L'Isis passa all'attacco anche in Libia
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L'Isis passa all'attacco anche in Libia

L'uccisione a freddo di tre guardie e infine l'irruzione nel più lussuoso hotel di Tripoli: dodici morti, tra cui cinque stranieri e i quattro terroristi del commando

Miliziani dello Stato Islamico hanno attaccato l’hotel Corinthia, albergo di lusso dove alloggiano abitualmente diplomatici stranieri situato a Tripoli, capitale della Libia. Il bilancio dell’offensiva è al momento di almeno otto persone uccise (tre guardie libiche e altri cinque stranieri, di cui probabilmente un cittadino americano), mentre non si hanno ancora notizie certe sul numero degli ostaggi presi dai terroristi. Stando alle ultime informazioni arrivate da Tripoli, i miliziani entrati in azione sarebbero stati tre o cinque. Asserragliati per ore al ventetresimo piano dell’hotel, si sarebbero fatti esplodere. Uno dei terroristi è stato invece arrestato dalle forze di sicurezza libiche.

 Prima di compiere l’irruzione, i terroristi hanno fatto esplodere un’autobomba nel parcheggio dell’hotel. Al momento della deflagrazione, la maggior parte delle persone presenti nell’albergo, compreso il personale, sono riuscite ad abbandonare la struttura.  L’attacco, scrive il libanese Daily Star, è stato rivendicato dalla «filiale» locale di Isis, il cosiddetto «Califfato di Derna», localizzato nell'omonima città che ai tempi di Gheddafi era considerata la roccaforte della resistenza islamista contro il colonnello. L’attacco sarebbe una vendetta per la morte in carcere negli Usa il 2 gennaio scorso di Abu Anas al-Libi, l’organizzatore degli attentati contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998, il primo attacco attribuito ad al Qaeda. 

 

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L’assalto all’hotel Corinthia non è casuale. Secondo fonti maltesi l’obiettivo dell’agguato era il premier del governo a maggioranza islamista di Tripoli Omar al Hassi, il quale è però riuscito a fuggire prima dell’irruzione. Altre fonti sostengono invece che l’attacco sarebbe stato effettuato per vendicare la morte di Abu Anas al-Libi, deceduto in un carcere negli Stati Uniti lo scorso 2 gennaio. Al Libi era accusato dell’organizzazione degli attentati contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998, in cui persero la vita 200 persone.

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