Immigrazione negli Usa: mura, droni e sanatoria
News

Immigrazione negli Usa: mura, droni e sanatoria

Braccio di ferro al Congresso sulla riforma che prevede milioni di regolarizzati ma anche nuove armi contro i clandestini

Nelle ultime elezioni, i politici americani si sono accorti che gli immigrati possono essere un importante serbatoio di voti. Barack Obama ha vinto grazie al voto delle minoranze (tra cui quelle etniche, oltre alle donne e ai giovani), mentre i repubblicani hanno conquistato questa consapevolezza loro malgrado, quando si sono resi conti che la maggior parte degli ispanici (gruppo su cui puntavano, destinato a crescere sempre di più in termini demografici nei prossimi anni), aveva preferito il loro avversario.

Come conquistare consenso

Da allora, il tema di una riforma dell'immigrazione è tornato all'ordine del giorno. Ed è diventata la priorità della politica interna del presidente. Con l'obiettivo di arrivare a una maxi sanatoria. Se riesce a mettere il suo timbro sulla nuova legge, Obama può garantire ai democratici la fedeltà elettorale dei futuri cittadini americani per i prossimi decenni.

I repubblicani sono invece divisi sul da farsi. Al Senato, alcuni di loro hanno votato per la legge approvata nello scorso giugno, ma poi alla Camera, il Grand Old Party ha bloccato tutto. Molti deputati repubblicani devono fare i conti con gli elettori dei loro distretti, assolutamente contrari alla maxi sanatoria, preoccupati che la regolarizzazione di milioni di persone sia il motivo per cui per altri milioni di immigrati tenteranno di entrare senza permessi negli Stati Uniti.

Il GOP sa che deve fare buon viso a cattivo gioco, ma non intende cedere su tutta la linea. Sa che il suo voto è decisivo per l'approvazione definitiva della legge. Per questo ha deciso di prendere tempo alla Camera dei Rappresentanti.

Una sanatoria per 11 milioni di persone

L'ultima grande riforma era stata fatta da Ronald Reagan nel 1986 con l'Immigration Reform and Control Act. Stabiliva sanzioni per chi assumeva immigrati clandestini, ma concedeva una sanatoria, dopo il pagamento di una multa pecunaria, a chi era entrato negli Usa prima del Primo Gennaio del 1982. In tutto furono circa 3 milioni le persone che beneficiarono di quella legge.

La riforma approvata nello scorso giugno al Senato sembra avere un approccio simile, ma i numeri sono molto più importanti. La legge stabilisce un percorso per regolarizzarsi e diventare (se si vuole) cittadini americani: gli undici milioni di immigrati presenti ora sul territorio statunitense (se la norma entrasse in vigore) nel giro di 13 anni diventerebbero altrettanti elettori. Si tratterebbe di una delle più importanti sanatorie nella storia degli Usa, un paese che è nato e si è sviluppato sull'immigrazione.

I droni e il muro sul confine con il Messico

Chi è dentro, sorriderebbe. Chi è fuori, invece, no. La riforma approvata al Senato prevede un giro di vite contro coloro che tentano di entrare clandestinamente negli Usa. "Avremo la frontiera più militarizzata della storia dopo la caduta del Muro di Berlino" - ha detto il senatore repubblicano John McCain. Il confine sotto i riflettori è quello con il Messico. Ogni anno, migliaia e migliaia di persone lo attraversano (o tentano di farlo) e ogni anno, decine di persone muoiono (quasi 2.500 nell'ultimi 22 anni).

La legge potenzia l'uso dei droni. Non solo - a quanto si è capito - per la sorveglianza dei più di 2.000 chilometri di frontiera, ma anche con la possibilità che vengano armati, per colpire le organizzazioni di passatori che gestiscono il traffico umano dei clandestini.

Inoltre, sono stati stanziati fondi per raddoppiare il numero di addetti alla sorveglianza del confine (saranno quasi 40.000), ma anche per costruire altre 800 chilometri di barriere, acquistare altri sei sistemi radar, 15 nuovi elicotteri Black Hawk e un'altra decina di velivoli. Tutti strumenti che serviranno a blindare la frontiera e che costeranno alle casse dello stato americano quasi cinque miliardi di dollari nei prossimi anni.

