Truppe di terra per la guerra di Obama contro l'Isis
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Truppe di terra per la guerra di Obama contro l'Isis

La Casa Bianca ha chiesto al Congresso l'autorizzazione per tre anni di azioni contro il Califfato

Barack Obama lascerà in eredità una guerra globale al terrorismo al suo successore. Finora era stata una previsione. Ora diventa una realtà con la richiesta di autorizzazione all'uso della forza contro l'Isis che la Casa Bianca ha inviato al Congresso.

La bozza è nelle mani dei legislatori che dovranno votarla nelle prossime settimane. Si conoscono i punti principali. La richiesta è valida per tre anni, quindi ben oltre il termine del secondo mandato di Obama, e prevede un esplicito divieto, voluto dalla stessa presidenza: non potranno esserci "offensive di terra di lunga durata".

L'utilizzo di truppe di terra
Questa frase, volutamente ambigua, lascia lo spazio a diverse interpretazioni. Significa che i soldati americani potranno essere utilizzati sul terreno, ma non per operazioni di settimane, mesi, anni? Obama ha voluto questa clausola per legare le mani al suo successore. Non vuole un'escalation che faccia tornare in massa le truppe americane in Iraq, proprio lui che era stato eletto per mettere fine alla guerra voluta da George W. Bush.

La sua contrarietà a impiegare anche piccoli gruppi di soldati in Iraq e in Siria è ben nota. Per questo ha litigato a lungo con i suoi generali. Ma, proprio a loro ha dovuto concedere qualche cosa. Senza le truppe speciali sul terreno, senza l'appoggio diretto dei marines americani i recenti successi della guerra contro l'Isis non sarebbero stati possibili.

Per questo, nella richiesta al Congresso è stata introdotta quella frase. Non esclude operazioni a terra, ma le limita nel tempo e, di conseguenza, anche nel numero di soldati da impiegare.

L'autorizzazione è stata inviata a Capitol Hill non a caso in questo momento. Entro un paio di settimane dovrebbe scattare la grande offensiva di terra dell'esercito iracheno per riconquistare Mosul, la seconda città del paese, caduta da alcuni mesi nelle mani dell'Isis.

L'offensiva su Mosul
In queste settimane, gli sforzi bellici della coalizione internazionale si sono concentrati su Raqqa, la roccaforte siriana dell'Isis, sulla difesa e la riconquista di Kobane, la città curda ai confini con la Turchia, e ora, dopo aver preparato il terreno con decine di raid aerei, si indirizzeranno verso Mosul.

I bombardamenti hanno avuto effetto. Metà della leadership del califfato è stata eliminata e almeno 6.000 guerriglieri sarebbero stati uccisi. L'offensiva per riconquistare la seconda città dell'Iraq dovrebbe partire al più tardi entro la fine di febbraio. Il generale Martin Dempsey, il capo di stato maggiore della forze armate Usa, aveva già chiesto che le truppe americane accompagnassero l'avanzata di quelle irachene in modo da rendere più efficace il coordinamento con l'aviazione statunitense impegnata nei raid.

Nessuna decisione ufficiale è stata mai presa, ma è probabile che la richiesta di autorizzazione all'uso della forza avanzata dalla Casa Bianca al Congresso sia stata fatta in questi termini proprio per far 'benedire' l'operazione anche dai parlamentari dei due schieramenti.

La guerra di Obama
La nuova autorizzazione va a prendere il posto di quella approvata da Capitol Hill nel 2002 e richiesta da Bush per l'attacco all'Iraq, e integra quella varata nel 2001 dopo gli attacchi alle Torri Gemelle che garantiva al presidente degli Usa tutti i poteri necessari per combattere a livello globale Al Qaeda e le organizzazioni affiliate.

Il testo presentato è volutamente ambiguo, proprio evitare bocciature da parte sia dei democratici liberal (contrari a dare al presidente, anche se si tratta di Obama, di poteri eccessivi nella condotta della guerra) sia da parte dei repubblicani più interventisti (critici nei confronti della Casa Bianca per le troppe titubanze nel conflitto contro l'Isis).

Comunque sia, dopo l'approvazone da parte di Capitol Hill, Obama avrà la sua guerra. E prevederà l'impiego di soldati americani sul terreno, in Iraq, dove già le forze speciali sono in azione. Per l'America non ritorno al futuro.



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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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