordine. Alla fine di febbraio su diversi siti comincia a circolare un'accorata lettera firmata da Rostislav Stepanovich Vasilko, il primo segretario del Comitato regionale del partito comunista ucraino nella città di Lvov. Nella lettera Vasilko, accusato di essere uno dei cecchini di piazza Maidan, scrive questo: "Cari compagni,io, Rostislav Stepanovich Vasilko, primo segretario del Comitato Regionale di Lvov del Partito Comunista d’Ucraina, sono stato pestato a sangue a Kiev dai banderlogi. Perseguitano mia madre, minacciano di morte i miei figli. Minacciano di uccidere me e mia moglie. Aiutatemi a trovare asilo politico in un altro paese. Il 22 febbraio i Maidanovcy mi hanno torturato nel Parco Marinsky, dalle 11 di mattina fino alle 23, mi hanno conficcato degli aghi sotto le unghie, mi hanno preso a pugni e bastonato, mi hanno colpito il polmone destro, mi hanno rotto tre costole, il setto nasale, le cisti del viso. Mi hanno rotto il cranio. Ho subito una commozione cerebrale di secondo grado. Sono ricoperto dai lividi. Domani mi inietteranno del midollo spinale. Ho enormi difficoltà! Mi hanno preso tutto, rubato i documenti, soldi, la catenina d’oro e la croce". 

Vasilko rilascia poi una serie di interviste alla televisione russa, nelle quali racconta in dettaglio la sua tragica esperienza. Malmenato e torturato dai "banderlogi", i seguaci di Stepan Bandera, che oggi ingrossano le fila di Svoboda, il partito neonazista ucraino , che nel 2012 si è aggiudicato 38 seggi nel Parlamento di Kiev con più di 2 milioni di voti. E' lo stesso partito che oggi sostiene il premier Arseniy Yatsenyuk, e che ha abilmente posizionato i suoi uomini su poltrone-chiave dell'esecutivo provvisorio che regna a Kiev dalla cacciata di Yanukovich. 

Facciamo un po' di nomi : i neonazisti di Svoboda sono rappresentati al governo dal vicepremier, Oleksandr Sych, e da quattro ministri: alla Difesa hanno Igor Tenjukh, all'Ambiente Andriy Mokhnik, all'Agricoltura Igor Shvajka e alla pubblica istruzione Sergej Kvit. Per la cronaca, Oleksandr Sych ha tenuto il 4 febbraio scorso un discorso in Parlamento nel quale sosteneva che "la dittatura fascista è il modo migliore per governare un Paese".

E' poi un membro di Svoboda anche il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, Andriy Parubiy, che controlla le forze armate e la polizia, e il suo numero due è Dmitri Jarosh, il capo dei neofascisti di Pravij sektor, che si è candidato a presidente della Repubblica e ha spesso lodato le "gesta" dei suoi cugini di Alba Dorata in Grecia. Proseguendo, troviamo un altro neonazista della Una-Unso, Dmitri Bulatov, come ministro della Gioventù e dello Sport. Infine, per completare il quadro dei neonazisti ai piani alti, si scopre che Oleg Makhniysky, pure lui membro di Svoboda, è stato nominato Procuratore generale.

Nomi che all'occidente sono oscuri, ma che rappresentano l'anatomia ultranazionalista della "nuova" Ucraina e che, se si va a scavare a fondo, costituiscono l'esercito ancora in vita del defunto Stepan Bandera, la cui gigantografia è stata srotolata sulla facciata del municipio di Kiev subito dopo la "presa" dei manifestanti di piazza Maidan il 23 febbraio scorso. Ma la storia non può essere messa nel cassetto ed è bene ricordare chi è Bandera, osannato da molti come un "eroe" e un martire, tanto che nel 2010 l'ex presidente ucraino Viktor Yushchenko lo onora con la medaglia postuma di "Eroe di Ucraina", su pressione proprio di Svoboda e dei suoi adepti, che costituiscono la quarta forza politica del Paese.

