Un Papa americano: fermento Oltreoceano
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Un Papa americano: fermento Oltreoceano

I cardinali statunitensi alla prova del Conclave e delle aspettative dei cattolici negli Usa

Le Vie del Signore sono infinite, ma quella che dovrebbe portare un cardinale americano sul Soglio di Pietro forse non è ancora stata costruita. La previsione è di una delle più importanti figure della Chiesa statunitense, quel Donald Wuerl, arcivescovo di Washington D.C., che è stato nominato cardinale da Papa Benedetto XVI nel 2010. "Mai mettere limiti alla Divina Provvidenza - ha dichiarato l'alto prelato al New York Times - Ma, un pontefice proveniente dagli Stati Uniti corre il rischio di essere identificato prima con l'America e poi essere visto come il Successore di Pietro."

Se è lo Spirito Santo a guidare le scelte dei cardinali, è anche vero che in questo momento della storia della Chiesa, sono tanti gli elementi di valutazione di cui devono tenere conto coloro che entrano nella Cappella Sistina per il Conclave. E tra questi ci sono anche fattori di geopolitica, per cui un pontefice targato a Stelle e Strisce potrebbe essere un ostacolo al dialogo con il mondo islamico e - visto i rapporti difficili con la Russia - con quello ortodosso.

Forse la previsione di Donald Wuerl sarà profetica, ma è certo che per la prima volta nella storia dei Conclavi, ci sono cardinali americani tra i papabili. Segno della vitalità e della sempre maggiore importanza della Chiesa d'Oltreoceano, attiva ed energica, presente sulla scena sociale e politica, capace di passare attraverso lo scandalo della pedofilia senza perdere la fiducia dei propri fedeli. E non è un caso, quindi, che i due uomini simbolo di questa vague siano citati nell'elenco dei possibili successori di Joseph Ratzinger: l'arcivescovo di New York, Timothy M. Dolan e Sean P. O'Malley, l'arcivescovo cappuccino di Boston.

I riflettori sono puntati soprattutto sul primo, dato alla vigilia in possibile competizione con il super favorito Angelo Scola. 63 anni, nato in Missouri, Timothy M. Dolan, pur avendo trascorso molto anni a Roma prima come studente e poi come rettore del Pontificio Collegio Nord Americano, è uno dei cardinali meno "romanizzati". Anzi: il suo Dna così americano sembra essere l'elemento più forte d'appeal in un momento in cui la Chiesa Cattolica cerca nuove energie per rivitalizzarsi.

Rigoroso, quasi ortodosso sui valori morali, è stato dichiarato dal settimanale Time come uno dei 100 uomini più influenti al mondo nel 2012. Ospite alla convention repubblicana di Tampa nello scorso agosto (la sua presenza suscitò qualche polemica), Dolan è stato impegnato per mesi in una battaglia contro la Riforma Sanitaria di Barack Obama che impone a ospedali ed enti caritatevoli religiosi di fornire ai propri dipendenti una gamma di servizi sanitari che comprendono l'aborto e la contraccezione. "Qui c'è in gioco la libertà religiosa" - ha commentato con il suo linguaggio diretto, caratteristica che lo rendono così diverso da altri Principi della Chiesa, ma - appunto - così yankee.

"Chi pensa che io possa diventare papa ha fumato marijauna" - ha detto qualche giorno fa ai giornalisti che lo rincorrevano per avere delle dichiarazioni sul Conclave. Uno stile friendly che lo ha fatto accomunare da qualche commentatore a quello di un politico carismatico e di talento: si ricorda i nomi dei suoi interlocutori, è in grado di mantenere l'attenzione delle persone su di sè in una pubblica occasione, raramente sbaglia mossa. La gestualità è quella di colui che ha un feeling naturale con la folla: che sia il suo gregge in una occazione pastorale, o che siano i dipendenti e i viaggiatori dell'aeroporto di New York mentre sta per salire su di un volo, o la comunità ebraica che lo accoglie nella Sinagoga. Dolan è un uomo che potrebbe interpretare il ruolo di pontefice con tratti  (di comunicazione e mediatici) simili a quelli che furono di Karol Wojtyla.

L'altro papabile americano è invece il suo opposto: il cardinale Sean P. O'Malley, che ha assunto una forte statura all'interno della Chiesa statunitense grazie al modo in cui ha risolto lo scandalo degli abusi sessuali, vendendo i beni della diocesi per ripagare le vittime dei sacerdoti pedofili. Ritenuto umile e schivo, in queste sue caratteristiche - che sono considerati pregi - risiederebbero però anche i suoi limiti in un momento in cui la Chiesa avrebbe bisogno di un trascinatore.

E'quello che chiedono i cattolici americani. Per un recente sondaggio del Washington Post- ABC News Polls la maggioranza degli interpellati vorrebbe un Papa "più presente nelle notizie". Ma non solo. Lo vorrebbe più in sintonia, più "vicino" ai loro stili di vita. Una Chiesa più al passo con i tempi. Lo si capisce dal fatto che il 55 %degli intervistati vorrebbe che venisse tolto il divieto di sposarsi per i preti e che "solo" il 58% si oppone al sacerdozio femminile.

Se l'America sarà la Nuova Frontiera anche del cattolicesimo lo dirà il conclave. Comunque sia, mai come ora è importante e influente. E rischia di esserlo sempre di più in futuro.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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