Ucraina, la vera posta in gioco
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Ucraina, la vera posta in gioco

Tra referendum, presidenziali e anniversari, il mese di maggio è una bomba a orologeria che potrebbe trasformare la guerra civile in un conflitto. Oggetto del contendere: le risorse del bacino del Donbas

Non è ancora la Bosnia, ma la guerra civile nell’Est ucraino è entrata in un mese cruciale. Il 9 maggio la festa della vittoria (sovietica)sul nazifascismo potrebbe scatenare nuovi scontri, soprattutto fuori dalle regioni di Donetsk e Lugansk, epicentro della rivolta separatista. A Kharkiv, "capitale" del Nord-est, i filorussi scenderanno in piazza. E i governativi sono già pronti a dare battaglia, a cominciare dagli estremisti di Pravy Sektor. Il 9 maggio è una data a rischio pure a Odessa, dopo la strage degli oltre 40 filorussi: Kiev vi ha inviato un reparto speciale della Guardia nazionale. Nella stessa capitale, sulla strada per l’aeroporto sono comparsi posti di blocco dei filogovernativi, che temono un’"invasione" per il 9 maggio. L’11 i filorussi hanno indetto un referendum per proclamare l’indipendenza della Repubblica di Donetsk. L’esercito ucraino incalza con difficoltà le roccheforti separatiste come Slaviansk, proprio per evitare che si tenga il discusso voto. Il mese della passione si chiuderà il 25 con le presidenziali, che potrebbero saltare in parecchie città orientali. La posta in gioco riguarda le risorse della regione ribelle del Donbas, ricca di metalli e carbone.

Un tempo fertile regione agricola, fu trasformata da Stalin nel centro dell’industria pesante sovietica. Sebbene gran parte delle miniere siano decotte, il bacino carbonifero del Donbas è il quarto d’Europa. La regione attorno alla città di Donetsk copre solo il 5 per cento del territorio ucraino. Con il 10 per cento degli abitanti, produce il 20 per cento del Pil e un quarto dell’export nazionale. Per non parlare del valore strategico per la Russia: il Donbas produce l’acciaio per i carri armati di Mosca e la città di Zaporizhia fornisce i motori per gli elicotteri da combattimento. Ben 12 tipi di missili balistici intercontinentali arrivano da Dnipropetrovsk, città dell’Est. Non a caso, l’accademico tedesco Ewald Böhlke, esperto di Ucraina, sostiene che, a causa della perdita di risorse del Donbas, "se i movimenti separatisti avessero successo, Kiev crollerebbe nella valutazione del rischio dei mercati monetari".

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