Stepan Bandera era un collaborazionista dei nazisti, che garantiva alle SS un gruppo di milizie addestrate e pronte a combattere in Ucraina per respingere l'avanzata dei sovietici. Il suo sogno era di raggiungere l'indipendenza dell'Ucraina e di guidarla sotto l'egida dei principi del Terzo Reich, considerato un alleato imprescindibile. Secondo gli storici, tra cui Karel Berkhoff, Bandera e i suoi uomini condividevano con i nazisti la stessa ossessione, ossia che gli ebrei d'Ucraina sostenessero il comunismo e l'imperialismo di Stalin. 

"Gli ebrei dell'Unione sovietica" - si legge nella trascrizione di un comizio di Bandera - "sono i più leali sostenitori del regime bolscevico e rappresentano l'avanguardia dell'imperialismo moscovita in Ucraina". E quando i tedeschi invasero l'URSS nel giugno del 1941 e occuparono la capitale della Galizia orientale, i comandanti di Bandera promisero di lavorare spalla a spalla con Hitler per realizzare un pogrom che uccise quattromila ebrei solo a Lvov. In tutto, gli ebrei ucraini che trovarono la morte per mano dei nazisti furono più di 1 milione e mezzo, anche grazie all'aiuto dell'infaticabile Bandera.

Oggi a Kiev la Storia torna a mostrare il suo sorriso marcio e sdentato, con le foto di Oleh Tyahnybok, il capo supremo di Svoboda, che stringe sorridente la mano a Lady Ashton prima e a John Kerry poi. Insomma, sembra proprio che in Ucraina le "uova del serpente" nazista siano state covate a puntino e abbiano dato vita e forza a squadroni di "pulcini", che adesso sono chiamati a gestire, insieme agli altri dell'alleanza anti-Yanukovich, i soldi che arrivano dall'Europa (11 miliardi di euro), dagli Usa (1 miliardo di dollari) e dal Fondo Monetario Internazionale (1 miliardo di dollari).

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Per questi "pulcini" neonazisti, i russi e gli ebrei continuano a costituire il grande nemico. Il 20 luglio del 2004 proprio Tyahnybok è stato espulso dal gruppo parlamentare "La nostra Ucraina", dopo aver tenuto un discorso sull tomba di un comandante neonazista della stirpe di Bandera, durante il quale aveva arringato i suoi seguaci contro "la mafia russo-ebrea che tuttora governa l'Ucraina".

Ma gli strali del leader di Svoboda colpiscono anche i polacchi e, sostanzialmente, tutti quelli che non possono vantare "puro sangue ucraino". Un'idiozia palese, vista la composizione variegata della popolazione ucraina, ma - intanto - senza saper né leggere né scrivere un rabbino ucraino, Moshe Reuven Azman, qualche giorno fa ha messo in allarme la comunità ebraica , chiudendo le scuole e consigliando agli ebrei di lasciare la città per non diventare "vittime del caos". Pessimo segnale.

Ma, anche di fronte alle stringenti preoccupazioni degli ebrei l'Europa e gli Usa sembrano preferire tenere la testa sotto la sabbia. Perché? La verità è difficile da cogliere quando la foschia regna sovrana, ma è evidente che ci sono informazioni che vengono taciute, da una parte e dall'altra. Appoggiare senza se e senza ma il governo provvisorio di Kiev da parte degli Usa e dell'Europa potrebbe essere un'imprudenza fatale, molto simile a quanto è già accaduto in Libia.

A Tripoli, per buttare giù un criminale accertato (Muammar Gheddafi) si sostennero i ribelli che, una volta preso il potere, si sono rivelati anch'essi criminali, né più né meno del Colonnello. Gli Usa hanno pagato quest'errore con l'uccisione del loro ambasciatore a Bengasi e la Libia oggi è tuttora nel caos. Si vuole davvero rischiare una situazione analoga nel cuore dell'Europa?. Forse sarebbe bene aprire un'inchiesta seria e approfondita sui fatti di piazza Maidan, proprio mentre si attende lo scoccare dell'ora X, domenica prossima, con il referendum in Crimea. Una guerra non conviene a nessuno, né alla Russia di Vladimir Putin né tanto meno a Stati Uniti ed Europa. Soprattutto quando ci sono ancora troppi lati oscuri da chiarire. 

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Anna Mazzone