Agli americani non dispiace essere spiati, basta non saperlo
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Agli americani non dispiace essere spiati, basta non saperlo

Edward Snowden è un patriota o un traditore? Gli americani devono ancora deciderlo. Lo dicono i sondaggi sui controlli da parte del governo

Ma l'uomo la cui fuga attraverso i continenti è seguita da milioni di persone, quasi come una gara sportiva, o come se fosse una moderna riedizione della scommessa di Phileas Fogg, il protagonista del Giro del Mondo in 80 giorni (otto settimane in questo caso), è un eroe moderno, l'epico resistente all'epoca del Grande Fratello negli Usa, o è un semplice traditore della sua Patria? Una veloce visione dei sondaggi usciti sullo scandalo dei controlli telefonici rivelato da Edward Snowden ci dicono che gli americani non hanno ancora deciso, divisi come sono sulla dicotomia libertà o sicurezza. E, poi, forse il dato più significativo:l'11 settembre è stata una ferita che ha fatto cambiare il rapporto tra gli statunitensi e la privacy.

In principio fu la voglia di controllo...

Il sondaggio che ha fatto più scalpore è quello del Pew Reserach Center, pubblicato a metà giugno. Perché indicava una maggioranza di americani favorevoli all'intromissione del National Security Agency nelle vite degli altri pur di prevenire atti di terrorismo: il 62%. Dal 2002 l'stituto di ricerca fa periodici sondaggi sempre con questa domanda. Le percentuali di interpellati che sono d'accordo sono cambiate nel corso degli anni, ma non sono mai andati sotto la metà. Nel 2006 era il 65%, nel 2010 il 68%. Nel 2013, il dato è quindi in calo, ma rimane ben sopra il 50%. La Guerra al Terrorismo non è finita, ma un sempre maggiore numero di cittadini si sente (forse) più sicuro. In questo caso, a fare la differenza, rimane però la domanda.  Netta. Tra sicurezza e libertà, per ora, gli americani scelgono ancora la sicurezza.

Tanto che sempre la ricerca del Pew Reserach Center rivela forse il dato più clamoroso: il 56% degli interpellati è favorevole alle intercettazioni telefoniche senza mandato giudiziario. Nel 2006, era "solo" il 51%. Dietro questi numeri c'è forse l'elaborazione da parte del pubblico americano che sia meglio prevenire e non reprimere: giocare d'anticipo, sorvegliare per non essere colpiti di sorpresa, muoversi sottotraccia per evitare danni peggiori. E'la politica seguita da Barack Obama. Che, in questo caso, si trova in sintonia con il suo elettorato: il 64% dei democratici sentiti nel sondaggio hanno detto si alle intercettazioni, contro il 52% dei repubblicani.

Un sondaggio sotto accusa

Subito dopo la diffusione di questa ricerca, altri istituti hanno fornito sondaggi sulla questione con risultati diversi e opposti rispetto a quelli presentati dal Pew Research Center. Secondo Gallup, il 53% è contrario allo spionaggio da parte della National Security Agency; la Cbs ne ha presentato un altro in cui invece il 58% afferma che il governo non deve spiare attraverso i telefoni e internet. Rasmussen, infine, ne ha pubblicato uno in cui la percentuale sale al 59%. Ma chi ha ragione, il Pew Reserach Center o tutti gli altri?

Il sondaggio "incriminato" è stato fatto prima dello scoppio dello scandalo e diffuso dopo. Per questo, i detrattori dicono che non rispecchia il vero pensiero della maggioranza  degli americani. Cosa che invece, fanno gli altri, perché le domande proposte agli interpellati erano sul Datagate e non su di una generica opera di spionaggio da parte del governo su i suoi cittadini. Consapevoli dell'esistenza del Grande Fratello, avrebbero detto: non lo vogliamo.

In realtà, tutti questi dati sembrano indicare una certa confusione nel pubblico americano. Un altro esempio? Un sondaggio della Reuters/Ipsos su Edward Snowden. Il 23% ha detto che è un traditore, il 31% che è un patriota, il 41% (la maggioranza relativa) non ha subito dire cosa fosse. Non aveva, o non era riuscito a farsi un'opinione. Poca informazione? In questo caso, si direbbe che ci sia stata un'overdose di notizie su di lui e le sue imprese.

Spiati si, ma con discrezione, per favore

Ma allora perché i sondaggi sono così diversi tra di loro? Probabilmente ha ragione chi dice che quello del Pew Research Center colga meglio lo spirito dei tempi rispetto alla questione Libertà-Sicurezza negli Usa. Negli anni'70, dopo lo scoppio dello scandalo Watergate, la Commissione Church scoprì che per anni i telegrammi da e per gli Stati Uniti erano stati spiati. Era uno dei tanti programmi segreti che il governo attuava e che veniva scoperto dal Congresso. Da allora, il braccio legislativo ha chiesto sempre più controlli su quello esecutivo. Poi è arrivato l'11 settembre. Il rapporto tra privacy e sicurezza è cambiato ia causa della lotta contro Al Qaeda, e la prima è stata sempre più sacrificata nel nome della seconda. Che il governo avesse dei programmi di controllo e sorveglianza, l'opinione pubblica lo sapeva (abbastanza) bene. E non è mai stata contraria. Lo è - dicono i sondaggi - quando si conoscono i particolari di questi programmi, dai telefoni a internet.

Morale: agli americani non dispiace essere sorvegliati, l'importante è non sapere come vengono spiati.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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