Dopo Chavez ad alta tensione per Obama
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Dopo Chavez ad alta tensione per Obama

Gli Usa vogliono aprire un nuovo capitolo con il Venezuela dopo la scomparsa del Caudillo. Ci riusciranno? La gallery e l'approfondimento

Barack Obama ha teso la mano. E spera che Nicolas Maduro, il delfino e il successore di Hugo Chavez, la stringa. I primi segnali per Washington però non sono positivi. Le accuse di complotto per la morte del Caudillo Rosso, l'espulsione dei due addetti dell'ambasciata statunitense a Caracas, non fanno bene sperare per il futuro. È possibile che la nuova leadership venezuelana decida di aumentare la tensione con gli Stati Uniti, con il "nemico esterno" che servirebbe agli eredi di Chavez a serrare i ranghi dopo la scomparsa del Lìder. "La accuse a Washington sono assurde" ha commentato un portavoce del Dipartimento di Stato.

La Casa Bianca punta su di un dopo Chavez che sia all'insegna della collaborazione. "Gli Stati Uniti confermano il loro appoggio al popolo venezuelano, ora che si apre un nuovo capitolo della sua storia" ha detto Obama subito dopo la notizia della morte del Caudillo. "Vogliamo avere un rapporto costruttivo con il nuovo governo di Caracas". Non sono parole di forma. Per Washington un rasserenamento delle relazioni con Caracas sarebbe importante e non solo nell'ottica del "Cortile di Casa". Permetterebbe di guardare con maggiore tranquillità alla possibile transizione di Cuba, eviterebbe possibili incomprensioni con paesi dalla forza emergente come il Brasile, toglierebbe una sponda politica internazionale all'Iran degli Ayatollah.

L'amministrazione Obama aveva cercato in passato di trovare un vero canale di comunicazione con Hugo Chavez, il leader che grazie al suo petrolio e alla sua influenza politica ha esercitato un ruolo così importante in Sud America. Ma, in realtà, quella normalizzazione di rapporti non è mai arrivata. La diffidenza (che spesso è sfociata in avversione) del Caudillo nei confronti anche della Washington di Obama non è mai venuta meno, in un continuo stop and go dei segnali di dialogo. Si è così passati dalla stretta di mano e ai sorrisi ai margini di un vertice delle Americhe  nel 2009, alla mancata approvazione dell'ambasciatore Larry Palmer da parte del governo Chavez nel 2010 a causa di dichiarazioni ritenute offensive da parte del diplomatico statunitense, al botta e risposta diretto e gelido tra il Caudillo e il Presidente Usa nel 2011 (Obama attacca Chavez per i rapporti con Iran e Cuba e lui gli risponde "Obama è un clown, è solo alla ricerca di voti.") per arrivare, infine, all'endorsement (non solo per gioco) che il presidente venezuelano ha riservato a Obama prima delle elezioni del 2012: "Tra lui e Mitt Romney non ci sono dubbi, voterei per Obama. e se lui fosse in Venezuela, voterebbe per me."

Con i repubblicani americani, Hugo Chavez non è mai stato tenero. Anzi, ha accusato l'amministrazione di George W. Bush di aver appoggiato nel 2002 il tentativo di colpo di stato del presidente della locale Confindustria Pedro Carmona. Accuse che poi il Caudillo Rosso ha spettacolarizzato con un paio di gesti compiuti in pubblico, come quando, salito sul podio dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per parlare poco dopo l'intervento dell'allora presidente statunitense, dice che quella sedia "puzza di zolfo", riferendosi al "diavolo" yankee, o come quando, invece, lo apostrofò con l'appellativo di "asino".

L'ascesa dell'influenza di Hugo Chavez in Sud America, la nascita di diversi governi di sinistra sull'onda della vittoria del Caudillo, nel primo decennio del 2000 corrispondono a una diminuzione del peso dell'America di Bush e un suo maggiore isolamento nel "Cortile di Casa", situazione provocata anche dal fatto che la politica estera e di sicurezza statunitense è tutta concentrata altrove: War on Terror, Afghanistan, Iraq. Per Hugo Chavez, gli Stati Uniti ultra liberisti di Bush - come dice - sono il Nemico Numero Uno. Non è un caso quindi che molti esponenti del Partito Repubblicano abbiano salutato la morte del Caudillo come lo scomparsa di un tiranno.

La vittoria di Obama alle elezioni del 2008 porta a un cambiamento di clima, ma senza grandi risultati, se non, al massimo, una maggiore distensione. Ora, la Casa Bianca chiede che la scomparsa di Hugo Chavez porti a una maggiore democrazia in Venezuela. "Gli Stati Uniti restano impegnati in politiche che promuovono i principi democratici, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani'' ha detto Obama.

Tra i Liberal statunitensi, Hugo Chavez ha avuto diversi sostenitori, anche piuttosto famosi. Oliver Stone, il regista di Hollywood, che ha girato un documentario sulla vita del Caudillo, ha detto che "se ne va un eroe". Sean Penn, invece, ha affermato che "gli Stati Uniti hanno perso un amico che non sapevano di avere." Barack Obama cercherà di evitare che il Nuovo Venezuela sia simile alla Vecchia Cuba di Castro.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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