I medici della domenica
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I medici della domenica

La storia di un chirurgo famoso che opera gratuitamente le persone in difficoltà economica, ogni terza domenica del mese

E’ la terza domenica del mese e il dottor Andrew Moore esce dalla sua casa di Lexington, in Kentucky. Il dottor Moore è un rinomato chirurgo plastico. Invece di puntare al campo da golf, dirige la sua auto verso la clinica, dove opera regolarmente.

Indossa il camice e si prepara a una giornata piena di appuntamenti. Inizia con il tendine lacerato di un falegname, poi opera l’ernia di un impiegato, infine asporta un melanoma dal viso di una casalinga. Ognuno di questi pazienti gli ricorda il Giuramento di Ippocrate che ha prestato al momento della laurea e che recita, tra le altre: “Giuro di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica”.

Molti dei pazienti che il Dottor Moore assiste sono i cosiddetti "lavoratori poveri" che non dispongono dei requisiti necessari per accedere ai programmi di aiuto federali (Medicare e Medicaid), ma allo stesso tempo non possono permettersi l'assicurazione sanitaria privata. Fondamentali, negli Stati Uniti, per avere accesso a cure mediche.
Lui li opera tutti, gratuitamente, ogni terza domenica del mese.
Era il 1950 quando il dottor Andy Moore, padre, divenne il primo chirurgo plastico della città di Lexington. Un avvenimento rivoluzionario. Quel genere di chirurgia era agli albori ma, il dottore, usava le sue conoscenze per risolvere ogni genere di problema medico, non solo per rimodellare nasi e seni.

Dato che, la maggior parte dei pazienti, non poteva permettersi l’assicurazione sanitaria, in cambio riceveva qualsiasi forma di pagamento. C’era chi gli portava un pollo, chi un cesto di mele. Altri scambiavano dita suturate per mobili artigianali.
“Mio padre accettava tutto – racconta ora Moore – pur di permettere ai suoi pazienti di mantenere una certa dignità e lasciarsi curare.”

Cosi Moore jr, che ne ha ereditata la convinzione come pure l’amore per la medicina, assieme a due dei quattro fratelli inizia ad operare gratuitamente. “Quando cominciai la pratica, circa 30 anni fa, era relativamente facile, o almeno, meno contorto  offrire servizi gratuiti ai pazienti” – spiega.

Bastava fare una chiamata in ospedale e dire: “Ho questo paziente che intendo operare gratis e mi aspetto che anche le vostre spese vengano abbonate”. E non era un problema.” Ma, con il passare degli anni le cose si sono complicate. "È diventato più difficile identificare i pazienti che hanno bisogno di aiuto ed era ancora più difficile convincere altre persone a prestarlo gratuitamente".

Dopo un paio di tentativi di aprire dei “servizi ambulatoriali liberi”, falliti per sua stessa ammissione, a causa dell’inesperienza, Moore inizia a prestare servizio volontario a bordo in una “clinica mobile” e condivide il suo progetto con altri medici e infermieri. Con il loro aiuto ottiene un finanziamento di 135 mila dollari dal Catholic Health Initiatives. Nasce così, nel 2005 Surgery on Sunday , unico programma del suo genere, negli Stati Uniti. I pazienti segnalati da organizzazioni della Comunità vengono assistiti ed operati presso il Centro di chirurgia di Lexington in Harrodsburg Road, ma anche presso l’Ospedale Battista e il Saint Joseph, gratuitamente, ogni terza domenica del mese.

Il programma, soprannominato SOS, ha assistito ad oggi circa cinquemila malati, grazie ad un gruppo di ormai quattrocento volontari. Medici, infermieri, professionisti del settore socio sanitario, che donano il loro tempo e le loro competenze, per eseguire esami ed interventi chirurgici che vanno da colonscopie, alla rimozione di ernia e cataratta, per persone di tutte le età. E la lista di attesa conta almeno 500 pazienti che arrivano da diverse parti dell’America. “Curare queste persone significa non solo ridare loro la salute ma anche la speranza” – conclude Moore.

Speranza che ha anche il nome di donatori e fondazioni private, che coprono tutti i costi e le spese necessarie per aiutare chi, nonostante un lavoro, non può neppure permettersi di stare male. In America sono 46 milioni di persone.

E’ ormai sera quando il Dottor Moore lascia la clinica, accanto a lui cammina un uomo, i due si stringono la mano poi, in uno slancio forse inatteso, quest ultimo lo abbraccia. “Un melanoma maligno mi aveva sfigurato il volto – dice -  Non avevo più il naso, ero inguardabile, fortemente depresso. Il Dottor Moore non solo mi ha curato, ma mi ha ridato quello che più avevo perso: la gioia di vivere”.

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Valentina Martelli