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James Comey: Trump mi chiese di non indagare Flynn per il Russiagate

La testimonianza dell'ex direttore dell'Fbi per il Comitato Intelligence del Senato, rende più difficile la situazione del presidente

Il Russiagate si fa sempre più pesante per Donald Trump.

Oggi, giovedì 8 giugno, è il giorno tanto atteso della testimonianza dell'ex direttore dell'Fbi James Comey all'Intelligence Committee del Senato.
È la questione scottante dei rapporti con il presidente, relativamente alle indagini sui rapporti fra gli uomini dell'amministrazione Trump e la Russia.
Trump ha licenziato in tronco  Comey il 9 maggio.

L'audizione si è svolta giovedì 8 giugno alle 10 ora di Washington (alle 16:00 in Europa).


"Trump ha ostacolato la giustizia?"

Vedremo più tardi nel dettaglio come è andata complessivamente l'audizione di Comey; per ora ci possiamo limitare a dire che uno dei passaggi più delicati è stato quando Richard Burr, il presidente dell'Intelligence Committee del Senato, gli ha chiesto cosa fosse successo nel colloquio fra Comey e Trump il 14 febbraio 2017.
In questo colloquio il presidente gli chiese di lasciare in pace Michael Flynn, Consigliere per la Sicurezza nazionale, principale protagonista dei rapporti con la Russia dell'amministrazione Trump.

Burr ha chiesto: "Pensa che il presidente stesse cercando di ostacolare la giustizia o stesse cercando solo un modo per salvare la faccia di Flynn che era già stato licenziato da Trump"?

Non credo di poter essere io a stabilire se il presidente stesse cercando di ostacolare la giustizia, ha risposto Comey. L'ho presa però come una cosa piuttosto fastidiosa, molto preoccupante, ma è una questione alla quale sono sicuro dovrà lavorare il consigliere speciale (Robert Mueller n.d.r.) per stabilire l'intenzione del presidente e se il suo comportamento era da considerare una violazione di legge.

Lo "statement" scritto di Comey

Comey aveva già depositato, mercoledì 7 giugno, al Comitato del Senato Usa un documento con le cose che intendeva dire nella parte iniziale della deposizione (Il testo in inglese del documento di Comey). E non sono parole che possono tranquillizzare Trump e i suoi, anche se appena il documento della testimonianza di Comey è stato reso pubblico, mercoledì 7 giugno, il presidente si è affrettato a dire che Comey lo ha completamente scagionato.

Le parole scritte da Comey, invece hanno creato ulteriore subbuglio a Washington e più di uno osservatore e alcuni membri del congresso hanno ricominciato a parlare di impeachment.

Nel documento pubblicato, Comey descrive le conversazioni con Trump che hanno portato al suo licenziamento.
Trump gli ha chiesto più volte "lealtà"; lo ha esortato a dire pubblicamente che Trump nella faccenda del Russiagate era pulito.

Soprattutto Trump ha pressato Comey perché lasciasse perdere le indagini su Michael T. Flynn, il consigliere per la sicurezza nazionale, principale protagonista dei rapporti sospetti con i russi e rimosso da Trump il 13 febbraio, quando ancora il presidente cercava di arginare il problema.

Il documento di Comey è articolato su cinque date, dal 6 gennaio all'11 aprile.

Vengono descritti nel dettaglio tutti gli incontri e le conversazioni di Comey con il presidente, con citazioni testuali perché, come lo stesse ex capo del Bureau ha precisato, dal loro primo colloquio ha deciso di redigere accurati memorandum.

L'ex candidato repubblicano alla presidenza nel 2008 contro Barack Obama, il senatore dell'Arizona John McCain, ha definito il documento "inquietante".

  • --> Axios pubblica un interessante riassunto dei passaggi più importanti della statement di Comey.
  • --> Axios pubblica anche due pareri interessanti sulla relazione fra Comey e Trump:
  • Jonathan Turley della George Washington University ha scritto - anche se prima del documento per la testimonianza al Senato di ieri - che quello che si conosce delle relazioni fra i due non contiene nulla che possa portare a un'accusa di "ostruzione della giustizia" per Trump (è l'accusa che consentirebbe la procedura di impeachment). 

  • Il secondo articolo è invece di Benjamin Wittes, amico di Comey, direttore di Lawfare e Senior Fellow in Governance Studies al Brookings Institution. Su Lawfare sottolinea come Comey fosse così a disagio e preoccupato delle relazioni con Trump che ha cominciato a scrive subito dei memo relativi alle conversazioni con il presidente, trasmettendole anche agli alti dirigenti dell'Fbi. Pratica che non aveva con Obama.
    In sostanza non si fidava di Trump, dall'inizio.
    Inoltre, dice Wittes, le domande insistenti di Trump al direttore dell'Fbi su indagini nelle quali il presidente era coinvolto, erano estremamente inappropriate. Ma non illegali.
    Infine, aggiunge, Wittes, il documento di Comey sottolinea anche come Trump fosse al corrente che le indagini sul Russiagate stavano interessando lui e persone molto vicine a lui e che era disposto a liberarsi di loro se fosse necessario per salvarsi.

Diversa invece l'opinione di Adam Schiff, democratico, componente dell'House Intelligence Committee (l'equivalente alla Camera dei Rappresentanti del comitato del Senato). Secondo Schiff, lo statement scritto di Comey indica chiaramente una prova di "ostruzione della giustizia" da parte del presidente Trump.

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Luigi Gavazzi