L'Fbi a caccia di extraterrestri
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L'Fbi a caccia di extraterrestri

Il Bureau rivela cosa c'è dietro il telegramma del 1950 che parla dell'atterraggio di tre UFO

E'uno dei documenti più conosciuti, ma allo stesso tempo più misteriosi dell'Fbi. Dopo la sua pubblicazione sul sito ufficiale del Bureau è stato visto almeno un milione di volte in due anni. Dal 2011, chi voleva avere maggiori informazioni sugli UFO entrava nelle pagine web della polizia federale statunitense e leggeva quel telegramma mandato nel lontano 1950 a Edgard J.Hoover.

Ma nonostante il Guy Hottel Memo (dal nome dell'agente che lo inviò alla quartier generale di Washington) fosse un documento già così popolare, e la cui esistenza fosse stata resa pubblica alla fine degli anni'70, l'Fbi non aveva mai voluto dare una sua spiegazione al contenuto del messaggio. lasciando così' aperta la porta alle più varie congetture, rilanciate dall'interpretazione che numerosi media avevano fatto del telegramma.

Ora, quella spiegazione è arrivata. Il Federal Bureau of Investigation assicura che quel memo non è la prova dell'esistenza degli extraterrestri e che il suo contenuto non ha nulla a che vedere con il famoso incidente di Roswell, lo schianto nel 1947 di un pallone sonda dell'Air Force nei pressi della base aerea nel New Mexico, versione "ufficiale" delle autorità statunitensi, suffragata dal lavoro di una commissione d'inchiesta del Congresso, ma sempre negata dagli appassionati di UFO, secondo i quali, invece, a cadere fu un'astronave extraterrestre, con un equipaggio composto da alieni, i cui corpi  vennero nascosti dai militari statunitensi.

Il telegramma venne redatto da colui che era a capo dell'ufficio della capitale e inviato al Numero Uno del Bureau, E.J. Hoover, e riportava quello che un altro agente federale aveva saputo da una terza fonte, un membro dell'aeronautica militare degli Stati Uniti: "Tre oggetti volanti a forma di disco sono stati scoperti nel Nuovo Messico. I dischi volanti hanno un diametro di 15 metri circa e ognuno di loro ospita un tre alieni dalle sembianze umane, ma dall'altezza massima di un metro, e tutti sono vestiti con tute metalliche".

Il telegramma diceva poi che i tre oggetti volanti caduti a terra erano stati scoperti grazie al disturbo che avevano recato alle attività dei radar delle forze armate in quella zona. Il memo si concludeva con la laconica frase: "Non ci sono altre valutazioni di merito da parte del nostro agente".

Il sito dell'Fbi spiega che E.J. Hoover decise di non andare a fondo. Probabilmente, il fatto che il racconto arrivasse di terza mano gli fece ritenere che non ne valesse la pena. Quale mese dopo questo telegramma, la polizia federale smise di indagare sulle segnalazioni riguardanti gli UFO, iniziate tre anni prima, proprio per ordine di Hoover, dopo l'incidente di Roswell.

L'Hottel Memo ha comunque  sempre solleticato la curiosità del pubblico e dei media. Dopo la sua pubblicazione su sito dell'Fbi, giornali e televisioni hanno prodotto una serie di articoli, programmi e inchieste. Due anni dopo, il Bureau decide di dare una spiegazione ufficiale. Dice che il telegramma non è certo la prova dell'esistenza degli alieni, ma termina la comunicazione al pubblico con una frase che potrebbe essere il finale di una saga cinematografica: "Sorry, no smoking gun on UFO's. The mistery remains..." Ci dispiace, questa non è la prova certa per gli UFO, il mistero rimane.

Che è poi lo stesso concetto espresso dalla Casa Bianca qualche tempo fa quando ha risposto pubblicamente a una petizione di qualche migliaia di cittadini americani che volevano sapere se il governo americano avesse delle prove sull'esistenza degli alieni. "Non ne abbiamo, non abbiamo avuto notizie di contatti ravvicinati, non escludiamo che esistano nell'Universo altre forme di vite, ma riteniamo che la distanza tra le stelle sia tale che difficilmente ci potrebbero essere dei contatti". Insomma, stiamo cercando E.T. ma non l'abbiamo ancora incontrato. Con gli UFO, mai dire mai. Il mistero continua.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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