La morte al volante del veterano
News

La morte al volante del veterano

Negli Usa è sempre più alto il tasso di mortalità in incidenti stradali dei soldati che hanno partecipato alle guerre in Iraq e Afghanistan

Todd Nelson era in forza a un battaglione logistico quando quella mattina dell'agosto del 2007 guidava la sua Toyota Land Cruiser per le strade di Kabul. Addestrato a muoversi con rapidità nel traffico cittadino non poté evitare di essere investito dall'esplosione di un'autobomba che era parcheggiata ai bordi della carreggiata. Perse l'uso dell'occhio destro, il suo torace e le sue gambe furono trafitte da decine di schegge, tanto che poi servirono 43 operazioni in anestesia generale per ricostruire quel 18% del suo corpo che era stato devastato dall'attentato.

Tornato a casa in Texas e guarito, Todd ha ripreso il volante. Ha guidato nelle strade di San Antonio come se fossero quelle di Kabul. Sorpassi azzardati pur di non avere macchine di fianco o davanti, limiti di velocità superati diverse volte, un atteggiamento sempre teso e mai rilassato, anzi, quasi aggressivo, perché per lui, guidare voleva dire pericolo. E doveva scappare. Tutto questo è durato diverse settimane fino a quando sua moglie è sbottata: "Todd, mi fai paura quando sei al volante, mi terrorizzi." Nelson è riuscito a trovare un'autodisciplina. Ha progressivamente perso le abitudini di guida che aveva in zona di combattimento ed è tornato a essere un normale pilota. Ma molti altri suoi colleghi, non ce l'hanno fatta a riscoprire la normalità. E sono rimasti coinvolti in incidenti stradali mortali.

Diverse ricerche ora indicano come sia alto il tasso di rischio per i soldati che hanno effettuato servizio in Iraq e in Afghanistan. Dopo aver lasciato l'esercito, i veterani delle due guerre hanno il 75% di probabilità in più rispetto a un civile di rimanere uccisi alla guida di un'autovettura. Sono loro a non rispettare i limiti di velocità, ad entrare nelle rotonde stradali senza badare alla precedenza, a sorpassare senza curarsi della segnaletica, a non mettere le cinture di sicurezza perché così devono impiegare meno tempo per lasciare il veicolo. Tutte abitudini che sulle strade  delle zone di guerra ti permettono di avere più possibilità di salvarti la vita, ma che a casa, invece, diventano motivi per perderla.

In realtà, secondo Bruce H. Jones, uno psicologo che si occupa dei veterani e che è stato intervistato dal Washington Post, l'alto tasso di mortalità dei soldati in incidenti stradali non è dato solo dalle abitudini "imparate"in guerra. Molti di loro sono affetti dalla Sindrome Post Traumatica da Stress, la "malattia" del soldato che torna a casa e non riesce a scordare quello che ha visto e vissuto al fronte. I sintomi sono ben noti e oscillano tra la più profonda depressione e la più forte aggressività. Molti di loro salgono in macchina dopo aver bevuto, hanno voglia di correre ad alta velocità, noncuranti delle conseguenze. Il 73% degli uomini che hanno servito a Kabul e Baghdad e il 43% delle donne hanno la possibilità di morire così su di un'autostrada americana. Erano le stesse percentuali che si registravano dopo la prima Guerra del Golfo, nel 1991. Poi, il fenomeno legato a quel conflitto, con l'andare del tempo è diminuito.

L'esercito ha distribuito un libretto ai veterani: "Post- Combat Driving: The American Roads". E'un vademecum per tornare a guidare con normalità, una volta rientrati a casa. Ma i dati sulla mortalità e le testimonianze dicono quanto sia difficile. Tra l'altro, molti di ex soldati sono presi da attacchi di panico mentre sono al volante. Fattore in più di insicurezza sulle strade.

Dopo il suicidio, gli incidenti stradali sono comunque la seconda causa di morte tra i soldati. Questa volta, i dati si riferiscono soltanto al personale ancora arruolato sia in Patria sia all'estero. Tra il 1999 e il 2001 sono morti sulla strada mentre erano al volante per ragioni di servizio o no, 4.423 soldati, più di quelli che gli Stati Uniti hanno perso durante l'intero conflitto in Iraq (4.409).

La guerra sembra seguire questi soldati sulle strade americane

I più letti

avatar-icon

Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

Read More