Obama, trova una strategia!
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Obama, trova una strategia!

I commentatori si sono scatenati dopo la gaffe di Obama sulla mancanza di una strategia contro l'Isis. Tutta la sua politica estera è sotto accusa. Compresa l'Ucraina

Da alcuni giorni una frase di Barack Obama è diventata il simbolo delle difficoltà (se non dei fallimenti) della sua azione in politica estera. Quella gaffe durante la conferenza stampa di rientro a Washington, quelle parole:"Sull'Isis non abbiamo ancora una strategia", sono diventate argomento di discussione e di analisi dei commentatori su tutti i media americani.

La mancanza di strategia contro l'Isis

Il portavoce della Casa Bianca ha poi detto che il presidente intendeva dire che i militari non avevano ancora presentato alla Casa Bianca tutte le opzioni per sconfiggere i miliziani islamici, ma in realtà, tutti hanno letto quella frase come la candida ammissione del non sapere bene cosa fare in Medioriente. E, non solo. Le preuccupazioni su come Obama sta gestendo le crisi internazionali sta aumentando. Non solo tra gli analisti, ma anche tra gli uomini e le donne del suo partito. Il consenso del presidente sta affondando sulla politica estera.

Se il comandante in capo dice che non c'è ancora una strategia per sconfiggere l'Isis, il più grave pericolo per gli Usa da un decennio a questa parte, come hanno sottolineato le stessi fonti dell'amministrazione, come possono essere gli americani tranquilli?  Lo stesso ragionamento vale per l'Ucraina. Nella stessa conferenza stampa, Obama si è praticamente rifiutato di parlare di invasione russa dell'Ucraina. E'sembrato voler ridimensionare la portata dell'offensiva militare nelle regioni dell'est. C'è una logica in tutto questo: gettare acqua sul fuoco, evitare un'escalation, tentare di limitare il conflitto tra Kiev e Mosca alla media intensità su cui si è assestato.

La crisi ucraina

Ma questa ennesima prova di prudenza da parte di Obama per molti sui detrattori è il sintomo di una mancanza di energia e di strategia anche sull'Ucraina. Nel week end, molti esponenti del Congresso, soprattutto repubblicani si sono fatti sentire e hanno chiesto a Obma di rompere gli indugi e di inviare armi a Kiev per combattere i russi. "Non si tratta di un'offensiva dei filo russi, questa è una vera e propria invasione" -  hanno detto in numerose interviste - "Obama deve riconoscerlo e agire di conseguenza".

Ora che Vladimir Putin ha scoperto le carte (la nascita di uno stato filo russo nelle regioni orientali dell'Ucraina), Obama dovrà decidere cosa fare. E'vero che sulla questione ucraina, la sua amministrazione è stata molto più dura nei confronti del Cremlino di quanto lo sia stata  l'Europa, è vero che le sanzioni americani sono state più tempestive e più forti nei confronti di Mosca, ma è anche vero che a molti tutta la crisi iniziata mesi fa sia apparsa come il gioco del gatto con il topo, dove Putin recitava la parte del primo e l'Occidente (soprattutto Obama) quella del secondo.

Basterebbe ricordare quanto gli Usa siano rimasti sorpresi dall'annessione di fatto della Crimea da parte di Mosca per descrivere la capacità di reazione da parte di Washington.Ci sarà una Crimesa 2?

Un governo in ordine sparso

La preoccupazione per una mancanza di strategia (come ammesso da Obama) si somma a un altro fattore: sulla politica estera, l'amministrazione americana sembra andare in ordine sparso. Le dichiarazioni del Segretario di Stato John Kerry appaiono indicare una via diversa da quella che indicano le parole di Chuck Hagel, il Segretario alla Difesa. Lo stesso Obama non appare in sintonia. Un coro stonato. Questo fa risultare il governo americano ancora più debole, diviso, in preda alla confusione.

Quell'ammissione di Obama ne è la prova. Sull'Isis come sull'Ucraina, la parola d'ordine del Comandante in Capo sembra essere: tamponare la falla. Se è vero che gli americani, come dicono i sondaggi, non vogliono più essere i poliziotti del mondo, allo stesso tempo (come affermano sempre le rilevazioni d'opinione) hanno il timore di un'America troppo debole. Perché questo la espone a pericoli. Per questo motivo Obama deve trovare una strategia (diversa). Al più presto

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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