Obama sfida il Congresso
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Obama sfida il Congresso

Con il Discorso sullo Stato dell'Unione inizia la campagna elettorale per il Medio Termine

La questione è tutta lì: riconquistare il Congresso. Barack Obama, un presidente che naviga in acque stagnanti, reduce da una serie di insuccessi (avvio zoppicante dell'Obamacare, clamorosa retromarcia sulla Siria, nessun seguito alla sua richiesta di un giro di vite sulle armi), inizia la campagna elettorale per il Medio Termine.

Lo fa con il Discorso sullo Stato dell'Unione, martedì sera. Le anticipazioni dicono che il discorso, l'appuntamento annuale durante il quale l'inquilino della Casa Bianca indica quale sarà la sua agenda di governo per i prossimi 12 mesi, avrà soprattutto un obiettivo: rimarcare la distanza tra il Congresso e gli americani.

Maggioranza ai democratici

Con la Camera in mano ai repubblicani e il Senato ostaggio del GOP, Barack Obama sa che non potrà fare nulla di significativo nei prossimi anni a meno che non cambino gli equilibri a Capitol Hill. Spera che il vento che soffia nella società americana, indirizzato verso il progressismo, soffi sulle vele dei candidati democratici, in modo da poter vincere le elezioni nel prossimo novembre. E, per alimentarlo, Obama cercherà di mettere in un angolo i repubblicani. 

Nel discorso annuncerà che intende utilizzare tutti i suoi poteri per dare il via ad alcuni provvedimenti a favore della middle class. Una vera e propria sfida. Lanciata più con furbizia che con forza.

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I suoi consiglieri hanno già fatto passare sui media l'idea che il 2014 sarà un anno all'insegna dell'azione per Obama e che pur di combattere la crescente ingiustizia sociale, il presidente bypasserà il Congresso.

In realtà, l'agenda di Obama sarà più modesta che ambiziosa, più improntata su piccole riforme che visionaria, ma avrà sicuramente un pregio: sarà in sintonia con quella che pensa la maggioranza degli americani, almeno così dicono i sondaggi.

L'agenda sociale

Con il Discorso sullo Stato dell'Unione, Obama spezzerà un'altra lancia per l'innalzamento della paga minima oraria, annuncerà nuovi investimenti federali nelle infrastrutture e un'espansione dell'educazione prima della scuola elementare. Dirà al Congresso che, anche se la sua approvazione, il governo alimenterà nuovi programmi a favore del ceto medio in settori come le pensioni e la formazione professionale.

In un momento in cui l'opinione pubblica statunitense ragiona sulle diseguaglianze sociali, sulla fine dell'American Dream, sull'aumento della povertà, Obama vuole mandare un messaggio molto chiaro all'elettorato indipendente, quello a cui mira: mandate a casa i repubblicani e il prossimo Congresso, di concerto con la Casa Bianca, farà le riforme economiche in vostro favore.

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Un recente sondaggio del Pew Research Center dimostra come democratici e indipendenti abbiano la stessa sensibilità sui temi economici e sociali, mentre i repubbicani sono isolati. Alla domanda "cosa può fare il governo contro la povertà",  il 67% dei democratici e il 56% degli indipendenti rispondono all'unisono: "molto", mentre la pensa così solo il 27% dei repubblicani.

Obama punterà su questo tasto per tentare di far uscire la sua presidenza dal pantano in cui si trova. Reduce da un 2013 molto negativo, in una continua caduta di consenso (un recente sondaggio ha stabilito che il presidente sia più bello che bravo), tenterà di sfruttare il Discorso sullo Stato dell'Unione per recuperare terreno. Sa che l'unica importante riforma che può fare con i repubblicani è quella sull'Immigrazione. Sul resto è bloccato. A meno che il Congresso non torni nella mani dei democratici. Per questo ora lo sfida.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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