Una nonna alla Casa Bianca
Chelsea e Hillary Clinton annunciano la futura nascita del figlio/a di Chelsea (Getty Imagines/ Spencer Platt)
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Una nonna alla Casa Bianca

Chelsea Clinton annuncia di essere incinta. Hillary è felice e pensa alle implicazioni politiche dell'avere un nipote

Il circo dei media americano si è scatentato quando è arrivato l'annuncio. Con le debite proporzioni, negli Usa, la notizia che Chelsea Clinton aspetta un figlio/a, ha avuto più o meno lo stesso effetto che c'è stato a Londra quando la casa reale britannica ha annunciato la gravidanza di Kate Middlenton, la duchessa di Cambridge, la futura regina.

Non poteva essere altrimenti. Anche se non vivono a Buckingham Palace, i Clinton sono considerati la famiglia aristocratica per eccellenza della politica americana. E, se la dinastia prosegue, tutti ne sono felici. A parte i repubblicani.

Qui, però, i protocolli sono meno informali. Così, l'annuncio è stata dato dalla stessa Chelsea durante un'iniziativa alla quale partecipava anche la madre, Hillary.

 

Grandi sorrisi, grande felicità. Può essere altrimenti? Sposata dal 2010 con Marc Mezvinsky, rampollo di una famiglia con interessi imprenditoriali e nella politica, Chelsea dice che desidera vedere crescere suo figlio/a in un mondo reso migliore dalla leadership femminile.

La stessa battaglia che conduce la madre. Lo stesso slogan con cui Hillary punta alla Casa Bianca nel 2016. Era raggiante, quando Chelsea ha fatto l'annuncio. "Questo è il titolo che amo di più: nonna" - ha poi commentato. Ex First Lady, ex senatrice, ex segretario di stato e ora (potenzialmente) Grandmother in chief. Primo presidente degli Usa donna e nonna alla stesso tempo. Sarà proprio così?

La Famiglia Reale comunica la sua felicità. "Lo voleva da tempo. Credo che abbia più voglia di avere un nipote che diventare presidente". ha commentato (Re) BillClinton. "Io non vedo l'ora di diventare nonno".  Il bambino/a nascerà in autunno, quando Hillary dovrebbe fare l'annuncio ufficiale per la candidatura alla Casa Bianca. Non potrebbe esserci momento migliore per dare forza alla sua corsa verso Pennsylvania Avenue.

Già si sono scatenati i commenti sulla rete. Semplici cittadini, fans e supporter che scrivono a Hillary. Entusiasmo per il baby in arrivo e certezza per vittoria. "Vedremo le tue foto mentre giochi con tuo nipote nello Studio Ovale". Congratulazioni ai Clinton, ha detto a denti stretti uno degli strateghi della campagna elettorale dei repubblicani.

Hillary la Fredda procede nella sua opera di umanizzazione. Quella mancanza di empatia con gli elettori che le fece perdere le primarie nel 2008 a vantaggio di Barack Obama, con l'arrivo di un bambino da tenere sulle ginocchia e al quale cantare la ninna nanna, sarà definitivamente sparita. Sarà un poco come votare per avere la Regina Elisabetta alla Casa Bianca. Forte e rassicurante figura, capace di tenere insieme una famiglia e una nazione, nonostante  tutto.

Ma sarà proprio così? L'America che ha votato (e che poi è rimasta delusa) da Barack Obama, quella dei giovani che volevano il cambiamento, quella delle minoranze a cui importa poco, e anzi, sentono lontana, l'aristocratica storia delle Famiglia Clinton, avranno voglia di puntare su Hillary Clinton, donna che fa parte dell'establishment, al potere da ormai una trentina di anni?

Una presidente donna e nonna è una forte novità, ma, se eletta, Hillary avrà 69 anni  nel momento in cui (ri)entra alla Casa Bianca. Si tratta di riflettere non solo sull'esperienza, ma anche sulle energie, che può mettere in campo. Ci sono stati presidente più anziani, ma gli americani vorranno un personaggio la cui storia pubblica è iniziata nei lontani anni'90?

Sono tutte valutazioni che si stanno facendo anche all'interno dell'entourage della Clinton. Per ora, la macchina sembra in corsa, lanciata verso Washington. Tra qualche mese, lei scioglierà la riserva. L'arrivo del piccolo della figlia Chelsea, l'aiuterà a deciedere cosa è meglio per il futuro. Di tutti.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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