Ora il 60% degli americani vive in Stati gay-friendly
Dopo la sentenza della Corte Suprema, la maggioranza degli statunitensi risiede dove sono riconosciute le unioni omosessuali
Per il movimento gay americano è un altro importante traguardo. La sentenza con cui la Corte Suprema ha rigettato i ricorsi di cinque stati che avevano messo al bando le unioni omosessuali (e quindi le ha rese legali in Indiana, Utah, Oklahoma, Virginia e Wisconsin) ha determinato (tra l'altro) un risultato in apparenza numerico, ma in realtà di grande valenza storico-sociale: ora la maggioranza dei cittadini americani (il 60%) vive in uno stato dove sono permessi i matrimoni gay.
Ma, l'onda lunga, iniziata un anno e mezzo fa con la prima, fondamentale sentenza della Corte (quella che definiva costituzionali le unioni tra persone delle stesso sesso), è destinata a proseguire: nel giro di qualche settimana altri sei stati che finora avevano fatto resistenza all'introduzione di leggi sulle unioni omosessuali dovranno (con tutta probabilità) adeguarsi ai dettami della corte di Washington. Sono il Colorado, Wyoming, West Virginia, North Carolina e South Carolina.
Quando questo accadrà, saranno in tutto trenta gli stati degli Usa (più il Discrit of Columbia) dove il matrimonio gay è legale. E, anche in quel caso, un altro traguardo sarà raggiunto. Con la prospettiva che il matrimonio omosessuale diventi un elemento irreversibile nella società americana.
Dalla lista rimangono fuori gli stati del profondo sud e alcuni del Midwest. Per gli attivisti gay, il prossimo bersaglio sono proprio questi. Evan Wolfson, presidente di Freedom to Marry, una delle più importanti associazioni per i diritti degli omosessuali, ha puntato il dito proprio contro questi stati. "La battaglia ora si sposta laddove non vengono ancora concesse le unioni gay" - ha detto dopo la sentenza della Corte Suprema.
Sarà una barriera difficile da sfondare. Gli stati conservatori hanno deciso di erigere una sorta di muro. E non è detto che possa cadere in un prossimo futuro. Ma, come tante altre storie americane, anche questa (è presentata dalle associazioni omosessuali) come uno storia di diritti (civili). Vedremo cosa deciderà di fare anche quel pezzo d'America