Susan Rice e i flop di Barack Obama
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Susan Rice e i flop di Barack Obama

Travolta dalle polemiche sull'attentato di Bengasi, l'ambasciatrice non sarà Segretario di Stato. Per il Presidente un brutto colpo

La rinuncia di Susan Rice alla poltrona di Hillary Clinton non è stata una buona notizia per il presidente. Come ha scritto la stessa diplomatica, per evitare un 'lungo, dirompente e politicamente faticoso'' confronto sulla sua conferma da parte del Senato (leggi, per evitare di stare sulla graticola per poi rischiare di essere bocciata ), la rappresentante statunitentese alle Nazioni Unite ha preferito farsi da parte.

Fatali sono state le prime dichiarazioni dopo l'attentato di Bengasi, quello in cui hanno perso la vita l'ambasciatore Stevens e altri tre funzionari americani. Susan Rice sposò la tesi che si trattava di una rivolta spontanea della popolazione indignata per il film ritenuto blasfesmo contro Maometto e non un attacco terroristico come, invece, divenne chiaro con il passare delle ore.

Da subito, i repubblicani hanno iniziato il fuoco di fila contro la Rice. Che è proseguito anche dopo le dichiarazioni di totale appoggio di Barack Obama. Anzi, il fatto che il presidente si fosse schierato a fianco della sua diplomatica ha alimentato le polemiche del GOP, invece che spegnerle. E questo perché, appare sempre più evidente dopo la rinuncia della Rice, il destino della diplomatica è strettamente collegato a quello dell'andamento delle trattative sul Fiscal Cliff. Obama ha accettato con rammarico la sua rinuncia, ma, in fondo, pensa di avere evitato un cruento scontro su di lei con i repubblicani al Congresso e ora crede di potersi giocare il passo indietro della Rice su tavolo di una possibile intesa su tasse e tagli con lo Speaker della Camera John Boehner.

In realtà, la rinuncia della sua prima scelta come successore di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato, indebolisce la posizione di Obama nel braccio di ferro con Boehner. L'averla appoggiata senza alcuna cautela è stato un errore da parte del presidente. E anche pensare che i repubblicani gli facciano sconti sul Fiscal Cliff perché hanno ottenuto la testa della Rice potrebbe essere il secondo sbaglio di valutazione che fa Obama.

I prossimi, decisivi incontri sul Fiscal Cliff ci diranno se Obama ha imparato a muoversi nelle difficili dinamiche, piene di trappole, di Washington oppure no. Nel suo primo mandato, non sono state poche le occasioni in cui la sua strategia ha fatto flop. Con gli stessi repubblicani, all'epoca delle trattative sul deficit. Per mesi, in quella occasione, Obama fu latitante, poi decise di prendere in mano la pratica per giungere a un accordo che, in realtà, si dimostrò ben presto essere un vittoria per il GOP.

Errori politici, Obama ne ha fatti tanti nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca. Non solo quelli che gli hanno imputato i repubblicani nella recente (e per lui vittoriosa) campagna elettorale, ma anche quelli che gli sono stati addossati da coloro che lo ha appoggiato. A questo proposito, è utile ritirare fuori il cahier de doléance stilato dall'Huffington Post (testata molto vicina a Obama) poco prima delle elezioni . Una lista di 14 (quattordici) errori (nelle politiche della Casa Bianca) che vanno (tra l'altro) dalla mancata riforma di Wall Street all'aumento delle diseguaglianze di reddito tra cittadini statunitensi tra il 2009 e il 2010; dall'imposizione di costose polizze assicurative a milioni di cittadini (grazie alla Riforma Sanitaria) al fallimento del programma di aiuti per le abitazioni del suo governo.

In politica estera, invece, secondo molti, Obama ha compiuto diversi errori: dall'abbandono per diverso tempo della questione isreaelo-palestinese alla deficitaria (per gli interessi americani) presenza statunitense nei paesi coinvolti nella Primavera Araba; da una politica troppo prudente nei confronti di Pechino a un atteggiamento altalenante con la Russia di Putin.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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