Secca replica della Turchia alle accuse russe di voler invadere la Siria
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Secca replica della Turchia alle accuse russe di voler invadere la Siria

Il governo di Ankara bolla il tutto come "propaganda", mentre il premier Davutoglu parla di crisi umanitaria scatenata da Mosca con i bombardamenti

Secca risposta del governo di Ankara alla notizia diffusa da fonti ufficiali russe, con riferimento anche a "inconfutabili prove video", secondo la quale la Turchia si starebbe preparando all'invasione della Siria: l'indiscrezione è stata infatti bollata come un "atto di propaganda da parte di Mosca" da parte dell'ufficio stampa del ministro della Difesa Ismet Yilmaz, mentre dagli uffici del presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan l'unico commento è stato che "il presidente e il suo entourage si trovano attualmente in Sudamerica", a sottolineare come sarebbe comunque impensabile qualsiasi azione militare in questo momento.

La contro-accusa di Ankara

Ad attaccare Mosca è invece stato il premier turco Ahmet Davutoglu nel corso della "Conferenza a favore della Siria e della regione" svoltasi oggi a Londra, presenti anche il segretario generale dell'Onu Ban ki Moon e la cancelliera tedesca Angela Merkel: "Già 10 mila profughi turcomanni sono entrati in Turchia a Yayiladagi e Kilis, nella provincia dell'Hatay", ha affermato Davutoglu per sottolineare come i bombardamenti russi nella regione turcomanna di Bayirbucak stiano creando una nuova crisi umanitaria.

Un'emergenza che, sempre secondo il primo ministro turco, potrebbe presto riguardare tantissimi altri siriani residenti nella provincia di Aleppo: "Sono circa 10 mila i siriani ora al confine, altri 60-70 mila i profughi che da Aleppo sono in marcia verso la Turchia e presto potrebbero essere più di 100 mila. E' questa la conseguenza delle azioni sconsiderate che la Russia sta portando avanti in Siria". Dopo di che, riferendosi ai negoziati in corso a Ginevra, Davutoglu ha definito "un controsenso il fatto che il regime di Assad continui ad attaccare nella zona di Lazkiye e Aleppo mentre le parti si stanno parlando".


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Redazione