L'isola dei morti dimenticati alle porte di New York
La prigione abbandonata di Hart Island (Getty Imagines / Don Emmert)
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L'isola dei morti dimenticati alle porte di New York

Hart Island è il più grande cimitero degli Usa. Un milione di persone è stata seppellita in grandi fosse comuni. Melinda Hunt lotta per aprire quel luogo ai newyorchesi

Molti abitanti di New York non lo sanno, ma le viscere di quella piccola isola attaccata al Bronx ospitano un milione di anime, quasi tutte sconosciute. Sono arrivate via mare, dentro casse di legno povero, accatastate una sull'altra sulle imbarcazioni e i carri, per poi finire, allo stesso modo, impilate sotto terra, tre alla volta. In un sezione di terreno, ogni pila ha accanto a sé un'altra, e poi un'altra ancora, fino a comporre un esercito di 150 bare.

Quando, la formazione è composta, i detenuti del vicino penitenziaro di Rikers Island, utilizzati per l'ultimo viaggio e pagati 50 centesimi all'ora, la ricoprono e pongono sulla fossa comune una croce bianca. Quelle grandi sono per gli adulti. Quelle piccole per i bambini, o i feti morti. Sotto quest'ultime, le anime sono di più: 1000 alla volta, mille ogni croce.

La storia di Hart Island

Hart Island è il più grande cimitero pubblico del mondo. Ed è anche il meno accessibile. Per lo più, i morti sono sconosciuti, ma i pochi che qualcuno viene a reclamare sono difficili da rintracciare. Le fossi comuni sono sempre troppo affollate per poterle riaprire con facilità. Per questo rimangono chiuse. 

l'Isola apparteneva agli indiani, prima che arrivassero i coloni. Durante la guerra civile era stata una prigione per i confederati e un campo di addestramento per i nordisti. La municipalità di New York City la comprò nel 1868 dando 75.000 dollari al suo proprietario Edward Hunter. Le strutture che furono costruite vennero adottate per altri usi: sanatorio, ricovero per poveri, ancora prigione. La terra, no. La terra iniziò quasi da subito ad ospitare anime. Le prime furono quelle dei soldati che si trovavano nell'ospedale militare durante il conflitto tra Nord e Sud.

Poi, quando NewYork City la fece sua, decise che sarebbe stato l'ultimo ritrovo terreno di coloro che nessuno reclamava e di coloro che non si potevano permettere altra sepoltura.

Visto che c'era ancora la prigione, l'amministrazione venne affidata al Department of Correction. Per questo l'isola è stata chiusa a chiunque non facesse parte del sistema penitenziario. Le anime senza nome sono rimaste così lontane da tutti. Non solo quelle degli sconosciuti, ma anche le anime di chi aveva lasciato qualcuno, qualche parente o amico che sarebbe andato a piangere sulla sua tomba. Se ci fosse stata. Un sistema burocratico con molte pieghe e poca pietà non dava molto retta alle lacrime dei pochi che si presentavano a chiedere di poter andare sull'isola.

Le fosse comuni

Qualcuno l'ha chiamato il luogo più solitario della terra. Potrebbe essere così. Se si pensa al rapporto tra vivi e morti. In realtà, è un luogo molto affollato. Sono state migliaia e migliaia le bare seppellite a Hart Island. Le crude cifre dicono che la media è di 1.500 arrivi al mese. Significano più di 10.000 all'anno, 100.000 in dieci anni, 1.000.000 in un secolo. Un terzo di loro sarebbero bambini.

L'isola è stata accessibile solo a loro. Pochi gli sbarchi consentiti, nessuna possibilità di entrare dove ci sono le fosse comuni, al massimo si può arrivare a un gazebo posto vicino al pontile. Non si possono girare filmati e fare fotografie. Queste immagini rare, girate all'inizio degli anni'90 ci mostra uno degli arrivi delle anime sconosciute

 

Le scritte sulla bara dicono: sconosciuto, maschio, latino. Hart Island è il cimitero degli homeless; dei morti trovati per strada, alla cui identità non si riesce a risalire; degli immigrati che non avevano documenti addosso. La "vita" sull'isola è proseguita con lo stesso ritmo e le stesse abitudini per decenni e decenni. Poi, alla fine degli anni'90 è nata un'associazione Hart Island Project il cui scopo è quello di aprire quel cimitero ai newyorchesi. La sua animatrice si chiama Melinda Hunt. Si è mossa perchè ha visto il dolore di chi sapeva che un suo affetto era finito sull'isola e non poteva andare a portare un fiore, inginocchiarsi, pregare.

La battaglia per aprire le porte del cimitero

La sua battaglia ha portato a dei risultati. Nel 2012, la gestione è stata affidata al Dipartimento per i Parchi. Le maglie si sono allentate. Tanto che nel 2013, cinque persone hanno avuto il permesso di andare sull'isola.

 

Venerdì 14 marzo 2014, Elaine Joseph, è stata la prima a oltrepassare i cancelli di Hart Island. nel 1978, aveva perso sua figlia, nata prematura. Lei era ricoverata in reparto, quando l'infermiere le comunicò che il tentativo di salvare la piccola era fallito. "La seppelliamo a spese della città" - le dissero. "Ma io non ho firmato nulla" - rispose lei. "No, lei ha firmato". Di Tomika le erano rimaste solo le impronte dei piedi sul certificato di nascita. Per anni, Elaine cercò di dire una preghiera sulla sua tomba. Tomika era in una fossa comune. Alla fine riuscì a portarle dei fiori.

L'Hart Island Project vuole dare assistenza a persone come Elaine. Anche il New York Times si è occupato recentemente dell'isola. Molti dei cimiteri della città sono diventati delle attrazioni turistiche. Come lo sono i parchi che una volta erano dei cimiteri: Washington Square park, Madison Square Park, Bryant's park. Erano campi con fosse comuni. Ora sono luoghi di ritrovo. Se è successo lì perchè non può succedere altrove? Perchè allora anche Hart Island non dovrebbe seguire quell'esempio? Quella piccola isola accanto al Bronx smetterebbe così di essere il luogo più solitario della terra ai confini della città più animata del mondo.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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