È Chicago la capitale degli omicidi da arma da fuoco
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È Chicago la capitale degli omicidi da arma da fuoco

Nella città natale del presidente i morti ammazzati si susseguono ormai quotidianamente. Scatenando un infuocato dibattito politicotra repubblicani e democratici

Un doloroso record. E un drammatico esempio da presentare davanti al paese nella causa per il controllo delle armi. Una serie di tragiche coincidenze che gira attorno a Barack Obama e a Chicago, la sua città. Due giovani vite stroncate dalla violenza delle pistole, nella metropoli amministrata dal sindaco Rahm Emanuel, ex braccio destro del presidente alla Casa Bianca. Che dopo i 500 omicidi dell'anno scorso, nel primo mese del 2013 ha già superato il nuovo luttuoso traguardo di più di un morto al giorno.

Janay Mcfarlane è stata uccisa domenica sera nella zona nord di Chicago con un proiettile alla testa. Madre di un bambina di tre mesi, era in vista da parenti e amici. Il colpo - sparato da una delle due persone fermate -, secondo la polizia, era destinato proprio a un conoscente della donna. Qualche ora prima, la sorella quattordicenne di Janay Mcfarlane era a pochi metri da Barack Obama, alle sue spalle, sul palco della Hyde Park Career Academy, mentre il presidente parlava a un gruppo di giovani della necessità di approvare in fretta una stretta sulle armi.

Durante il discorso, Obama aveva reso omaggio alla memoria di Hadiya Pendleton, la ragazza di 15 anni, diventata un simbolo della battaglia per il controllo delle armi, dopo essere stata uccisa (per sbaglio) da una gang in un parco cittadino qualche giorno dopo aver partecipato come majorette alla parata del Giorno dell'Inaugurazione a Washington. Ai suoi funeralu aveva partecipato anche Michelle Obama.

Due giovani vittime della violenza della metropoli, entrambe (in)direttamente coinvolte in eventi di cui il presidente era protagonista. Una coincidenza che è spiegabile con le statistiche degli omicidi nella terza città più popolosa degli Stati Uniti. Chicago, con le sue leggi restrittive sul porto d'armi, è diventato un caso nazionale, grazie al suo alto numero di assassini.

Secondo i fautori della stretta sulle armi, la situazione che si è creata a Chicagoland spiega con assoluta chiarezza perché sia necessario varare dei provvedimenti più duri per il loro controllo. Comprare un'arma non è facile - il sindaco Rahm Emanuel ha voluto leggi che impongono il registro delle impronte digitali peri proprietari (anche di semplici pistole)  -  ma farla entrare in città è un gioco da ragazzi. Nel corso degli ultimi due anni, la polizia ha sequestrato decine di automatiche e di fucili che provenivano da fuori, acquistate legalmente o no. Chi vuole maggiori controlli a livello federale, li giustifica con questa paradossale situazione: la città con le leggi più draconiane è anche quella a maggior rischio.Emanuel vorrebbe il carcere per chi è trovato in possesso di una pistola senza autorizzazione, o per chi perde un'arma (o la vende) e non lo denuncia.

Chi, invece, ritiene che i controlli non servano, prende proprio questa città come esempio. Newt Gingrich, l'ex Speaker della Camera ed ex candidato alle primarie del GOP,  definisce Chicago "la capitale dell'omicidio degli Stati Uniti". O costruisci u n Muro di Berlino e metti dei posti di blocco per controllare se chi entra abbia armi con sé, oppure è inevitabile che le armi circolino. E se fai controlli solo su chi le acquista regolarmente, le armi andranno in mano solo ai criminali.

Su quale sia la migliore Dottrina Chigaco, il dibattito è aperto. Janay e Hadiya, come altre decine di persone, non potranno prendervi parte.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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