La nuova tassa Obama
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La nuova tassa Obama

Con il voto della Camera, gli Stati Uniti evitano il Fiscal Cliff. Il partito repubblicano si divide: più della metà dei deputati vota contro l'accordo bipartisan che prevede un aumento del prelievo fiscale sui ceti più abbienti. Per un istituto di ricerca indipendente, con il nuovo anno, il 77% degli americani darà più soldi al fisco

Il nome del custode (dell'ortodossia repubblicana contro le tasse) è Eric Cantor. Il capogruppo alla Camera ha guidato la rivolta contro l'intesa bipartisan che Barack Obama e Joe Biden avevano trovato con i leader del Senato. Le divisioni dentro il Grand Old Party stavano facendo saltare l'accordo e solo alla 25° ora (il Fiscal Cliff - il taglio automatico di programmi federali e l'aumento delle tasse che avrebbe colpito in particolare il ceto medio - era già entrato in vigore il 31 gennaio, ma le misure approvate in seguito, sono retroattive), e al prezzo di una spaccatura dentro il Partito Repubblicano, anche il secondo ramo del parlamento ha dato il segnale verde al compromesso.

Eric Cantor ha guidato un pattuglia di 151 deputati repubblicani che hanno votato no (contro gli 85 che, invece, hanno dato il loro assenso, compreso lo Speaker, John Boehner). In effetti, la notizia sono proprio quest'ultimi. Era da due decenni, dai tempi di George H. Bush (Padre) che membri del GOP non votavano a favore di un aumento delle imposte. Segno dei tempi. L'effetto lungo d ella sconfitta di Mitt Romney si è fatto sentire in questa occasione. E Barack Obama è stato abile a sfruttare l'onda lunga della sua vittoria del 6 novembre per "costringere" in un angolo il partito repubblicano.

In realtà, il compromesso raggiunto sembra essere più che onorevole per i repubblicani. Le facilitazioni fiscali introdotte da George W. Bush (Figlio) per i redditi fino a 400.000 dollari (single) e 450.000 dollari (famiglie) rimangono. Obama voleva che le tasse fossero aumentate per coloro che guadagnano più di 250.000 dollari all'anno. Su questa richiesta, ha dovuto fare retromarcia. In cambio ha però ottenuto che l'aliquota fiscale per i più ricchi passasse in via permanente dall'attuale 35% al 39.6%. Questo significa che chi guadagna più di 450.000 dollari lordi, pagherà circa 70.000 dollari in più di tasse, mentre invece, chi ha entrate superiori al milione e mezzo di dollari darà al fisco quasi 200.000 dollari in più.

Non è la Warren Buffet Tax (dal nome del miliardario che ha proposto di alzare il prelievo fiscale ai più ricchi), ma è qualche cosa che si avvicina. Questo aumento delle tasse (più l'adeguamento di alcune singole imposte) dovrebbe portare nelle casse federali 600 miliardi di dollari in dieci anni. Obama l'ha voluto per difendere i portafogli della Middle Class, come ha detto in più occasion i. Ma secondo un istituto di ricerca indipendente, The Tax Policy Center, se si calcola il mancato intervento sulla PayRoll Tax, l'imposta sul monte salari, quest'anno, il 77% degli americani rischia di pagare di più in tasse al governo di Washington, nonostante l'intesa sul Fiscal Cliff abbia colpito solo i più abbienti.

L'accordo raggiunto fa rimanere in vita i sussidi alla disoccupazione che riguardano 2 milioni di persone. ma soprattutto rinvia al prossimo, futuro braccio di ferro sul debito, la delicata questione dei tagli. I repubblicani che hanno seguito Eric Cantor li volevano subito, automatici. Obama ha ottenuto di prendere ancora tempo. Un paio di mesi. Tra fine febbraio e inizio marzo, il Tesoro americano avrà raggiunto la soglia consentita dei 16mila miliardi di dollari di debito. Il Congresso dovrà decidere come intervenire, pena il default tecnico. Un film già visto. Un anno e mezzo fa, il lunga tira e molla tra Barack Obama e John Boehner diede vita a un compromesso che per il presidente ebbe il sapore di una sconfitta. Ora, la Casa Bianca mette le mani avanti e annuncia che non ci saranno mediazioni al ribasso.

Barack Obama vuole modellare i tagli alla spesa pubblica senza andare a colpire i programmi di assistenza sociale. Anche se, forse, potrebbe essere intenzionato a verificare quale siano gli sprechi che si intravvedono all'interno di alcuni segmenti del welfare, come il Medicare, il sistema di assicurazione sanitaria per gli anziani. Quel che pare certo ora è che il presidente cercherà un'intesa bipartisan. Non può fare altrimenti, visto che i numeri al Congresso dicono ancora repubblicano. Ma è evidente che, rispetto a 18 mesi fa, ora parte da una posizione di forza. Che intende sfruttare.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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