L'invasione dei migranti e le colpe (nostre e dell'Europa)
ANSA/MIKE PALAZZOTTO
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L'invasione dei migranti e le colpe (nostre e dell'Europa)

Migliaia i profughi che arrivano sulle nostre coste. Ma quale piano (nazionale o europeo) dopo l'accoglienza?

Sappiamo chi dobbiamo ringraziare per la tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo, il “Mare Nostrum” che in realtà non è più nostro, non è più  sotto il nostro controllo, se è vero che solo negli ultimi due giorni le unità della Marina italiana hanno portato in salvo, scortato in porto, oltre duemila migranti tra i quali sarà arduo discernere profughi da clandestini. E sono più di cinquantamila solo in Sicilia dall’inizio dell’anno, un trend che rischia di superare di molto il primato di sbarchi del 2011, nel pieno delle turbolenze dovute alle primavere arabe. 

Ovvio che di fronte alla tragedia di famiglie intere e di tanti bambini soli, il cui numero aumenta di giorno in giorno, il soccorso in mare è un dovere e ci fa onore perché i nostri militari sono meravigliosi. Va detto chiaro che i disperati che affrontano l’inenarrabile calvario di abusi, violenze e spesso anche morte, non hanno colpa. Fanno quello che ciascuno di noi farebbe al loro posto come padri e madri di famiglia, salvo riscontrare che il bilancio dei costi e benefici può riservare un destino amaro se il coraggio diventa incoscienza e la traversata si conclude con un abbraccio nelle profondità del mare.

La colpa è solo di quelli che ne approfittano facendosi strapagare il viaggio, sfruttando passo dopo passo i fuggiaschi, organizzando barconi destinati al naufragio se non vi fossero le nostre fregate a intercettarli (i trafficanti di creature umane). E ce l’hanno, colpa, quanti nelle stanze dei bottoni hanno costruito le condizioni perché questa mafia, questo orribile business dei flussi migratori raggiungesse le punte che vediamo. Ma per capire quanto sta avvenendo bisogna guardare oltre l’orizzonte marino visibile dai porti siciliani o calabresi.

L’Italia è vittima della propria totale mancanza di autorevolezza internazionale, ed è vittima degli errori che i nostri ineffabili alleati hanno commesso e continuano a commettere nel Nord Africa e in Medio Oriente. Errori che non portano il nome dei Paesi ma dei governi. Errori che hanno nomi e cognomi. E che sfuggono a una etichettatura politica. Metti Nicolas Sarkozy, l’ex presidente francese che in crisi di consenso interno decise di scatenare la guerra a Gheddafi per pura rivalsa personale e calcolo di partito. E che ha costretto la Francia post-Sarkozy a intervenire in Mali per arginare il dilagare dell’islamismo al-qaedista e jihadista innescato dall’instabilità e dal vuoto di potere dopo la caduta del regime, dittatoriale ma laico e stabilizzante, del Colonnello. Che, ricordiamolo, aveva firmato con noi il pattugliamento congiunto delle coste libiche. 

Grazie, quindi, ai nostri ineffabili alleati che stavolta non hanno proprio capito come ci si doveva comportare con la Libia, né con la Siria dove per un soffio non abbiamo dato manforte agli jihadisti, e in generale coi paesi attraversati dalle primavere arabe e lasciati, una volta conclusa la stagione calda, in balìa di un gelido inverno.

Grazie all’Europa che non considera il fronte Sud del Mediterraneo una frontiera continentale, europea, ma solo italiana, greca, spagnola, maltese. Grecia, Spagna e Malta, peraltro, hanno già chiarito con le loro regole dure e a volte con le armi l’indisponibilità al soccorso e all’accoglienza. Noi, invece, non abbiamo smesso negli ultimi anni di lanciare messaggi di benvenuto indiscriminato in assenza di una organizzazione teutonica del “benvenuto”. Il risultato è che l’invasione di questi giorni è inarrestabile e insostenibile, fisicamente e economicamente. Che un terzo dei bambini sparisce il giorno dopo la registrazioni (sono per lo più eritrei che vogliono raggiungere il Nord Europa) e finisce in mano alle associazioni criminali. Alcuni addirittura vengono rapiti, segregati e tenuti in ostaggio con la richiesta di riscatto alle famiglie. La sensazione è che il governo non abbia compreso l’entità e il potenziale esplosivo di una tragedia che finora soltanto le popolazioni locali, singoli volenterosi e i nostri bistrattati militari hanno avuto la capacità (per quanto ancora?) di fronteggiare e contenere.

Una domanda: com’è possibile che il governo di un paese che sta per assumere la presidenza dell’Unione Europea, seppure per sei mesi, non sia in grado di imporre l’immigrazione come priorità da discutere insieme? Dov’è l’Europa? E dov’è l’Italia? Potranno mai bastare il coraggio e la professionalità della nostra Marina, e la buona volontà dei cittadini qualunque, a reggere l’urto di una pressione epocale? Il peso di un continente che si riversa fuori dai suoi confini? 

Mi interessa, oggi, più questo della riforma del Senato. 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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