Così l'Europa spinge la Grecia nelle braccia di Putin
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Così l'Europa spinge la Grecia nelle braccia di Putin

Il 12 febbraio Atene potrà porre il veto su ulteriori sanzioni economiche contro Mosca per il caso Ucraina. E ricatta sia la Ue che la Russia.

I prossimi 12 giorni sono decisivi per il futuro della Grecia, cioè dell’Europa. Il 12 febbraio, infatti, si riuniscono i capi di Stato e di governo per ratificare la decisione, che è data per scontata, che verrà presa il 9 febbraio dai ministri degli Esteri della Ue in ordine alla conferma di ulteriori sanzioni a persone e società russe per la sanguinosa vicenda dell’Ucraina. La Grecia, quel giorno, avrà la possibilità di restare politicamente in Europa, e votare a favore delle sanzioni, oppure, utilizzando il diritto di veto (la decisione va presa all’unanimità), di bloccarle.

Il potere della Grecia è enorme e i due blocchi politici, Europa e Russia, se lo stanno contendendo facendo leva sull’impossibilità, e la conseguente mancanza di volontà, da parte del governo di Alexis Tsipras, di ripagare il debito estero. E’ un po’ come se Bruxelles (o, meglio, Berlino) e Mosca stessero facendo a gara per accaparrarsi la Grecia. E Vladimir Putin è in vantaggio.

E’ una partita pericolosissima perché questa decisione può: o confermare la Grecia come parte integrante dell’occidente europeo oppure può spostare il suo baricentro verso la parte orientale dell’Europa. Il nodo sono i soldi: la Russia è in vantaggio perché si è detta disponibile a fornire almeno una parte dei liquidi che servirebbero alla Grecia per ripagare i prestiti ottenuti dalla Troika (Ue, Fmi e Bce). In questo senso non deve passare inosservato il fatto che la prima personalità straniera che Tsipras ha incontrato dopo la sue elezione a capo del governo greco è stato l’ambasciatore russo ad Atene che gli ha consegnato quella che è stata definita una “affettuosa” lettera di Vladimir Putin. Non bisogna mai dimenticarsi che Alexis Tsipras è ateo e comunista, assai più simile, politicamente, a Putin che alla Merkel, e che Grecia e Russia sono uniti dalla stessa religione ortodossa. Insomma: hanno molti più punti in comune di quanto non si immagini compreso il fatto che il capo del governo greco ha dichiarato, l'anno scorso, che la Grecia non dovrebbe riconoscere il governo “nazista” di Kiev che invece l’Europa difende dall’invasione russa.

Se poi si allarga lo sguardo all’intera Europa si scopre che in realtà Putin sta vivendo una periodo di grande popolarità. Marine Le Pen del Front National ha detto, l’anno scorso, che non avrebbe nessuna difficoltà ad accettare soldi dalla Russia per risollevare la Francia, che è fuori dai parametri economici europei che non riesce a rispettare. Subito dopo la stessa dichiarazione è stata fatta da Matteo Salvini, leader della Lega Nord e da altri rappresentanti dei Paesi euroscettici del Vecchio Continente. Importante, in questo senso, ricordare che nel 2015 sono previste ben 9 consultazioni elettorali (compresi referendum popolari come, ad esempio, quello della Catalogna) e che nella maggior parte di questi i partiti euroscettici sono dati in grande crescita.

E’ paradossale, ma questi partiti euroscettici, come Syriza, vedono in Putin un salvatore piuttosto che un avversario come lo ritengono le istituzioni europee. La Russia è vista come il Paese che può ridare a loro la libertà così mortificata dalle regole europee che impongono, soprattutto ai Paesi del Sud Europa, vincoli di bilancio così stringenti da essere soffocanti. Davvero un paradosso della storia: a quasi 98 anni dalla rivoluzione d’ottobre, la Russia torna, agli occhi degli occidentali insofferenti all’egemonia tedesca sull’economia europea, ad essere vista se non come la patria della libertà, l’amico che li può liberare dalle catene che loro stessi si sono costruiti.

Così le eventuali ulteriori sanzioni europee alla Russia, sollecitate da John Kerry e dall’amministrazione Obama, possono essere usate da Putin come la prova della paura di Bruxelles verso il suo attivismo diplomatico. Probabilmente sarebbe stato meglio non dare alla Grecia la straordinaria possibilità di avvicinarsi, con il suo veto, a Putin ed è per questo che il “documento di lavoro” predisposto dall’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione, Francesca Mogherini, molto soft nei confronti della Russia, andava nella direzione giusta. Peccato che le rigidità delle istituzioni europee, sempre più attente al “rispetto delle regole” siano incapaci di avere uno sguardo storico su ciò che accade nella realtà.

Le mosse della Ue non sono, infatti, incoraggianti. I ministri tedeschi, quello delle Finanze Wolfgang Schauble e quello degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, continuano a ripetere come un disco rotto che la Grecia deve rispettare i patti e ripagare il debito contratto con le istituzioni internazionali senza rendersi conto che continuare a spremere la Grecia come un limone significa spingerla ancora più velocemente nelle braccia di Putin che ha la straordinaria opportunità, davvero inimmaginabile fino a pochi anni fa, di estendere la propria influenza politica nel cuore dell’Europa. Stessa rigidità da parte sia del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselboem, il principale oppositore del documento della Mogherini. Incredibile il resoconto che è stato dato dell'incontro recente tra lo stesso Dijsselboem e il ministro greco (marxista) Yanis Varoufakis che, oltre che in molti siti di informazione greca, può essere letto qui e visto qui.

E’ in corso un negoziato, insomma, nel quale la piccola e indebitata Grecia (altro paradosso) ha il coltello dalla parte del manico e il 12 febbraio potrà decidere contro chi puntarlo.

Questo è il risultato degli errori strategici europei che hanno dato a Putin la straordinaria possibilità di fare implodere dall’interno la barocca e architettura economica e politica dell’Unione.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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