Il Grande Complotto: i ribelli e la Turchia dietro l'attacco con i gas in Siria
Barack Obama e Recep Erdogan (Getty Imagines / Mark Wilson)
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Il Grande Complotto: i ribelli e la Turchia dietro l'attacco con i gas in Siria

Lo rivela un'inchiesta di Seymour Hersh, uno dei più grandi giornalisti investigativi americani. Serviva una strage per indurre Obama ad attaccare

L'uomo che ha vinto il Premio Pulitzer per aver scoperto e raccontato la strage di My Lai nel 1970, in Vietnam; la penna che ha descritto gli abusi di Abu Ghraib e i retroscena dell'invasione americana in Iraq, ha fatto un altro scoop.

Seymour Hersh ha rivelato che dietro l'attacco con il gas sarin del 21 agosto scorso a Ghouta, che ha provocato più di mille morti, ci sarebbe l'opposizione siriana e il governo turco di Recep Erdogan che volevano addossarne la responsabilità a Damasco e così costringere così gli Stati Uniti a intervenire nella guerra in un momento in cui i ribelli stavano per avere la peggio nei confronti del regime di Bashar al - Assad.

La trama dell'inganno

Il Grande Complotto è stato scoperto dai russi. Che hanno mandato un campione degli agenti chimici usati nella strage all'intelligence britannico. Il MI6, dopo le analisi, ha avuto la conferma  che quel tipo di sarin fosse incompatibile con quello a disposizione dell'arsenale di Assad e lo ha comunicato a Washington. Erano gli ultimi giorni di agosto e la  macchina da guerra americana era già pronta. Obama aveva dato l'ordine di attacco per il 2 settembre. Ma quell'informazione arrivata dalla Gran Bretagna cambiò le carte in tavola.

Obama però aveva già annunciato la ritorsione militare e doveva trovare un modo per evitare di dire pubblicamente di aver sbagliato, accusando Assad. Decise quindi di rivolgersi al Congresso. Con un doppio scopo. Se Capitol Hill avesse dato il segnale verde e poi fosse emerso che la responsabilità della strage era dell'opposizione e non del governo di Damasco, Obama non sarebbe stato l'unico colpevole di un'aggressione ingiustificata. Se, invece, come era più probabile, il Congresso avesse detto di no, il danno d'immagine politica ci sarebbe stato (come poi è avvenuto), ma sarebbe stato minore.

La capriola di Obama, ci racconta Hersh, non fu motivata solo dall'opposizione interna e internazionale alla sua guerra: sapeva che avrebbe potuto distruggere la sua credibilità se fosse emerso che la Casa Bianca era ben a conoscenza del fatto che l'attacco con le armi chimiche non era stato opera di Assad. Rischiava di fare la fine di George W. Bush con le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Anche il suo predecessore chiese l'appoggio del Congresso per l'Iraq quando si rese conto che la giustificazione per la guerra, alla fine, si sarebbe rivelata basata su dati di fatto inesistenti: quelle armi non esistevano.

Lo scontro tra Ankara e Washington

Seymour Hersh ha pubblicato questo suo scoop con la London Review of Books, un editore inglese, dopo aver incontrato alcuni problemi con le testate con cui collabora da tempo: Washington Post e The New Yorker. Già nei mesi precedenti, il vincitore del Premio Pulitzer aveva scavato su chi ci fosse realmente dietro il massacro di Ghouta. Con questo suo nuovo articolo svela tutti i particolari del Grande Inganno.

"Sapevamo - svela una fonte dell'intelligence americana al giornalista - che il Primo Ministro turco Erdogan appoggiava il Fronte Al Nusra, una fazione jihadista che lotta contro il governo di Assad. Ed eravamo a ocnoscenza del fatto che all'interno del governo turco c'erano persone che volevano scatenare un attacco con i sarin e costringere così Obama a tenere fede all'ultimatum lanciato contro Damasco."

Siamo nella primavera del 2013. La guerra sta andando male per l'opposizione. Ankara ha il terrore che Assad possa vincere. La Casa Bianca aveva già tracciato la sua linea rossa, aveva intimato al regime di Damasco di non usare le armi chimiche. Obama partiva da un presupposto: soltanto Assad le possiede. Sbagliato. L'intelligence americana e quella britannica sanno invece che anche Al Nusra ha un piccolo arsenale. In una relazione della Defense Intelligence Agency viene scritto che il gruppo integralista islamico ne ha una quantità tale da poter diventare un minaccia. Negli ultimi giorni di maggio, dieci membri di Al Nusra vengono arrestati nel sud della Turchia: hanno con loro due chilogrammi di sarin.

Qualche giorno prima, il 19 maggio c'era stato un primo attacco con i gas vicino ad Aleppo. Una fonte rivela al giornalista che testimoni oculari avevano detto agli investigatori delle Nazioni Unite che gli autori erano i ribelli. Quel primo massacro - si comprende dall'articolo del Premio Pulitzer - faceva parte della strategia Al Nusra - Erdogan per provocare l'intervento americano.

Il 16 maggio, il primo ministro turco si era recato a Washington per un viaggio di stato. Aveva visto Obama e il colloquio tra i due non era stato sereno. Secondo la ricostruzione di Hersh, Recep Erdogan, agitando un dito contro il presidente, quasi gli urlò che ormai Assad aveva superato da tempo il limite. Obama, freddamente si era rivolto al capo del servizio d'intelligence turco Hakan Fidan, che si trovava nella stanza e aveva detto: "Sappiamo quello che fate con Al Nusra."

Da quello che si evince, il presidente Usa era a conoscenza dell'alleanza tra Erdogan e jihadisti, ma non del fatto che il gruppo avesse sviluppato un suo programma di armi chimiche. Questa sua convinzione sarebbe stata poi alla base della reazione alla strage di Ghouta.

Il massacro e la reazione di Obama

Secondo Seymour Hersh, in agosto, in concomitanza con l'arrivo in Siria della missione delle Nazioni Unite, Al Nusra  decide che deve esseci un fatto eclatante che induca Obama a intervenire. Un massacro con i gas la cui colpa sarà addossata ad Assad. Il 21 agosto più di 1000 persone muoiono. L'opposizione si scaglia contro Damasco. La Casa Bianca chiede ai suoi generali di attivare i piani di guerra. I capi di stato maggiore spingono alla cautela, dicono al presidente che c'è il rischio di una guerra regionale. Secondo la ricostruzione di Hersh, Obama chiede di andare avanti. Vuole dare una lezione ad Assad. Viene previsto anche l'impiego dei terribili bombardieri  B 52.

Poi, i russi inviano gli agenti chimici da esaminare ai britannici. L'intelligence di Sua Maestà conferma: non è di Assad. I generali americani ne vengono informati, vanno da Obama a raccontare quello che hanno saputo. Obama è costretto a cercare una via d'uscita. Con tutto quello che ne segue.

Questo è il Grande Inganno secondo Seymour Hersh, uno dei più grandi giornalisti investigativi americani.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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