Canada, ritratto di un paese ferito
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Canada, ritratto di un paese ferito

La guerra all'Isis, l'amicizia del premier con Israele: ecco perché potrebbe essersi scatenata la follia della sparatoria al parlamento di Ottawa

Al fianco degli Usa su tutti i fronti caldi - dall'Afghanistan alla guerra all'Isis - e alleato di ferro del governo israeliano di Benyamin Netanyahu, il Canada del premier conservatore Stephen Harper si scopre in prima linea: teatro di un attacco ai palazzi del potere di Ottawa dietro il quale si proietta lo spettro del terrorismo.


Cresce l'insicurezza

Se sulla matrice dell'incursione di ieri gli investigatori stanno ancora lavorando, l'identità di uno dei presunti assalitori, il canadese convertito all'islam Michael Zehaf-Bibeau, fa crescere tra i canadesi la sensazione di essere un territorio molto più esposto che in passato.

Il ruolo di questo enorme Paese - il secondo per estensione al mondo dopo la Russia, terra d'immigrazione ricca di risorse e relativamente poco popolata - è in effetti cambiato in profondità sul fronte internazionale.


Pomeriggio di fuoco al parlamento canadese



Il primo ministro

Nel segno di un "decisionismo interventista" che va ben oltre la semplice adesione alla Nato o la fedeltà alla storica alleanza con Usa e Gran Bretagna e che ha senz'altro il volto di Stephen Harper. Nato a Toronto nel 1959, leader del Partito conservatore da 10 anni, l'attuale primo ministro è al timone del governo canadese dal 2006. E fin da subito ha mostrato di voler tenere un atteggiamento meno defilato e diplomatico rispetto ai suoi predecessori.

Alfiere di una svolta ideologica conservatrice apertamente proclamata sul fronte interno, ha alzato i toni anche in politica estera. Salito al potere con la benedizione di George W. Bush, che fu il primo a congratularsi con lui dopo la vittoria elettorale di otto anni fa, Harper si e' ritrovato piu' tardi al centro di un episodio potenzialmente imbarazzante anche con Washington: quando il capo del suo staff Ian Brodie venne sospettato dall'opposizione interna di aver fatto trapelare indiscrezioni sul Nafta volte a danneggiare Barack Obama durante la campagna elettorale del 2008 e a favorire invece i repubblicani e Hillary Clinton.

Il sostegno agli Usa

Dopo l'ascesa alla Casa Bianca di Obama non ha fatto in ogni modo mancare il sostegno agli Usa sui dossier più spinosi dello scacchiere globale: mantenendo la presenza militare canadese in Afghanistan; schierandosi per la linea dura contro la Libia e contro l'Iran, ma anche contro la Russia di Vladimir Putin sulla vicenda ucraina; schierandosi senza indugi nella coalizione partorita da Washington per bombardare i jihadisti dell'Isis in Iraq e in Siria.

La più decisa correzione di rotta ha riguardato tuttavia i rapporti con Israele, dove il governo a trazione nazionalista di Benyamin Netanyahu, protagonista di non poche frizioni con l'amministrazione Obama e con diversi Paesi europei, ha trovato in Harper "il miglior amico" occidentale dello Stato ebraico. Un amico che nel 2006 ha difeso la campagna militare israeliana contro gli Hezbollah in Libano e nei mesi scorsi ha giustificato senza incertezze i raid sulla Striscia di Gaza controllata da Hamas. Ma che ha pure osteggiato le iniziative diplomatiche del presidente Abu Mazen per un riconoscimento della Palestina dall'Onu.

E si è spinto fino a rifiutare di definire illegali - in contrasto con le note ufficiali del suo stesso ministero degli Esteri - le colonie israeliane nei Territori e i nuovi piani edilizi in Cisgiordania o a Gerusalemme est. Posizioni che secondo alcuni giornali canadesi hanno contribuito al flop della candidatura di Ottawa per un seggio al Consiglio di Sicurezza dell'Onu nel 2010. E che potrebbero non essere estranee alle raffiche contro Ottawa. (Ansa)

MICHEL COMTE/AFP/Getty Images
Ottawa, 22 ottobre 2014: i primi soccorsi a un militare ferito nei pressi del Parlamento canadese

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