Siria: diario di guerra
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Siria: diario di guerra

La guerra civile continua anche se l'attacco americano si allontana. Il reportage dell'inviato di Panorama, Fausto Biloslavo da Damasco -  il diario

Dal nostro inviato

L’attacco americano in Siria sembra allontanarsi, ma la guerra civile sul terreno continua. Alle porte meridionali di Damasco corre il fronte nel quartiere di Tadamon, che significa, ironia della sorte, “siamo tutti uniti”. Per due ore non riusciamo ad avvicinarci alla prima linea per perchè tuona il mortaio. I colpi lanciati dai governativi si distinguono per il rumore sordo della granata in partenza. Quelli dei ribelli per il fragore delle esplosioni all’impatto.

“La guerra in questo quartiere è iniziata un anno fa. È stato terribile, ma poi abbiamo cominciato ad abituarci alle esplosioni” racconta Fatima, che insegnava in una scuola travolta dalla battaglia. “Sapevamo che l’America non ci avrebbe attaccato e dopo il discorso del presidente Obama della scorsa notte abbiamo tirato un sospiro di sollievo” ammette l’insegnante con le braccia coperte ed il velo sul capo. La casa Bianca ha di fatto rimandato i raid davanti alla proposta russa di controllare gli arsenali chimici siriani.
Cinquecento metri più in là la guerra continua, poco distante dal grande campo palestinese di Yarmuk dove si sono asserragliati i ribelli compresi i combattenti di Hamas schierati contro Assad.

 

Pure la moschea Al Zubeyr non è stata risparmiata dalla furia dei combattimenti. Un manipolo di miliziani della Difesa popolare, gli shabia accusati di non andare per il sottile, ci accompagna verso le postazioni avanzate che talvolta distano solo 20 metri da quelle dei ribelli.
Da dietro i sacchetti di sabbia sparano a qualsiasi cosa si muova, ma il paesaggio è lunare. Montagne di macerie, macchine carbonizzate, saracinesche divelte hanno fermato l’orologio della vita normale in questo quartiere di Damasco.
Nell’asilo della zona sono rimasti solo dei banchi anneriti, le immagini di Hello Kitty sulle pareti sbrecciate dalle granate ed un dondolo con i colori della coccinella.

L’aspetto più incredibile è il tocco di tecnologia in prima linea. I miliziani filo Assad hanno installato delle telecamere fisse che puntano sulle postazioni dei mosalahin, come chiamano i ribelli. Le immagini vengono trasmesse giorno e notte da quattro tv trasformate in monitor. Se il nemico cerca di avanzare viene subito individuato. Ce ne andiamo mentre un cecchino governativo, da un buco nei sacchetti di sabbia, preme il grilletto.

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Fausto Biloslavo