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Nasce un governo di minoranza in Spagna

Il Psoe dà luce verde, dopo dieci mesi, al voto favorevole alla nascita di un esecutivo popolare. Per molti è un regalo a Podemos di Iglesias

Il Comitato federale del Psoe ha dato verde, dopo trecento giorni in cui la Spagna è rimasta di fatto senza governo, alla formazione di un esecutivo di minoranza capeggiato dal popularMariano Rajoy.

Tre  settimane dopo aver costretto alle dimissioni il segretario Pedro Sanchez, che era stato il capofila del No a un eventuale governo di unità nazionale con il Pp, il parlamentino del partito ha voluto evitare in questo modo le terze elezioni anticipate consecutive che avrebbero probabilmente consegnato al Paese l'ennesima situazione di stallo politico e punito pesantemente il Partito socialista, già spaccato al proprio interno tra l'anima dialoghista capeggiata dalla governatrice andalusa Susana Díaz e il fronte del No capitanato dall'ex segretario e dal riottoso Psc catalano

COME IL PD NEL 2013
Nonostante il voto di astensione, il Psoe promette comunque battaglia. E non intenderebbe, almeno a parole, dare carta bianca all'esecutivo conservatore, a cominciare dalla legge di bilancio che è considerata il primo scoglio politico del nuovo governo di minoranza. Il punto è quello che farà Podemos, vera spina nel fianco del Psoe. Un po' come il M5S in Italia, dopo le elezioni generali del 2013, anche il partito di Pablo Iglesias ha fatto di tutto - anche a livello locale - per costringere il Psoe e il Pp a un governo di unità, con l'obiettivo di cannibalizzare tutto l'elettorato di sinistra e accreditarsi così come unica forza di opposizione nazionale.

ESULTA PODEMOS
Attualmente il Psoe è governato da una reggenza in attesa del Congresso nazionale dei primi mesi del 2017 che dovrebbe incoronare il nuovo segretario. Nonostante la gestione collegiale, però, il Partito è spaccato, sia a livello territoriale che nazionale. Non sono pochi, anche al di fuori della ormai ex maggioranza sancheziana,  coloro che vedono il rischio di una scissione o al contrario una progressiva psokizzazione del partito, a tutto vantaggio degli ex arrabbiati di Podemos. Ma giunti a questo punto, con una leadership dimissionaria e un partito che avrebbe pagato un pesante dazio nelle eventuale terze elezioni anticipate, non rimaneva altra strada che quella di dare un sì tecnico in parlamento - così lo hanno definito - che consensentisse al Pp di cominciare a governare. Il rischio comunque è molto alto. Uno degli storici partiti della democrazia spagnola si trova in un binario morto.

RISCHIO SCISSIONE E GOVERNABILITA'
Non che Rajoy abbia davanti a sé una strada spianata. Un esecutivo di minoranza è, per definizione, appeso a un filo. Ci sono, in parlamento, alcune leggi come la riforma della scuola o la legge di bilancio sulle quali il Pp dovrà venire a patti, probabilmente al ribasso, con la sua (anomala) maggioranza. Ci sono pezzi del Psoe, come il PSC catalano, che hanno già fatto sapere che non seguiranno le indicazioni del comitato reggente e voteranno No all'esecutivo Rajoy. L'ipotesi che il Psoe non riesca a tenere unito il proprio gruppo parlamentare è un campanello d'allarme anche per il Pp. La verità però è che Rajoy è abituato a governare e sa fare politica. E qualora la responsabilità di una caduta del governo di minoranza dipendesse dal gruppo parlamentare del Psoe, passerebbe ugualmente all'incasso, essendosi dimostrato in questi mesi l'unico leader che ha cercato in qualche modo accordi con le altre forze politiche, per evitare uno stallo infinito.

Le consiltazioni di Felipe iniziano oggi. L'esecutivo Rajoy dovrebbe insediarsi questo fine settimana.





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