Davanti e dietro Depardieu, una fila di esiliati per tasse
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Davanti e dietro Depardieu, una fila di esiliati per tasse

La scelta dell'attore di trasferirsi in Belgio per ragioni fiscali ha scatenato un putiferio

CHE COSA È SUCCESSO
Mai un trasloco ha suscitato polemiche più vivaci. Tuttavia la scelta di Gérard Depardieu di trasferirsi in Belgio per ragioni fiscali ha scatenato un putiferio. Per la celebrità del personaggio, perché mesi fa già aveva passato il confine il re del lusso Bernard Arnault e perché altri ricchi e famosi hanno pronte le valigie (stimare il numero è difficile). In questo periodo di forte aumento delle tasse sui redditi più alti l’attore è il simbolo degli esiliati fiscali, che hanno scelto la residenza oltreconfine, in particolare in Svizzera oltre che in Belgio (nel comune scelto da Depardieu i residenti francesi sono il 27 per cento della popolazione). Il fenomeno è in crescita. Tra il 2001 e il 2010 i contribuenti sottoposti a patrimoniale che hanno lasciato il paese sono raddoppiati, nel 2011 le multe per frodi legate all’export di capitali sono cresciute del 98 per cento. Il presidente François Hollande vuole fare dell’armonizzazione fiscale tra i paesi euro un cavallo di battaglia ai vertici Ue.

CHE COSA HANNO SCRITTO
L’affaire Depardieu s’è trasformato in un’occasione per rimettere in discussione le decisioni tributarie della Francia e la legittimità della scelta fatta dagli esiliati fiscali. Per esempio, pur non difendendo la scelta dell’attore, il quotidiano economico Les Échos si interroga sui motivi che l’hanno indotto a farla. «Non sappiamo se le affermazioni di Depardieu siano corrette, ciò non toglie che la Francia sia il paese che cumula la maggior quantità di tasse. I più ricchi, sempre criticati per il loro scarso patriottismo, possono chiedere a buon diritto: cos’ha fatto lo stato per controllare i deficit senza fondo che accumula da 30 anni?». Pur non fornendo dati precisi, Libération constata allarmata che le partenze si sarebbero moltiplicate negli ultimi mesi: «Diventando realtà legislativa, il programma fiscale di Hollande ha fatto prendere coscienza ai più ricchi che un alto livello di pressione fiscale sarebbe stato in vigore a lungo».

CHE COSA SUCCEDERÀ?
Il governo francese vuole assicurare giustizia fiscale e ristabilire una certa progressività, partendo però da livelli di pressione tributaria già alti. La conseguenza è che sempre più imprenditori se ne vanno, soprattutto in Gran Bretagna e Belgio. A causa di una fiscalità considerata meno predona, ma anche per beneficiare di maggiore stabilità fiscale. Il presidente Hollande auspica una maggiore armonizzazione fiscale europea e una rinegoziazione dei trattati bilaterali. Mentre sul primo punto è poco probabile che ottengano risultati significativi, non si può dire altrettanto del secondo.

Il parere di Jean-Marie Combes
gestore e analista finanziario presso una banca di Parigi che gestisce importanti capitali privati

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