Canada, la fabbrica dei terroristi
Getty Imagines / Andrew Burton
News

Canada, la fabbrica dei terroristi

È l'incubo più grande delle autorità giudiziarie: il lupo solitario, l'assassino fai da te che porta a termine un attentato. Come a Ottawa

Chi l'avrebbe mai detto che il calmo e sereno Canada sarebbe diventato una fabbrica di terroristi islamici?  L'attacco al Parlamento di Ottawa è stata una sorpresa per l'opinione pubblica, ma non forse per le autorità della sicurezza, che da tempo seguono il fenomeno dei terroristi fatti in casa. Negli ultimi mesi almeno 120 canadesi sono partiti per andare all'estero, dal Medioriente al Maghreb, dal Pakistan allo Yemen e alla Somalia, per dare il loro contributo alla jihad.

Non tutti sono andati a combattere. Ma questo è un particolare poco significativo. Tutti sono entrati nell'orbita dei gruppi islamici armati. E molti sono già tornati a casa, almeno una novantina di loro, molto più della metà della pattuglia espatriata. Potenzialmente delle bombe viventi. Persone pronte ad agire. Ma, sulle quali le autorità di polizia riuscirebbero, almeno sulla carta, ad avere un poco di controllo.

I terroristi fai da te

Accanto a loro, ci sono i lupi solitari, i terroristi fai-da-te. Sono il pericolo maggiore. Persone che hanno sposato la causa dell'islam radicale, che hanno contatti con la galassia fondamentalista attraverso internet e che agiscono da soli, magari seguendo l'impulso diretto di qualche cellule terroristica di cui non fanno parte in modo organico, più spesso, rapiti dalla propaganda jihadista in rete che invita a colpire l'Occidente e che li mette nelle condizioni di ideare un proprio piano criminale e di attuarlo in perfetta solitudine, come fanno appunto i lone wolf, i lupi solitari. L'esempio più importante lo abbiamo avuto con l'attentato alla maratona di Boston.

È questo il caso di Michael Zehaf-Bibeau, l'uomo che ha assaltato il Parlamento canadese? Sembra proprio di si. Trentadue anni, un padre libico, uomo d'affari, e un madre canadese, alto funzionario dell'ufficio per l'immigrazione del governo, Michael è il giovane che si vede ritratto nella fotografia che ha fatto il giro del mondo dopo la mancata strage. Lui, capelli e barba lunga, con un fucile in mano, mostrava così la sua adesione alla causa dell'Islam.

Chi era Michael Zehaf-Bibeau

Era ad Ottawa dal 2 ottobre e aveva chiesto il rinnovo del passaporto per andare all'estero. Libia, aveva detto ai funzionari del ministero. Siria, pensano ora gli inquirenti che stanno indagando sulla mancata strage. Benché non fosse nella lista dei circa 90 "viaggiatori" considerati a rischio, da tempo Michael aveva insospettito le autorità. Negli scorsi mesi un'analoga richiesta di rinnovo del passaporto era stata respinta. Quella conversione all'Islam radicale, quell'interesse a recarsi in paesi - Libia o Siria che fosse - dove si combatte, erano stato il motivo per cui il giovane non aveva avuto il documento per espatriare.

"Voleva andare a studiare l'Islam e l'arabo", racconta chi l'ha conosciuto di recente alla moschea di Vancouver. Forse per
seguire le orme del padre, Belgasem Zahef, che in Libia andò per combattere il regime di Gheddafi. Nonostante Michael avesse  lasciato sulla sua strada molti indizi, l'apparato di sicurezza canadese non li ha visti. Forse fermarlo prima non sarebbe stato impossibile.

La sua storia è molto simile a quella di altri attentatori solitari. L'analisi delle poche informazioni che ci sono su di lui ci dice che Michael aveva sulle sue spalle una storia di mancata realizzazione e (forse) anche di marginalità. Aveva piccoli precedenti penali per possesso di droga e per violenza. La conversione all'Islam, dieci anni fa, era stata dettata con tutta probabilità dalla necessità di trovare una sua identità personale. Poi l'abbraccio con le tesi più radicali della religione, i contatti via internet con i gruppi radicali. Un crescendo fino alla voglia di andare a combattere la jihad, l'impossiiblità di farlo perché bloccato senza passaporto e infine, la tentata strage al parlamento.

La storia di Martin Couture-Rouleau

Una storia parallela a quella di Martin Couture-Rouleau, l'altro lupo solitario entrato in azione in Canada. Tra lui e Michael non risultano contatti. Ma può anche essere che l'attentatore di Ottawa abbia deciso di agire dopo quello che aveva fatto Martin: investire e uccidere un poliziotto.


Il video dell'attentatore che fugge in auto

25 anni, Ahmad (come aveva deciso di chiamarsi) Couture-Rouleau si era convertito all'Islam nel 2013. Prima di allora era un normale e inquieto giovane canadese. Da allora i suoi contatti via internet con i gruppi radicali si erano moltiplicati. In luglio era stato fermato prima di salire su di un aereo che l'avrebbe portato in Turchia e poi in Siria. Il suo passaporto era stato ritirato e lui, si, faceva parte della lista dei 90 "viaggiatori" da tenere sotto controllo. Nonostante questo, Martin ha realizzato quello che appare un vero e proprio attentato.

Ora il Canada si chiede come sia possibile che il nemico sia cresciuto e sia diventato così forte in casa. Ottawa si è unita alla coalizione multinazionale che combatte l'Isis e ha mandato i suoi aerei da guerra per bombardare le postazioni jihdiste in Iraq e in Siria. La risposta è arrivata con gli attentati di due (apparenti) lupi solitari. Il governo conservatore è ora sotto accusa per non essere riuscito a evitarli. Martin Couture-Rouleau era nella lista dei 90, Michael Zehaf-Bibeau avrebbe dovuto esserci. Due lupi solitari votati all'Islam. Quanti ne nasceranno ancora nel freddo e una volta sereno Canada?

Il Canada e la paura

EPA/WARREN TODA
Ottawa, Canada: fiori sul luogo dove è stato ucciso il militare Nathan Cirillo

I più letti

avatar-icon

Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

Read More