Libia, nessun intervento italiano senza l'Onu
News

Libia, nessun intervento italiano senza l'Onu

Renzi precisa: "Dobbiamo aspettare il consiglio di sicurezza. Questa è sempre stata la nostra posizione". Stessa linea per il Presidente Mattarella. Mano pesante dell'Egitto

Matteo Renzi ieri sera ha dato un deciso colpo di freno alle convulsioni interventiste italiane in Libia, anche dentro il suo governo.

"La visione del governo è una sola e tutti la condividono", ha azzardato il premier, invitando alla "saggezza" e avvertendo che sulla Libia "non si può passare dall'indifferenza all'isterismo".

Aspettiamo l'Onu
La proposta è "aspettare il Consiglio di sicurezza Onu".
A chi accusa il governo di aver cambiato radicalmente idea nel giro di 24 ore - Gentiloni si è preso l'appellativo di "ministro crociato" per aver annunciato un intervento rapido - Renzi dice che "nessuno ha mai pensato a bombardare da soli o a fughe in avanti. Siamo coerenti con la richiesta di un'iniziativa Onu visto che da un anno sottolineiamo la priorità libica a tutti i livelli".

- LEGGI ANCHE: Guerra in Libia, il grande errore dell'Italia

LEGGI ANCHE: Italia e Libia: storia in foto di un secolo di rapporti

La linea è la stessa del Presidente della Repubblica Mattarella, per il quale non servono accelerazioni ma prudenza, la stessa che consiglia l'intelligence italiana alla luce delle tre minacce in tre giorni, considerate attendibili, all'Italia.

La priorità del premier è solo una, spiegano ambienti di Palazzo Chigi: un intervento, prima di tutto politico e diplomatico, dell'Onu per uscire dall'impasse. L'Italia, spiegano le stesse fonti, è pronta a fare di più se l'Onu farà di più.
Una linea che Renzi riesce a interpretare come in continuità con le posizioni espresse dai ministri Paolo Gentiloni e Roberta Pinotti, che invece erano sembrati decisamente orientati verso l'intervento "urgente".

Oltre al dialogo con gli egiziani, che hanno centinaia di chilometri di confine con la Libia, il premier ritiene che vada cercato l'accordo all'Onu sia sugli sforzi dell'inviato sia sostenendo decisioni del consiglio di sicurezza.

"L'Onu - sostiene il premier - deve essere un changemaker in Libia e per questo l'Italia, l'unica che da un anno a questa parte ha tenuto l'ambasciata aperta a Tripoli, intensificherà la sua azione".

L'attacco egiziano
Renzi ha fatto sentire la sua voce mentre gli F-16 egiziani in coordinamento con i caccia libici martellavano le postazioni dell'Isis e di Ansar al Sharia a Derna e Sirte: il bilancio, secondo i militari libici fedeli al governo legittimo, costretto a riunirsi a Tobruk, è di almeno 64 combattenti uccisi.

Ma altri 35 egiziani sarebbero stati rapiti, e dopo la barbara uccisione dei 21 copti su una spiaggia libica si teme la loro sorte sia già segnata.

Il Cairo, assieme a Parigi, preme per una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu: il presidente Abdel Fattah al Sisi ha fatto della Libia una delle priorità del suo governo.

E già in estate ha elaborato un piano per la stabilizzazione del Paese, in concorso con i governi degli Stati confinanti, Algeria in testa.

Ma al Palazzo di Vetro, almeno per il momento, il progetto non ha ottenuto luce verde. La Francia tira le fila del negoziato, e una riunione urgente potrebbe tenersi già mercoledì. L'esito potrebbe essere quello della nascita di una coalizione specifica per la Libia.

La situazione è stata al centro di una lunga telefonata tra Sisi e Renzi, che hanno valutato i passi politico-diplomatici, "nel quadro del Consiglio di sicurezza Onu" per riportare pace e sicurezza nel Paese.

L'Onu chiede un governo di unità nazionale in Libia
In ambito diplomatico, l'Onu, per bocca dell'inviato speciale Bernardino Leon, è tornata a invitare le parti a formare "un governo di unita' nazionale". Leon chiede lo stop ai combattimenti e l'impegno contro l'espansione dei gruppi terroristici. "Con la determinazione e la perseveranza - ha detto - la Libia ha ancora la chance di sconfiggere la guerra e il terrorismo".

Il caos libico
È difficile comprendere se la via diplomatica abbia effettivamente una possibilità di riuscita.
I militari filo-governativi libici sembrano intenzionati a chiudere la partita non solo con l'Isis e Ansar al Sharia, ma anche con i miliziani dell'Operazione Alba (Fajr Libya), al potere de facto a Tripoli, e bollati dal Parlamento di Tobruk come "terroristi".

I miliziani, dal canto loro, hanno definito Sisi un "terrorista" e condannato i bombardamenti su Derna.

Al Thani ha spiegato che "il dialogo è l'unica strada per salvare la Libia" ma che "i colloqui devono partire dalla constatazione che il Parlamento è l'unica assemblea legittimata, questa è la nostra linea rossa".

E ha avvertito che "se il dialogo fallisce, c'è un'altra opzione, l'uso della forza militare". Una terminologia che sa più di ultimatum che di apertura ai rivali di Tripoli e che arriva proprio nel quarto anniversario dall'inizio della rivoluzione contro Muammar Gheddafi, il 17 febbraio 2011.

I più letti

avatar-icon

bbbbbbbbb