Libia: il premier Al Thinni sfuggito a un attentato
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Libia: il premier Al Thinni sfuggito a un attentato

Un gruppo di uomini armati tenta di fare irruzione nel parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale

Per Lookout news

Mentre a Bruxelles è stato definito il potenziamento della missione di ricerca e soccorso in mare Triton e si lavora per l’approvazione dei parametri di ricollocamento all’interno dell’UE dei migranti richiedenti asilo, sulla sponda nordafricana del Mediterraneo è il caos a regnare.

 Ieri, martedì 26 maggio, Abdullah Al Thinni, primo ministro del governo di Tobruk, l’esecutivo riconosciuto dalla comunità internazionale, è sfuggito a un attentato. Nel pomeriggio il premier è stato costretto ad abbandonare una seduta della Camera dei Rappresentanti a causa delle proteste all’esterno del Dar Al-Salam Hotel, attuale sede del parlamento di Tobruk. Decine di persone si erano riunite fuori dall’edificio per chiedere le dimissioni del premier e del suo governo. Nel momento in cui alcuni uomini armati hanno fatto irruzione nell’aula, Al Thinni è stato fatto evacuare. Poco dopo essere partita, l’auto su cui era a bordo è stata colpita da una pioggia di proiettili. Al Thinni è rimasto illeso, mentre una delle sue guardie del corpo è stata ferite (alcune fonti parlano di tre feriti).

 


Nel 2013 Ali Zeidan, predecessore di Al Thinni, era stato rapito da ex ribelli libici

“Era in corso una seduta della Camera dei Rappresentanti quando abbiamo sentito degli spari all’esterno – ha dichiarato il parlamentare di Tobruk, Faraj Abu Hashem -. I membri del governo e il premier hanno lasciato immediatamente l’aula, mentre gli uomini armati che hanno fatto irruzione sono stati fermati dalle forze di sicurezza”.

 Alcuni media hanno fornito una versione diversa di quanto accaduto, parlando di uno scontro acceso durante la seduta parlamentare tra Al Thinni e alcuni membri della Camera dei Rappresentanti che ne chiedevano le dimissioni. Altri giornali, vicini all’esecutivo, sostengono invece che le proteste all’esterno del parlamento facevano parte di un piano preciso mirato a destabilizzare il governo di Tobruk. In serata è intervenuto direttamente lo stesso Al Thinni. Il premier ha dichiarato che non lascerà Tobruk e che i lavori della Camera dei Rappresentanti sarebbero ripresi già l’indomani.

  Scene come quella a cui si è assistito ieri a Tobruk rappresentano ormai una costante nella Libia del post-Gheddafi. Nel gennaio del 2014, l’allora ministro degli Interni e vice primo ministro libico, Seddik Abdelkarim, era sfuggito a un attentato a Tripoli. Tre settimane prima, il vice ministro dell’Industria, Hassan al-Droui, era stato ucciso a Sirte. Anche il predecessore di Al Thinni, l’ex primo ministro Ali Zeidan, nell’ottobre del 2013 era stato rapito per alcune ore e poi rilasciato da uomini appartenenti a gruppi di ex ribelli.

 Nominato per la prima volta premier nel marzo del 2014 per sostituire Zeidan – quest’ultimo sfiduciato dal parlamento e costretto a fuggire all’estero – in questi quattordici mesi Al Thinni, seppure tra alterne vicende, ha rappresentato insieme al generale Khalifa Haftar l’unico vero punto di riferimento per le forze politiche e sociali che in Libia si oppongono al sopravvento del parallelo governo islamista di Tripoli.

 

Le ultimi decisioni dell’UE
Ciò che sta accadendo in Libia sembra però lontano anni luce dalle trattative in corso a Bruxelles. Oggi, mercoledì 26 maggio, il collegio dei commissari europei ha dato il via libera alla proposta legislativa dell’esecutivo comunitario per l’introduzione di un meccanismo d’emergenza per il ricollocamento all’interno dell’UE di 40mila richiedenti asilo. In base all’accordo raggiunto – spiega ANSA – il meccanismo si applicherà solo a migranti siriani ed eritrei. Nell’arco dei prossimi due anni, 24mila saranno trasferiti dall’Italia e 16mila dalla Grecia. La proposta passerà adesso al voto del consiglio dei ministri degli Affari Interni UE del 15 giugno e, successivamente, al vaglio del vertice dei leader dei Paesi membri del 26 giugno.

 Novità arrivano anche da Frontex (Agenzia europea per il controllo delle frontiere comuni), che afferma in una nota di aver esteso l’area operativa della missione Triton a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia, equiparandola di fatto a Mare Nostrum. Con l’inizio dell’estate saranno schierati 3 aerei, 6 navi d’altura, 12 pattugliatori e 2 elicotteri. Frontex, inoltre, stabilirà una base regionale in Sicilia da dove coordinerà le operazioni con le autorità italiane.

 Quelli registrati a Bruxelles sono certamente dei passi in avanti. Eppure nella maggior parte delle dichiarazioni, delle note e dei comunicati stampa delle ultime ore non c’è traccia della Libia, Paese da cuil’emergenza migranti confluisce ogni giorno nel Mediterraneo e dove l’ultima frontiera che separa l’Europa dal dilagare della minaccia jihadista scricchiola sempre più pericolosamente. Come dimostra anche l’attentato al premier Al Thinni.

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