Obama e lo scontro sull'immigrazione
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Obama e lo scontro sull'immigrazione

Il Partito Repubblicano è all'attacco contro la decisione di Barack Obama di concedere una sanatoria per 800.000 giovani immigrati illegali negli Stati Uniti. E' contro la Costituzione, ha tuonato Alberto Gonzales, ex ministro della giustizia dell'amministrazione Bush. La mossa del presidente decisa per attirare il fondamentale voto dei Latinos

Quanto sia delicata la questione lo si è capito dal nervosismo espresso da Barack Obama durante la conferenza stampa. E' vero che è molto raro che un presidente sia interrotto da un cronista durante una sua dichiarazione ufficiale, ma è anche vero che, in questo caso la reazione non sia stata così cool come lo stesso Numero 44 ci ha abituato nel corso degli anni. Così, quando Neil Munro del Daily Caller ha provato a fargli una domanda mentre Obama comunicava ai giornalisti la sua decisione, lui ha risposto ha muso duro: non è il momento di porre questioni.

Solo un anno fa, il 25 luglio 2011, al gruppo di parlamentari ispanici che gli chiedevano di mettere fine alle deportazioni dei giovani immigrati illegali, Barack Obama rispondeva che non poteva perché aveva le mani legate dalla legge. "So che molte persone vorrebbero che bypassassi il Congresso, ma non posso farlo. Non è così che funziona il nostro sistema democratico". Dodici mesi dopo, il presidente ha, invece, rotto gli indugi e ha stabilito una sanatoria di massa per circa 800.000 giovani immigrati illegali negli Usa.

Cosa è successo nel giro di un anno? Niente, se non che il calendario è sempre più vicino alla data delle elezioni. E, per evitare di lasciare l'elettorato ispanico (fondamentale per la vittoria nelle presidenziali) nelle mani dei repubblicani, il presidente ha giocato la carta che finora si era rifiutato di mettere sul tavolo. La maxi sanatoria che aveva promesso quattro anni fa, non è arrivata. Ne è arrivata una più piccola, limitata, ma nonostante ciò, comunque significativa.

Barack Obama ha dovuto rincorrere su questo terreno il progetto di legge proposto da Marco Rubio, il senatore della Florida, astro nascente del Partito Repubblicano. Presentato qualche settimana fa, il provvedimento promette uno status legale, ma non la cittadinanza per quelli stessi giovani immigrati. La proposta della giovane star del GOP è in contrapposizione a quel Dream Act (una legge che prevede la concessione della cittadinanza agli irregolari cresciuti negli States) appoggiata nel suo iter parlamentare dal presidente, ma che i democratici non sono riusciti ( o non hanno voluto) approvare anche quando avevano la maggioranza in entrambi i rami del parlamento.

Delusa da Barack Obama, dalle sue mancate promesse, la potentissima lobby latina ha iniziato a guardare al Partito Repubblicano. Barack Obama ha voluto fermare una possibile trasmigrazione di voti con l'annuncio della fine delle espulsioni per i giovani immigrati che siano arrivati negli Stati Uniti prima di aver compiuto 16 anni e che abbiano meno di 30 anni. Questi ragazzi, devono aver vissuto negli Usa almeno 5 anni consecutivamente,ovviamente senza aver mai avuto problemi con la Polizia. Chi risponde a questi requisiti può chiedere un permesso di soggiorno di due anni, rinnovabile a vita. Non è proprio il Dream Act, ma qualche cosa che gli assomiglia.

La mossa elettorale ha suscitato la dura reazione del GOP. Alberto Gonzales, ex ministro della giustizia di George W. Bush ha detto che la decisione di Barack Obama è anti costituzionale; Rick Santorum l'ha definita una scelta arrogante. I repubblicani puntano al voto dei latinos. In alcuni Swing States potrebbero risultare decisivi. Mitt Romney lo sa bene. Per questo si presenterà con un volto dialogante all'annuale conferenza del National Association of Latino Elected. Così come sarà il massaggio che Barack Obama manderà per l'occasione.  

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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