L'uomo che uccise Osama Bin Laden è stato fregato
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L'uomo che uccise Osama Bin Laden è stato fregato

Dopo aver lasciato il servizio attivo, dice di sentirsi abbandonato dalla Marina, senza pensione, assistenza sanitaria e protezione

Quella notte, fu il secondo membro della Squadra Rossa a salire le scale del terzo piano e il primo a entrare nella stanza da letto della casa di Abbottabad. Fu lui a sparare in rapida sequenza i tre colpi che colpirono alla testa il leader di Al Qaeda. Non era certo lì per caso, ma fu lo sviluppo dell'azione, la dislocazione di compagni, la concatenazione degli eventi, a portarlo, alla fine, a essere l'uomo che ha ucciso Osama Bin Laden. Un anno e mezzo dopo, The Shooter, il Tiratore, come viene chiamato per non svelare la sua identità, concede una lunga intervista alla rivista Esquire.

Il giornalista che l'ha realizzata, Phil Bronstein - direttore del Center for Investigative Reporting - ha dovuto aspettare che l'uomo, dopo più di 16 anni di servizio nel corpo d'élite, lasciasse la Marina per poter raccontare la sua storia, raccolta in numerosi incontri, lunghe chiacchierate, interminabili telefonate che hanno portato i due a stringere un legame quasi d'amicizia, nel quale l'ormai ex Seals si è aperto al cronista. Tanto che il lungo articolo si apre con la descrizione di un barbecue nel cortile di casa di Bronstein, una festa a cui prende parte un piccolo gruppo di persone, amici e parenti dei due. E con il Tiratore che, conversando con gli altri, si chiede come riuscirà a pagare l'assistenza sanitaria per sua moglie e i figli.

Perché questo eroe nazionale, "il più bell'esempio di guerriero americano" come l'ha definito il vicepresidente Joe Biden, l'uomo che ha ucciso Osama Bin Laden è rimasto fregato, come spiega la copertina di Esquire. Date le dimissioni dalla Marina, si è sentito abbandonato: senza l'assicurazione di un'assistenza sanitaria pagata dalle forze armate - come accadeva quando era in servizio -; senza una pensione che gli permetta di fronteggiare ogni evenienza; e, infine, senza poter godere di un sistema di protezione per lui e la sua famiglia, perché quello che gli era stato proposto l'avrebbe costretto a lasciarsi tutto alle spalle, soprattutto i suoi cari, e ricominciare da capo in un'altra città sotto una nuova identità ("Mi avevano offerto di fare il camionista.") Una situazione che lo ha portato ad addestrare i suoi figli a nascondersi appena vedono qualche cosa di strano vicino a casa e sua moglie a vivere perennemente con un'arma da fuoco accanto a sé. "Grazie per tuti questi anni, fottiti. Questo è stato il commiato" racconta nell'intervista.

The Shooter entrò nei Seals a causa di una delusione sentimentale. Venne lasciato dalla fidanzata. "Al Qaeda è stata decapitata perchè quella donna spezzò il mio cuore" - dice scherzando a Phil Bronstein, nel lungo racconto fatto di rimandi, flash back, tra il passato più lontano, la notte di Abbottab e il futuro. La cronaca della preparazione e dell'attuazione del blitz contro Osama Bin Laden è avvincente e ricalca la trama di Thirty Dark Zero, il film di Kathryn Bigelow.

E offre, in più, informazioni intese e preziose, le sensazioni, le emozioni, i pensieri del Tiratore: l'ultima telefonata al padre prima di partire per la missione in Pakistan, le parole dette da George W. Bush dopo l'11 settembre ("Vigliacchi hanno attaccato la libertà, ma la libertà si difende") ripetute in mente, usate dal soldato come una sorta di mantra subito dopo essere sceso dall'elicottero nel cortile del compound di Bin Laden, la velocità dell'azione, l'irruzione dentro la stanza del capo di Al Qaeda, la sopresa di trovarsi di fronte un uomo più alto di quanto pensasse, la canna del fucile di precisione che viene puntata con un'angolazione superiore a quello che era stato fatto durante le decine di esercitazioni,  la più giovane moglie di Osama, davanti a lui, usata quasi come uno scudo umano dall'Emiro del Terrore, i colpi sparati e il ritorno alla base di Bagram, in Afghanistan, quando, con accanto il corpo del capo di Al Qaeda fa colazione e si rende conto dell'enormità del compito portato a termine.  

E' orgoglioso Il Tiratore per quello che ha fatto; è amaro nei commenti per come è stato trattato. Non ha voluto scrivere libri per evitare di dover svelare il suo nome; non ha tradito la richiesta della Marina di non parlare in prima persona della sua partecipazione al blitz in Pakistan. Il Seal è stato leale alla parola e al giuramento dato. Sapeva che non sarebbe stato celebrato pubblicamente come un eroe, certamente non si aspettava di rimanere senza pensione. L'uomo che ha ucciso Osama Bin laden è rimasto fregato.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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