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Siria, la Russia ha iniziato il ritiro di "buona parte delle forze armate"

Non è chiaro quale sarà il ruolo di Mosca. Assad è puntellato ma il problema della transizione politica resta immutato, come ha ribadito Obama

Il ministero della Difesa russo ha confermato l'inizio del ritiro di "gran parte" delle forze di Mosca dalla Siria, come ordinato ieri dal presidente della federazione, Vladimir Putin.

I mezzi dell'aviazione russa sono diretti verso "punti di dislocazione permanente" sul territorio della Russia, ha aggiunto il comunicato del Ministero. I voli di trasferimento vengono condotti "in gruppo": in ogni gruppo vi è un 'leader', un aereo da trasporto (Tu-154 o Il-76) carico di specialisti e ingegneri, come anche di materiale tecnico ed equipaggiamenti, scortato da aerei da combattimento russi di diverso tipo.

Nell'annuncio dato lunedì 14 marzo Putin ha comunicato di "aver ordinato il ritiro di buona parte delle forze russe dalla Siria". Abbiamo raggiunto buona parte degli obiettivi, ha detto Putin durante una riunione al Cremlino con i ministri degli esteri e della difesa.

Contestualmente al ritiro della maggior parte delle forze aeree dispiegate in Siria, il Cremlino sostiene di aver ordinato l'intensificazione degli sforzi diplomatici per garantire un accordo di pace nel paese.

Il ritiro previsto, scrive Reuters, però non è completo: i russi manterranno un contingente militare nel paese e soprattutto non viene indicato un termine entro il quale il ritiro verrà ultimato.

Inoltre, le forze di Mosca resteranno nel porto di Tartous e nella base aerea di Hneyim nella provincia di Latakia.

Durante gli oltre cinque mesi di impiego massiccio della forza aerea e di un piccolo contingente di terra, la Russia, insieme all'Iran e a Hezbollah ha sostanzialmente rimesso al potere il presidente siriano Bashar al-Assad che sembrava assai vicino alla capitolazione.

Ora Assad controlla saldamente una parte del paese anche se la Siria resta in condizioni terribili ed è profondamente divisa fra i governativi, l'Isis e decine di gruppi ribelli.
Dalla parte del presidente siriano ora restano Hezbollah e le milizie sciite irachene; mentre pare si siano completamente ritirati i Pasdaran iraniani.

Il futuro resta difficile da decifrare anche se la tregua iniziata a fine febbraio ha registrato qualche successo. Soprattutto resta gravissima la condizione dei civili che fuggono e cercano di riparare in Turchia per poi viaggiare in Europa oppure che sopravvivono a stento nelle città assediate.

Il governo russo sostiene di aver avvertito Assad del ritiro delle forze di Mosca.
Assad a sua volta avrebbe espresso a Putin in una conversazione telefonica, di "essere pronto a iniziare il processo politico nel paese al più presto possibile".
Putin e Assad hanno inoltre espresso la speranza congiunta che i negoziati a Ginevra possano produrre "effetti concreti".
Lunedì sera si sono parlati al telefono anche Putin e Obama. Il presidente degli Stati Uniti si è detto soddisfatto della riduzione della violenza in Siria, anche se ha ribadito che le azioni offensive del governo di Assad rischiano di compremettere il processo politico.
La Casa Bianca, secondo quanto riportano martedì mattina le agenzie, avrebbe anche insistito sulla necessità una transizione politica per mettere fine alle ostilità in Siria. Come dire: Assad deve uscire di scena.

(Bbc, The Guardian, Ansa, La Stampa)

Omicidio Alexander Litvinenko
EPA/MAXIM SHIPENKOV /
Il presidente russo Vladimir Putin

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