Afghanistan: Obama rischia di perdere tutto
Barack Obama e Hamid Karzai (Ansa/ Jim Lo Scalzo)
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Afghanistan: Obama rischia di perdere tutto

Hamid Karzai non firma l'accordo di sicurezza con gli Usa. La Casa Bianca minaccia di ritirare tutte le truppe. Risultato? Tornano i Talebani

Li hanno fatti salire su di un pullman. Ridevano e scherzavano, uscendo dalla prigione della base aerea statunitense di Bagram. Sono tornati sulle montagne e riprenderanno le armi. Contro gli americani. La liberazione di 65 talebani voluta a tutti i costi dalle autorità afghane nonostante l'assoluta contrarietà dei militari Usa è solo l'ultima mossa di un gioco a scacchi che rischia di riportare l'Afghanistan a una situazione non certo uguale, ma per certi versi molto simile a quella di dieci anni fa: un paese diviso, i talebani forti, il Pakistan in grado di esercitare una forte influenza a Kabul.

Karzai non firma il patto con Obama

Molto, se non tutto si gioca nelle prossime settimane. Nel 2011, Barack Obama aveva deciso una data per il ritiro delle truppe americane. la fine del 2014. Poi, ha negoziato un accordo per la sicurezza bilaterale che prevede la permanenza in Afghanistan per almeno altri dieci anni di 10.000 soldati americani, più un certo numero impiegato per l'addestramento dell'esercito afghano, oltre che allo stanziamento di milioni di dollari in aiuti economici. Washington aveva chiesto al presidente afghano Hamid Karzai di firmarlo entro la fine del 2013 per permettere all'esercito statunitense di organizzarsi per il ritiro della maggior parte del contingente e per garantire la sicurezza dei militari che sarebbero restati.

La questione è che Hamid Karzai finora si è rifiutato di siglare l'intesa. Nonostante il parere favorevole della Loya Jirga, l'assemblea dei rappresentanti e delle personalità afghane; nonostante il segnale verde arrivato dalla Cina, dalla Russia, dall'Arabia Saudita (che preferiscono avere un presenza militare occidentale in grado di stabilizzare il paese piuttosto che vederlo rimpiombare nel caos), Karzai ha respinto le pressioni americane per prendere la penna e mettere la sua firma sull'accordo.

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Anzi. Nel corso degli ultimi mesi, durante il braccio di ferro sull'Accordo sulla Sicurezza Bilaterale, i già pessimi rapporti con la Casa Bianca si sono ulteriormente deteriorati. Da sempre Karzai accusa l'attuale presidente di aver giocato contro di lui. E, a ragione. La sua figura ambigua non è mai piaciuta a Obama. Il risultato è stato un crescendo di toni anti americani da parte di Karzai, con ripetute denunce rispetto alle vittime civili dei bombardamenti americani, al trattamento dei soldati americani nei confronto della popolazione afghana, fino ad arrivare alla decisione di far liberare a tutti i costi i 65 talebani prigionieri a Bagram.

Gli americani prospettano il ritiro completo dal paese

Per mettere la mia firma sull'accordo, ha ripetuto in questi mesi Karzai, gli americani devono accettare le mie condizioni, e in particolare una: smetterla di comportarsi come se fossero i padroni del paese e aprire negoziati ufficiali di pace con i talebani. Washington, in realtà, avrebbe provato a sondare il terreno, ma quando ha capito che seguire quella strada avrebbe voluto dire sedersi a un tavolo con il nemico mentre le sue truppe erano già sulla strada di casa, o avrebbe voluto negoziare con il nemico la presenza dei 10.000, ha preferito fermare ogni possibile iniziativa. Ritiro si, ritirata no.

La Casa Bianca ha dunque continuato a fare pressioni su Karzai. Inutilmente. Alla fine, ha fatto sapere che aspetterà l'elezione del nuovo presidente afghano in aprile per avere l'agognata firma. Sarà il successore di Karzai ad apporla. Il fatto è che se si va al ballottaggio e si attende la formazione del nuovo governo, è possibile che il nuovo presidente entri nel pieno delle funzioni solo all'inizio dell'estate.  E qui sorge un problema di timing. I militari americani dicono che sarà troppo tardi per garantire la sicurezza dei 10.000 destinati a rimanere. Obama ha quindi fatto predisporre i piani per il ritiro completo delle truppe. Via tutti i soldati dalla fine del 2014. Dopo 13 anni non ci saranno più militari occidentali in Afghanistan.

I motivi dietro il rifiuto di Karzai

Perché il presidente afghano si comporta così? Le chiavi di lettura erano diverse. Secondo alcuni, Karzai, a pochi mesi dalla fine del suo mandato ha deciso di non lasciare come eredità un accordo che permetta a un certo soldati occidentali di rimanere in quel paese; non vuole essere bollato come il leader che ha curato gli interessi delle nazioni straniere e non quelli degli afghani. Secondo altri pareri, invece, non è secondaria la sua avversione all'amministrazione Obama, la sua stizza per quelle che lui ha sempre considerato umiliazioni nei suoi confronti.

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In questa cornice, non ha sorpreso la notizia uscita qualche settimana fa secondo cui Hamid Karzai ha dato vita a trattative segrete - durate mesi - con i Talebani in vista del ritiro americano del 2014. In fondo è la mossa più logica. Lui, di etnia Pashtun, da cui provengono la maggior parte dei talebani, pensa al dopo nell'ottica di possibile intesa tra le parti e non di (ripresa) una guerra civile.

Cosa significa questa apertura?  Non è ancora del tutto chiaro. Se, cioè, Karzai lo ha fatto per tenersi buoni i talebani prima di firmare l'intesa con gli americani o perché, invece, pensa veramente a un futuro Afghanistan senza la presenza di militari stranieri. Lo diranno le prossime settimane. Come ci diranno cosa intende fare il Pakistan rispetto a Kabul.

Il ruolo del Pakistan e gli scenari futuri

Così come Karzai, anche il primo ministro pachistano, Nawaz Sharif ha un rapporto di odio-amore con Washington. Di necessaria dipendenza e di riluttante alleanza. In questi anni, nella lotta al terrorismo, il Pakistan è stato e continua a essere un partner poco convinto. I talebani sono nati grazie all'Isi, il potente servizio segreto di Islamabad, prima di diventare una forza autonoma, seppur con ancora importanti legami con l'apparato di sicurezza del Pakistan. Per quello che si è compreso, il governo di Sharif deve ancora decidere che tipo di atteggiamento assumere con Kabul dopo il ritiro americano. Se tentare di recuperare l'anticainfluenza oppure no. Certo è che se gli americani lasciassero del tutto il paese, per Islamabad, la tentazione sarebbe molto forte.

In questo caso lo scenario potrebbe anche essere quello di un Afghanistan più diviso che unito, i talebani di nuovo forti e Islamabad in grado di esercitare influenza sul vicino paese. Rispetto a dieci anni fa non ci sarebbe più Osama Bin Laden ed Al Qaeda. Un risultato molto importante. Ma se fosse così, se gli americani dovessero lasciare completamente l'Afghanistan, lasciandolo in questa condizione, non si potrebbe certo parlare di vittoria. Anzi.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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