Perché Hamas e Al Fatah vogliono fare la pace
Thaer Ghanaim/PPO via Getty Images
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Perché Hamas e Al Fatah vogliono fare la pace

Dopo dieci anni di guerra interna, Abu Mazen e Khaled Meshal siglano a Mosca un patto per la formazione di un governo di unità nazionale

Dopo dieci anni di conflitto armato, culminato nel 2007 con la presa del potere manu militari da parte di Hamas a Gaza, le due principali organizzazioni politiche palestinesi hanno trovato un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale nei cosiddetti Territori occupati.

Per siglare il patto erano in corso da mesi contatti informali tra il leader di Al-Fatah Abu Mazen e il leader di Hamas Khaled Meshal, prima al Cairo dove i due capi palestinesi avevano siglato un preaccordo il 24 novembre scorso, poi a Beirut dove siedevano al tavolo anche i rappresentanti della Jihad islamica palestinese (la terza organizzazione più importante dei Territori, ndr), e nelle ultime settimane - per mettere a punto i dettagli del piano - a Mosca, capitale di uno Stato - la Russia -  che sta allargando ormai la sua area di influenza in tutta l'area, dalla Libia del generale Haftar alla Siria del presidente Assad, fino alla Palestina.

FATTORI GEOPOLITICI
L'accelerazione è stata resa possibile, secondo Al Fatah, anche dal nuovo contesto geopolitico. L'elezione di Donald Trump, promotore di un'agenda molto schiacciata sulle posizioni dei falchi israeliani,  la controversa Conferenza di pace di Parigi sul Medioriente e infine la risoluzione 2334 dell’Onu molto critica con il piano di costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme est e Nablus, hanno indotto Mahmoud Abbas a imprimere una svolta, lasciando da parte le antiche rivalità, e mettendosi subito al lavoro per la formazione dei ministeri.

L'obiettivo, condiviso anche da Hamas, è arrivare a nuove e libere elezioni nella West Bank e nella Striscia di Gaza, i due Territori (uno governato da Al Fatah e l'altro da Hamas) che compongono l'area su cui dovrebbe sorgere il futuro Stato palestinese.

FATTORE ISIS
A convincere i capi delle due principali organizzazioni palestinesi c'è anche, secondo gli analisti, la necessità di impedire la proliferazione dell'Isis e di formazioni di stampo islamista in Palestina e nel Snai egiziano, perora ancora minoritarie ma comunque molto minacciose per i precari equilibripolitici e sociali nei Territori. Quella in corso tra palestinesi e israeliani è infatti essenzialmente da sempre una guerra nazionale per la conquista o la difesa del territorio, non una generica crociata contro l'Occidente da cui dipende anche, in larga parte, grazie agli aiuti umanitari, il potere esercitato da Hamas e Al Fatah a Gaza e in Cisgiordania.

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