Le vittime della guerra dei droni di Barack Obama
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Le vittime della guerra dei droni di Barack Obama

Li chiamano "danni collaterali". E secondo le stime sarebbero tra 1.000 e 2.000. Sono i civili rimasti uccisi nei raid della Cia contro i terroristi

Con un eufemismo, da tempo vengono chiamati danni collaterali. Sono le vittime civili della lotta al terrorismo. La guerra dei droni di Barack Obama ne ha provocate a centinaia.

Più di 1000 vittime

La contabilità varia a seconda delle fonte. Un contenggio esatto non esiste perché l'amministrazione americana preferisce non fare trapelare informazioni sulla maggior parte dei raid che vengono effettuati.

Ma, secondo un calcolo approsimativo per difetto, negli ultimi sei anni sono almeno tra 1000 e 2000 le persone innocenti, uomini, donne e bambini, che sono rimaste uccise da un drone lanciato dalla Cia o dal Pentagono.

Si tratta di persone che erano accanto al terrorista da eliminare nel momento in cui il missile colpiva l'obiettivo (mogli, figli, o altri parenti); oppure, in alcuni casi, di civili che non avevano nulla a che fare con Al Qaeda, o qualsiasi altro gruppo armato in lotta contro gli Usa.

Nella guerra dei droni, spesso gli americani non sanno chi colpiscono. La tecnologia di cui dispongono non permette loro di avere la certezza al 100% di non sbagliare. E poi, nella maggior parte dei casi, le fonti d'intelligence sul terreno non sono sufficienti per evitare gli errori.

Viene usato il principio del ragionevole dubbio. Se si ha la quasi sicurezza di colpire il bersaglio prescelto, si agisce. Così, molto spesso, a morire sono persone che non dovrebbero morire.

Dopo aver compiuto questi errori, l'amministrazione statunitense si cela dietro una cortina di silenzio e riservatezza, Nel caso di Giovanni Lo Porto e di Warren Weinstein invece sono arrivate le scuse di Barack Obama. Ma solo perché c'erano di mezzo due ostaggi occidentali di cui uno americano. Nascondere l'errore sarebbe stato impossibile.

In più, questo era un caso considerato delicato anche per un altro motivo: l'obiettvo del raid era Ahmed Farouq, un cittadino statunitense, leader di Al Qaeda. Da tempo, le associazioni per i diritti civili degli Usa che protestano contro la pratica degli omicidi mirati, dicono che uccidere una persona con passaporto statunitense senza un regolare processo è illegale.

Moltiplicato il numero dei raid con droni

Barack Obama pensa invece che questo sia il mezzo più efficace per combattere il terrorismo. Con il suo arrivo alla Casa Bianca, sei anni fa, la guerra dei droni ha subito un fortissimo impulso.

Le ragioni sono semplici. Obama, che ha messo fine ai conflitti in Iraq e in Afghanistan, ha deciso di adottare questo metodo per evitare di subire la perdita di soldati americani.

Durante gli anni di Bush, gli americani mandavano piccoli gruppi di specialisti a catturare i presunti terroristi per poi rinchiuderli a Guantanamo o nelle prigioni segrete della Cia. Obama ha voltato pagina. I capi terroristi non vengono ricercati per essere presi, ma per essere eliminati.

Il numero dei blitz con i droni si è così moltiplicato. Nel corso degli anni i raid sono stati compiuti in Pakistan, Afghanistan, Somalia, Yemen e recentemente anche in Iraq, nella lotta contro l'Isis. I risultati sono stati considerati soddisfacenti.

Centinaia di capi di Al Qaeda e dei Talebani sono stati uccisi. La struttura di questi gruppi terroristi ha subito un danno irreparabile. E se la loro minaccia contro gli Usa è ora inferiore è indubbiamente merito dei blitz della Cia e del Pentagono. Un obiettivo raggiunto senza subire alcuna perdita.

A parte quella di centinaia di civili, vittime innocenti della "chirurgica" guerra dei droni.

Barack Obama

Mark Wilson/Getty Images
Il presidente americano Barack Obama

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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