Armi, le promesse mancate di Obama
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Armi, le promesse mancate di Obama

Il presidente si è recato a Newton per ricordare le vittime della strage e ha detto che non si è fatto abbastanza per evitare massacri come quello della Sandy Hook School. Un'ammissione: la Casa Bianca, nonostante le promesse, non ha mai preso alcun provvedimento.

La frase centrale del discorso di Barack Obama a Newton è composto da una domanda retorica e da un'ammissione sincera."Possiamo dire  di fare abbastanza per tenere i nostri figli al sicuro? Possiamo sostenere che  tutti insieme stiamo facendo quello che dobbiamo per garantire ai bambini? No”.

La secca risposta del presidente contempla anche la sua opera, ovvero quello che la Casa Bianca avrebbe potuto fare e non ha fatto, o non è riuscita a fare, in questi anni per il controllo delle armi in mano a privati cittadini. "Nessuna legge può eliminare il male dalla società, ma questa non può essere la scusa per l'inazione" - ha aggiunto Obama. Che ha promesso solennemente di intervenire:"Nelle prossime settimane userò tutti i poteri a mia disposizione per prevenire tragedia come queste".

Per la quarta volta in quattro anni, Obama ha dovuto "consolare" la nazione dopo un massacro. Era successo dopo Fort Hood ( la strage di 12 soldati compiuta dal maggiore Nidal Mailk Hasan sarebbe stata ispirata dall'Iman americano di Al Qaeda, Anwar Al Awalki, poi ucciso con un drone della Cia in Yemen), dopo il massacro di Tucson (in cui rimase gravemente ferita la deputata democratica Gabrielle Giffords) e, infine, dopo la la sparatoria di Aurora, in Colorado (l'uccisione di 12 persone alla prima del film su Batman, Il Ritorno).

Forse, questa volta, la promessa di Obama si realizzerà. I paladini del controllo della armi glielo chiedono a gran voce. Le associazioni per i diritti umani pensano che questo sia il momento propizio. "Per la prima volta in decenni, la società americana appare più avanti rispetto ai suoi politici. Lo abbiamo visto sulla questione dei matrimoni gay e dei diritti delle donne" - dice Jim Kessler, animatore di Third Way, un Think Tank progressista di Washington.

Sulla scorta di questo scenario - e sull'onda dell'emotività suscitata dalla strage di Newton - Barack Obama potrebbe decidere di tirare fuori dai cassetti quei progetti che aveva invece abbandonato per motivi elettorali , timoroso non tanto di andare contro la potenti lobby delle armi, la National Rifle Association - che annovera nelle sue fila ( tra gli altri)  anche il leader dei democratici al Senato, Harry Reid - ma quanto contro i sondaggi che indicano come quasi la metà degli degli americani siano in possesso di un'arma (il 47% secondo una rilevazione Gallup del 2011) e che solo un quarto (il 26%) sia favorevole al loro bando, mentre il 53% sarebbe favorevole al loro commercio.

Nell'ultima campagna elettorale del tema non si è neppure parlato. Se non fosse stato per il sindaco di New York Michael Bloomberg, non si sarebbe scritto neppure un rigo. Eppure nella precedente, nel 2008, il controllo della armi era stato uno dei cavalli di battaglia di Obama. Un anno dopo la sua elezione, il Brady Center to prevent gun violence stilò un rapporto in cui dimostrava come nessuna delle sue promesse fosse stata mantenuta: mettere al bando le armi d'assalto, aumentare le procedure di controllo sull'acquisto e sul trasporto personale di pistole e fucili, intensificare i controlli da parte dell'Fbi sui possessori d'armi, limitare se non addirittura impedire le fiere d'esposizione delle armi.

Tutti questi provvedimenti non sono mai stati presi. Neppure dopo la strage di Aurora, nella scorsa estate, Barack Obama si è mosso. Adesso, ottenuta la rielezione, il presidente può agire, se vuole. Dovrà impegnarsi in un braccio di ferro con il Congresso. Molto parlamentari  - specialmente degli stati del sud, dell'ovest e e anche del Midwest - sono sensibili alle ragioni di possessori di armi, ma è possibile che Obama tenti di forzare la mano, almeno sulla questione delle armi d'assalto.

Se questa volta il presidente dovesse intervenire, darebbe ragione alle migliaia di persone che in occasione delle sue due elezioni (2008 e 2012) sono corse nei negozi d'armi per acquistare pistole e fucili. Le rilevazioni dell'andamento del mercato delle armi hanno dimostrato come in concomitanza con le vittorie di Obama siano aumentate le vendite. Fenomeno causato, dicono gli esperti, dal fatto che c'era il timore che prima o poi un presidente come lui mettesse un bando al commercio di quel tipo di armi.

Cosa farà ora Obama? Limitare le vendita potrebbe non essere risolutivo per evitare tragedie come quelle di Newton. Si calcola che negli Stati Uniti girino almeno 300 milioni di armi tra fucile e pistole. Un arsenale difficilmente controllabile. Per molti, ogni legge, ora, sarebbe inefficace.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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