I gay americani alla guerra della vodka contro Putin
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I gay americani alla guerra della vodka contro Putin

Vogliono il boicottaggio dei prodotti russi e delle Olimpiadi invernali di Sochi per protestare contro le leggi draconiane contro gli omosessuali di Mosca

Lo slogan è accattivamente e rieccheggia quello di un famoso spot: No Martini, No Party. Ricordate? Sì, qui c'è di mezzo un altro liquore, ma non ci sono i visi sorridenti di una festa, e non c'è (ancora?) George Clooney alla porta; non si tratta di fare business, ma anzi di contrastarlo, di imperdirlo. Per una "giusta" causa. Per una questione di giustizia. Al grido di "No Equal Rights, No Vodka Nights" (Nessun diritto, nessuna notte piena di vodka), negli Stati Uniti è iniziata una battaglia contro le leggi contro gli omosessuali approvate dal governo russo.

L'idea di boicottare la vodka era venuta qualche settimana fa a Dan Savage, uno scrittore e attività, punto di riferimento del movimento gay. Un paio di locali di Chicago l'avevano subito adottata, togliendo dal banco le bottiglie e i cocktails a base del liquore russo. Poi, il loro esempio è stata seguito anche in altre città americane: New York, San Francisco, Miami, per, infine, sbarcare oltreoceano, in Europa e in Australia. La vodka è diventata in breve tempo l'oggetto simbolico, l'arma di questa guerra degli omosessuali americani contro Vladimir Putin. Tanto che un paio di giorni fa, un gruppo di attivisti si è ritrovato di fronte al consolato russo di New York per rovesciare sul marciapiede il contenuto di alcune bottiglie della bevanda Made in Russia.

Per ora, questo movimento di boicottaggio è allo stato embrionale e, secondo alcuni osservatori, difficilmente sarà in grado di produrre seri danni economici alla Russia. Ma, con tutta probabilità, potrà crearne dal punto di vista politico. La mobilitazione sembra essere destinata ad aumentare. Alimentata anche dalla stampa liberal. Nel week end è comparso sul New York Times un editoriale durissimo contro il presidente russo, accusato di "aver legittimato con una legge il sentimento anti omosessuale diffuso nella società russa; un pregiudizio fomentato dallo stesso Cremlino e dalla Chiesa Ortodossa". L'omosessualità era un reato in Unione Sovietica, e i gay venivano imprigonati o mandati dallo pschiatra. Solo nel 1993, è stata depenalizzata. Una condizione durata 20 anni.

Poi, all'inizio del mese, Vladimir Putin ha firmato una legge che impedisce l'adozione di bambini russi da parte di coppie gay e che ne vieta l'affidamento a coppie e a genitori singoli di paesi in cui sono legali i matrimoni o le unioni tra persone dello stesso sesso. Qualche settimana prima, aveva siglato un'altra normativa: concede alla polizia la facoltà di arrestare per 14 giorni turisti o stranieri, omosessuali dichiarati o apertamente a favore dei gay che si trovino sul territorio russo. Un modo per impedire non solo possibili, pubbliche effusioni (come stare mano nella mano) di una coppia gay, ma anche e soprattutto per vietare manifestazioni "politiche" come spesso diventa il Gay Pride, in particolare a Mosca.

Il New York Times ha posto poi l'accento su di un altro aspetto del problema. Nel febbraio del 2014 si terranno in Russia, a Sochi, le Olimpiadi Invernali. Con le nuove leggi, gli atleti gay, o chiunque decida di spezzare una lancia a favore dei diritti omosessuali, rischiano l 'arresto. Cosa farà il Comitato OlimpicoInternazionale? Cosa dirà il governo degli Stati Uniti, il cui capo - Barack Obama - si è così tanto speso per le cause gay, compreso la legalizzazione di matimoni omosessuali, ma che è stato molto tiepido e prudente nel commentare le nuove leggi russe?

Il Comitato Olimpico Russo ha assicurato che non ci saranmno incidenti e che gli atleti gay non verranno arrestati. Ma sarà proprio così? Il pattinatore neozelandese Blake Skjellerup ha già annunciato che indosserà una spilla con i colori dell'arcobaleno, il simbolo del movimento gay internazionale. Altri atleti faranno azioni simili. Non ci saranno ripercussioni? C'è chi arriva a dire che i Giochi Olimpici invernali dovrebbero essere boicottati. Così come, c'è chi chiede alle  star di Hollywood di evitare tourné di presentazione dei loro film in Russia nei prossimi mesi.

La guerra della Vodka è appena iniziata. E rischia di scorrerne a fiumi, di questo liquore,  prima che finisca.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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