Un Grande Fratello per gli immigrati (irregolari)

In un paese (si è scoperto) dove le agenzie federali spiano i cittadini diventa abbastanza normale istituire un grande archivio elettronico di tutti i lavoratori americani. Si chiama E- Verify e tutti i datori di lavoro (dice la riforma approvata al Senato) nei prossimi quattro anni saranno obbligati a fornire alcuni dati rispetto ai lori dipendenti : nome e cognome, codice dell'assistenza sociale, e altri elementi d'identificazione, come gli estremi della patente di guida. Una sorta di Grande Fratello dell'occupazione legale, per evitare che si formino sacche di lavoro nero di immigranti irregolari.

Secondo la rivista Wired la legge darebbe la possibilità anche di creare un altro database, questa volta biometrico, che dovrebbe nascere dalla raccolta di dati sensibili per verificare la vera identità di una persona: misure biometriche, impronte digitali, fotografie. Una misura che servirebbe per gli immigrati, ma che - è evidente - potrebbe essere utilizzato per ogni cittadino adulto degli Stati Uniti.

Obama e le deportazioni

Sull'immigrazione, Barack Obama ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. La sua elezione nel 2008 vennne accompagnata da molte aspettative da parte dei gruppi etnici minoritari che poi furono deluse. Ora, invece, al secondo mandato, sembra aver rotto gli indugi. In realtà, la sua politica non è stata mai troppo morbida. Allo stato attuale, con quasi 2 milioni di clandestini espulsi in poco meno di cinque anni, Obama ha conquistato un record: è il presidente che ha allontanato il maggior numero di irregolari dal territorio americano, quasi mezzo milione all'anno.

Per questo, è stato criticato e contestato dalle organizzazioni per i diritti umani. Ma, lui, figlio di uno studente keniota che era andato negli States a studiare, ha voluto applicare la legge alla lettera per evitare di scoprire il fianco agli attacchi dei suoi avversari politici. Le espulsioni, quindi, continuano. E provocano separazioni tra le famiglie di immigrati che vivono negli Stait Uniti. Qualche mese fa, Obama aveva annunciato che avrebbe bloccato temporaneamente quelle riguardanti i ragazzi arrivati negli Usa da piccoli, che erano iscritti al college e che avevano la fedina penale pulita. Le altre, sarebbero proseguite.

Dall'altra parte, Barack Obama è stato il più accanito avversario della legge statale dell'Arizona che prevedeva l'arresto per il solo sospetto di essere un immigrato non regolare. La Corte Suprema ha poi bocciato in parte la normativa, ma rimarrà per molto tempo il ricordo del diverbio tra il presidente e la governatrice dell'Arizona Jan Brewer sulla pista dell'areoporto di Phoenix. Quella può essere l'immagine simbolo dello scontro sull'immigrazione tra democratici e repubblicani.

Reato di clandestinità e Ius Soli

Le legge dell'Arizona, di fatto, aveva introdotto sul territorio di quello stato il reato di clandestinità, prima che intervenisse la Corte Suprema. Questo reato, negli Stati Uniti non esiste. La legge prevede, invece, quello di ingresso illegale, per cui si può procedere all'espulsione anche molto tempo dopo essere entrati negli Usa. Così come si può essere espulsi perché si sono usati documenti di altre persone per passare la  frontiera oppure si è rimasti all'interno dei confini statunitensi dopo che erano scaduti i permessi di soggiorno.

Lo Ius Soli è invece uno dei cardini della politica dell'immigrazione americana. E'cittadino statunitense chi nasce sul territorio americano. E'una tradizione consolidata nel corso dei decenni. Negli ultimi anni, ha ripreso quota il dibattito sullo Ius Sanguinis, soprattutto in riferimento all'alto numero di bambini nati negli Usa e figli di immigrati irregolari. In diverse occasioni, queste famiglie rischiano di essere divise dal sistema di espulsione previsto dalla legge. I genitori, stranieri, costretti a ritornare al loro paese, e i figli, americani, che invece, avrebbero il diritto di rimanere.

I più letti

avatar-icon

Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

Read More