Crisi in Ucraina e Borsa: cosa può succedere
Claudio Accogli/Ansa
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Crisi in Ucraina e Borsa: cosa può succedere

Le borse rimbalzano dopo le mosse distensive dei russi. Ma nuovi attriti tra Mosca e Kiev possono far tornare la burrasca sulle piazze finanziarie e dare una spinta ai prezzi del petrolio

In crescita di oltre due punti e mezzo percentuali. E' la performance registrata oggi dall'indice Ftse Mib di Piazza Affari, che mette a segno un consistente rimbalzo, assieme a tutti gli altri listini europei. Merito della mossa distensiva del presidente russo, Vladimir Putin, che ha deciso di interrompere le esercitazioni militari in Crimea, facendo allontanare l'ipotesi di un conflitto tra Mosca e l'Ucraina. Ma le tensioni nell'Est Europa restano sotto i riflettori della comunità finanziaria, visto che lo stesso Putin si è detto comunque pronto a un intervento armato, per proteggere la popolazione di etnia russa residente in Crimea

UCRAINA E CRIMEA: LE RAGIONI ECONOMICHE DELLA CRISI

Ora, i mercati si trovano di fronte a due scenari diversi. Il primo contempla l'ipotesi di un miglioramento significativo della crisi diplomatica in corso. E' la soluzione auspicata da molti operatori, che vedono di buon occhio una retromarcia di Mosca e un progressivo avvicinamento di Kiev all'Ue. Certo, l'economia dell'Ucraina non scoppia proprio di salute visto che, dopo i disordini politici, ha bisogno di 35 miliardi di euro entro la fine del 2014 per evitare il default, cioè la bancarotta dello stato. Zsolt Papp, gestore di Union Bancaire Privée (Ubp), specializzato nel settore del reddito fisso dei mercati emergenti, nei giorni scorsi si è dichiarato però ottimista. L'ipotesi di una retromarcia di Putin e di un avvicinamento dell'Ucraina all'Europa, per Papp allontanerebbe infatti il rischio di un default del governo di Kiev. L'Ue sembra pronta a mettere sul piatto un finanziamento di circa 20 miliardi di euro per salvare Kiev, mentre un impegno consistente vi sarà anche da parte del Fondo Monetario Internazionale guidato da Christine Lagarde e spalleggiato dall'amministrazione statunitense.

LE MOSSE DI MOSCA

Lo scenario appena descritto è quello che ovviamente piace di più alla comunità finanziaria, la quale non può tuttavia ignorare il rischio di una nuova escalation della crisi, dopo averne a lungo sottovalutato i segnali. Nel caso in cui il clima tra Mosca e l'Occidente divenisse di nuovo arroventato, “le ricadute negative non sarebbero certo limitate soltanto alla Russia”, dice Donatella Principe, responsabile institutional business di Schroders Italia. C'è infatti il rischio di vedere un'impennata dei prezzi delle materie prime, a causa della mancanza (anche temporanea) delle forniture di gas provenienti da Mosca.

GAS A SINGHIOZZO

Principe sottolinea che la crisi ucraina si innesta in uno scenario tutt'altro che confortante: gli Stati Uniti, infatti, nelle ultime sei settimane hanno dovuto fronteggiare avverse condizioni meteorologiche, a causa del vortice polare che ha fatto crescere la domanda di gas e ha portato le scorte di combustibile a un livello del 20% inferiore rispetto alle quantità registrate nello stesso periodo dell'anno scorso. In questo contesto, le materie prime energetiche cominciano dunque a scarseggiare mentre soltanto l’Arabia Saudita, tra i paesi esportatori di greggio, si trova oggi nella condizione di poter attingere a una capacità produttiva inutilizzata. E così, i prezzi del gas, del petrolio e dei suoi derivati potrebbero schizzare verso l'alto.

LO SPETTRO DELLA STAGFLAZIONE

Una forte risalita dei costi dell'energia, secondo Principe, colpirebbe in modo significativo soprattutto le economie più fragili, come quelle dell'Europa periferica, che stanno sperimentando i primi deboli segnali di ripresa. Dunque, se oggi il Vecchio Continente teme ancora la deflazione (cioè una discesa generalizzata dei prezzi), un'aggravarsi della crisi in Ucraina farebbe aleggiare piuttosto lo spettro della stagflazione: un fenomeno in cui l'aumento del costo della vita (causato dal caro-petrolio) si accompagna a una stagnazione dell'economia. C'è da augurarsi che si tratti ancora di un'ipotesi remota.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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