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JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images
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I gay in Cecenia: l'appello di Angela Merkel

Il cancelliere tedesco chiede al presidente russo Putin di intervenire per i diritti degli omosessuali dopo l'inchiesta di Novaja Gazeta sulle torture

L'appello è arrivato da Angela Merkel, il cancelliere tedesco che a Sochi ha detto al presidente russo Vladimir Putin di esercitare la propria influenza sui dirigenti della Cecenia perché "facciano garantire i diritti degli omosessuali".

Merkel fa riferimento alla recente inchiesta del giornale indipendente russo Novaja Gazeta che ha raccontato come da fine febbraio sia in atto una grande repressione da parte della Repubblica Cecena nei confronti della comunità Lgbt.

Accuse respinte dal leader Ramzam Kadyrov che ha dichiarato: “Non si possono detenere e perseguire persone che semplicemente non esistono nella Repubblica Cecena. Se ci fosse gente simile in Cecenia le forze dell’ordine non avrebbero a che fare con loro perché i loro parenti li manderebbero in un luogo dove non c’è più ritorno”.

A smentire anche il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, che in una nota ha dichiarato come “non ci sono prove a sostegno delle informazioni pubblicate dai giornalisti del Novaja Gazeta secondo cui la polizia cecena arresta, tortura e uccide le persone sospettate di essere omosessuali”.

Cosa dice l'inchiesta
Eppure è da fine febbraio, secondo il giornale, che la persecuzione contro i gay è diventata repressione per aggravarsi quando alcuni militanti hanno cercato di organizzare un gay pride. In questa occasione la polizia cecena non ha esitato ad intervenire, fermando e poi arrestando gli omosessuali a scopo “preventivo”.

Il quotidiano racconta di un centinaio di persone appartenenti alla comunità Lgbt trattenute contro la loro volontà in centri di prigionia, uno vicino ad Argun, che assomiglia ad un vero e proprio campo di concentramento per essere picchiati brutalmente e sottoposti a sevizie. Testimoni raccontano che all’interno di queste prigioni le pratiche di tortura vanno dall’elettroshock alle percosse fino alla morte.

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Francescapaola Iannaccone