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EPA/Francisco Gomez / Spanish Royal House
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Catalogna: le parole di Re Felipe VI che dividono anziché unire

Accusa il governo catalano di "slealtà inaccettabile" e "condotta irresponsabile". Nessuna apertura al dialogo né un accenno alla condotta della polizia

A due giorni dal difficile e contestato referendum per l'indipendenza della Catalogna, arrivano le parole tanto attese di Re Felipe VI nel suo discorso alla nazione.

Parole dure, di condanna che non aprono al dialogo né alla distensione e che renderanno la Catalogna ancora più ostile alla Corona e al governo centrale di Madrid.

Cosa ha detto Felipe VI

Felipe VI ha accusato il governo catalano di "slealtà inaccettabile" e "condotta irresponsabile" e ha invitato il governo di Rajoy a restaurare "l'ordine costituzionale".

Felipe VI non ha fatto alcun accenno alle violenze di domenica, ma ha duramente attaccato il governo di Carles Puigdemont, accusandolo di aver violato la Costituzione e "i principi democratici dello stato di diritto". "C'è stato un inaccettabile intento di appropriazione delle istituzioni storiche della Catalogna" che, ha detto il Re, "si sono messe ai margini del diritto e della democrazia. Hanno voluto spezzare l'unità della Spagna con una condotta irresponsabile".

La reazione in Catalogna

Mentre il re parlava alla televisione spagnola, a Barcellona si stava ancora svolgendo la manifestazione di protesta pacifica per lo sciopero generale che ha visto almeno 300 mila persone scendere in piazza contro il Governo di Madrid.

La reazione alle sue parole è stata di ulteriore sdegno. In molti, secondo quanto riportato da Tv3, hanno iniziato a sbattere pentole in strada e a protestare.

Le conseguenze possibili

Le parole di Felipe VI sono risuonate dunque come perentorie, senza nessuna ricerca di mediazione o di soluzione moderata. Netta è stata la condanna e secca la posizione. Di certo non ha aiutato a risolvere la crisi interna, acuendo la tensione tra le forze politiche che compongono il Parlamento spagnolo.

Sul tavolo, infatti, ora rimangono la richiesta di mediazione internazionale lanciata da Puigdemont e la minaccia di un dichiarazione di indipendenza in parlamento, forse la settimana prossima.

Dall'altra parte a Madrid il premier Rajoy (che Governa con la minoranza) si trova a dover decidere tra mantenere il pugno di ferro e applicare l'articolo 155 della costituzione che consente di sospendere Puigdemont e l'autonomia catalana (idea sostenuta da Ciudadanos, uno dei due grandi partiti 'unionisti' che dall'opposizione appoggiano Rajoy) e cercare un dialogo moderato, come vorrette il PSOE del socialista Pedro Sanchez e da Podemos.

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Redazione