La ritirata Usa dall'Afghanistan
Barack Obama (Getty Imagines/Saul Loeb)
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La ritirata Usa dall'Afghanistan

Barack Obama ha annunciato che i soldati americani lasceranno Kabul entro la fine del 2016. Ma la missione non è compiuta

Barack Obama mette fine alla Guerra più lunga degli Stati Uniti. Ma la missione non è compiuta. Il destino dell'Afghanistan è ancora una nebulosa: i talebani, seppur molto indeboliti, sono ancora vivi e vegeti e quando l'ultimo soldato americano avrà lasciato il paese avranno la possibilità di riorganizzarsi.

Così come potranno riprendere vigore le micro cellule di Al Qaeda, ora allo stremo dopo un decennio di conflitto ma mai eliminate del tutto, sopravvissute e ancora in grado di essere pericolose. La missione non è compiuta del tutto. E già i repubblicani criticano Obama. Annunciare il ritiro prima di aver finito il lavoro ha più il sapore della ritirata, della sconfitta piuttosto che della vittoria.

Le date del ritiro

Barack Obama ha annunciato il ritiro completo dell'ultimo soldato americano nel 2016. Alla fine di quest'anno partirà invece il grosso del contingente americano, come promesso da tempo dal presidente americano. Non tutti se ne andranno. Rimarranno nel paese 9.800 militari statunitensi. L'accordo con il governo di Kabul che prevede questa presenza non è stato ancora firmato, dopo che Hamid Karzai si è rifiutato di farlo, ma entrambi i suoi possibili successori – Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani – hanno promesso che lo faranno.

Metà di questi soldati ritorneranno a casa nei sei mesi successivi. L'altra invece presidierà Kabul e la base di Bagram fino al termine del 2015. Infine, nel 2016 , le ultime partenze. Rimarranno solo 1.000 soldati per addestrare le truppe afghane e per garantire la sicurezza dell'ambasciata americana a Kabul.

Le incognite

Questo ritiro scaglionato è stato concordato dalla Casa Bianca con i generali americani. Quest'ultimi volevano la garanzia che il disimpegno dall'Afghanistan voluto da Obama non si traducesse in una possibile fuga dal paese. Il presidente li ha accontentati solo a metà, come è nella sua natura, incline al compromesso ad ogni costo,anche quando non sarebbe necessario.

Obama pensa che attuare questo calendario sia un passaggio sufficiente per garantire la stabilità e la sicurezza dell'Afghanistan e del contingente americano. I suoi critici non la pensano così. Per loro, queste scadenze non solo danno una prospettiva futura al nemico, ma mettono in pericolo i soldati americani che rimarranno. Saranno di meno in una fase in cui i talebani, per dimostrare davanti al mondo di essere i veri vincitori della guerra, intensificheranno i loro attacchi.

Sarà in quel momento che il ritiro scaglionato apparirà una ritirata. L'America – che ha in parte dimenticato questa guerra – potrebbe rendersi conto allora di non averla vinta. “Abbiamo imparato che è più facile iniziare una guerra che finirla” - ha detto Barack Obama, annunciando il piano di disimpegno.

Lui aveva promesso all'epoca della sua elezione nel 2008 che avrebbe lasciato l'Afghanistan. Manterrà la parola alla vigilia della fine del suo secondo mandato. Ma il futuro di quel paese sarà un incognita. Per gli Usa lasciare Kabul senza che la missione sia stata completamente compiuta avrà il vago sapore della sconfitta.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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