Atlanta: capitale del sesso
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Atlanta: capitale del sesso

E' il risultato di uno studio dell'Urban Institute sull'industria sommersa della prostituzione negli Stati Uniti. La più fiorente, anche rispetto a quella della droga e delle armi

Atlanta, 400.000 abitanti che diventano cinque milioni con l'intera area urbana. La più importante città della Georgia è la capitale del peccato degli Stati Uniti. La sua industria del sesso è più grande di quelle di altre tre altre città messe insieme: Seattle, Washington D.C. e Denver. Ammonta a 290 milioni di dollari all'anno. Che sommati ai 117 milioni di dollari provenienti dalla droga, ne fanno la metropoli del vizio più ricca nella speciale classifica dell'Urban Institute, un autorevole centro studi, che ha condotto una ricerca su queste economie sommerse per conto del governo degli Stati Uniti.

Sette le città coinvolte oltre ad Atlanta: Miami, Seattle, D.C., Dallas, San Diego, Denver e Kansas City. Dallo studio emergono non solo mappe e classifiche, ma anche una spaccato sociologico che si concentra sulle ragioni e le abitudini (economiche) dei lavoratori del sesso (protettori e prostitute), sulle reti sociali attorno a loro e sulle "curiosità" statistiche dell'industria del sesso, come la differenza dei prezzi delle prestazioni tra le varie città. si va dai cinque dollari a Dallas ai 1.000 per una escort d'alto bordo ad Atlanta.

Atlanta è la prima in classifica per il sesso mentre Dallas lo è per la droga e le armi, come evidenzia questo grafico del New York Times

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San Diego, invece, è la che ospita la più grande economia sommersa della droga

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Nel rapporto ci sono le testimonianze di 73 "operatori" dell'industria del sesso: tutti protettori, perseguiti e condannati dalla legge per sfruttamento della prostituzione. Dai loro racconti viene fuori che guadagnano dai 5.000 ai 32.833 dollari alla settimana. Queste persone smentiscono di aver usato la forza per costringere le loro protette a vendere il loro corpo. I metodi sono più raffinati e subdoli, puntano più sulla manipolazione psicologica che sulla violenza.

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La ricerca dell'Urban Institute spiega anche che attorno allo sfruttatore e alla prostituta esiste una vera e propria comunità che partecipa della loro attività. Spesso è composta da famigliari. Si tratta di genitori, fratelli o sorelle che fanno da autisti, segretarie, baby sitter per permettere all'impresa di procedere.  In realtà, sono spesso proprio queste figure parentali ad aver indotto la donna ( o l'uomo) a diventare un sex worker in giovane età.

Come ci dice questo grafico, la maggior parte di loro arriva ad esserlo attraverso l'ambiente sociale che frequenta, seguono poi i vicini di casa, i locali notturni frequentati, internet. Una sua dieci, inizia a prostituirsi a scuola.

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Accanto a loro c'è una serie di "complici" che garantiscono la sicurezza dell'impresa: manager d'albergo che offrono le loro strutture o poliziotti che chiudono un occhio di fronte ai numerosi centri massaggi che sono sorti anche negli Usa.

Ci sono sempre meno prostitute in strada e sempre di più si trovano via internet. Strumento che è utilizzato dai protettori per attrarre clienti da altre città o per studiare la possibilità di allargare la propria attività al di fuori dei confini della propria città. In tutto questo, spiega il rapporto, c'è un allarmante aumento della pornografia infantile sulla rete. Vittime sempre più giovani.

IL RAPPORTO DELL'URBAN INSTITUTE

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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