Dilaga in Kenya la minaccia di Al Shabaab
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Dilaga in Kenya la minaccia di Al Shabaab

Ecco come stanno cambiando le strategie del gruppo islamista somalo che ha ripreso ad attaccare i villaggi kenioti attaccati lungo la frontiera



 

Le presidenziali del 2016
Che la Somalia non sia un modello di governance democratica d’altronde è noto a tutti. Ma l’iniziativa politica “Visione 2016” avviata nel settembre di due anni fa potrebbe forse offrire al Paese una chance di riuscire alle prossime elezioni presidenziali previste per il 2016. Riuscire ad affermare il primo presidente liberamente eletto nel Paese dopo vari colpi di Stato, governi militari e conflitti che si sono susseguiti dai primi anni Novanta.

La sfida più grande, in questo scenario, è rappresentata dalla candidatura alle prossime presidenziali di Fadumo Dayib, la prima donna somala a concorrere per l’incarico. A un anno dal temerario annuncio della sua candidatura, la giovane somala residente in Finlandia (dove si era rifugiata con la famiglia allo scoppio del conflitto), continua a ricevere minacce di morte per il suo impegno nella sfera pubblica. “In una società dove se sei donna non sei nulla, ricevere queste “attenzioni” mi fa capire che non sono più così invisibile e questo significa che sono sulla strada giusta” – ha affermato la candidata in una recente intervista alla BBC.

“È inaccettabile che in un Paese dove l’85% della popolazione è al di sotto dei 35 anni, i giovani non abbiano mezzi per sopravvivere e nessuna prospettiva di futuro. Ma il problema della Somalia non si risolve con assistenza tecnica o sanitaria, serve un cambio di leadership e un radicale mutamento nel modo di concepire la gestione di governo”.

 

Indicatori socio-economici tra i peggiori al mondo
Nonostante i recenti passi in avanti nella pacificazione nazionale, nella formazione di un governo di transizione e nel contenimento dell’attività jihadista di Al Shabaab, infatti, violenza, insicurezza e ingovernabilità dominano la società somala. La situazione umanitaria, inoltre, è tra le più gravi al mondo: l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite relativo all’Indice di Sviluppo Umano piazza la Somalia al 165esimo posto su 187 Paesi scrutinati.

La carestia che ha colpito il Corno d’Africa tra il 2010 e il 2012, tra le più gravi degli ultimi 25 anni, ha ucciso 260.000 persone e l’emergenza non è ancora rientrata. Povertà, malnutrizione, insalubrità e scarso accesso alle risorse primarie minano la sopravvivenza di metà della popolazione. In Somalia, inoltre, si contano tuttora più un milione di sfollati e altrettanti rifugiati nei Paesi limitrofi come conseguenza dei conflitti e delle violenze.

Per di più, gli indicatori socio-economici in Somalia sono i peggiori di tutta la regione (e tra i peggiori al mondo): un bambino su 7 muore prima di aver raggiunto il primo anno di età e oltre 200.000 sono soggetti a malnutrizione; solo il 42% dei bambini è scolarizzato (di cui solo un terzo sono bambine); una donna ogni 18 muore durante il parto e in particolare le donne sono soggette ad abusi, violazioni e violenze sessuali; il tasso di disoccupazione giovanile è del 67% (su una popolazione dove il 70% ha meno di 30 anni).

La strage di Garissa

L'immagine degli 84 studenti della Garissa University trucidanti all'inizio di aprile in Kenya. In totale i morti sono stati 147, tutti di religione cristiana.

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