Storia di Alitali, soldato "italiano" dell'Isis
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Storia di Alitali, soldato "italiano" dell'Isis

Tunisino, per 14 anni nel nostro paese, prima di partire per la Siria a combattere: "Sono stato cattivo sul campo ma adesso voglio tornare a fare il muratore" - Tutto su Isis

Sulla sua pagina Facebook (guardala qui ) si è fatto ritrarre con passamontagna e lanciarazzi Rpg. Ha cominciato a postare da Raqqa, la capitale del Califfato in Siria, foto dei nemici ammazzati e proclami sulle prossime decapitazioni ad opera dello Stato islamico “che non torna indietro”. Aburassib, che si fa chiamare Alitali, “l’italiano” è entrato nelle file dell’Isis dopo aver lasciato l’Italia.

Nato a  Kelibia in Tunisia ha vissuto 14 anni a Milano. Su Fb racconta a Panorama.it che, rimasto senza sogni, senza speranze, nel luglio dello scorso anno ha deciso combattere la sua personalissima jihad. Mentre i suoi coetanei italiani partivano per Londra o le isole greche, Alitali  si è imbarcato per la Siria, con un biglietto di sola andata. Il suo viaggio lo ha condotto  a Raqqah, roccaforte dell’Isis nel paese di Assad e da lì in Iraq, paese che vittima dell’inesorabile avanzata del Califfato.

Alitali racconta di essere stato ferito, di non poter usare il cellulare per paura di essere intercettato dai droni americani, dell’enorme delusione di una guerra che forse non sente più sua. «Siamo soldati fratello, non terroristi» spiega  in un italiano stentato via Facebook, da una località imprecisata del nord dell’Iraq «combattiamo per liberare il popolo siriano da Assad e loro scappano da noi per fuggire in Europa…lasciamo stare».

Alitali confessa di essere stato «molto cattivo» sul campo, ma interpellato sui massacri dell’Isis e sulle decapitazioni dei giornalisti americani, tace. E si dissocia da Al-Qaeda. Prima di chiudere la conversazione, colui che in foto ostenta tanta sicurezza maneggiando il lanciarazzi, manda un inatteso grido di aiuto. «Voglio tornare in Italia e cercare un lavoro, aiutatemi a trovare un posto come muratore. Qui la vita è dura, aiutami. Grazie fratello».

La sua è una delle storie emblematiche di italiani che inneggiano al Califfato e di «martiri» partiti dal nostro paese per andare a morire in Siria, che Panorama racconta nel numero in edicola dal 4 settembre  

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