Boris Nemtsov: soldi per ucciderlo
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Boris Nemtsov: soldi per ucciderlo

Ruslan Geremeyev, avrebbe promesso 83 mila dollari per la morte dell'oppositore di Putin. Vicino alla leadership cecena sarebbe stato lui il mandante

Il Comitato investigativo russo, incaricato delle indagini sull'omicidio dell'oppositore Boris Nemtsov, ha intenzione di interrogare come testimone un altro ex ufficiale del battaglione ceceno Sever, in cui militava anche il principale incriminato del caso, Zaur Dadayev. Lo scrive il quotidiano Kommersant, secondo le cui fonti si tratterebbe di Ruslan Geremeyev, con amicizie e parentele molto alte nella leadership della Cecenia, e che era stato indicato da indiscrezioni stampa come il possibile mandante.

Basandosi sulle testimonianze di due dei cinque uomini incriminati per l'omicidio - scrive il quotidiano russo - gli inquirenti hanno convenuto su un suo possibile coinvolgimento. I due sospettati che ne avrebbero parlato - l'ex vicecomandante del Sever Dadayev appunto (presunto esecutore del crimine) e Tamerlan Eskerkhanov, hanno però ritrattato la loro deposizione e per questo ora ci si dovrebbe limitare a interrogare Geremeyev, solo in qualità di testimone.

Secondo quanto ha rivelato nei giorni scorsi il giornale Novaya Gazeta - famoso per le sue inchieste critiche del potere - nell'ambito di una sorta di "indagine alternativa" a quella ufficiale, al presidente Vladimir Putin era stato fatto il nome di un certo "maggiore Ruslan", che per la Novaya ha partenti altolocati in Cecenia. Poco dopo, il blogger d'opposizione Aleksei Nalvany e alcuna stampa hanno indicato in Ruslan Geremeyev il misterioso "maggiore": l'uomo è nipote di Adam Delimkhanov, ex comandante del Sever, cugino di secondo grado del leader ceceno e fedelissimo di Putin, Ramzan Kadyrov. Delimkhanov, membro ora del partito di governo Russia Unita, è ricercato dall'Interpol perchè sospettato di aver ordinato l'assassinio del rivale di Kadirov, Sulim Yamadayev, ucciso a Dubai nel 2009. Citando fonti anonime delle forze dell'ordine, il giornale Rbc ha scritto recentemente che Dadayev e Geremeyev hanno pianificato l'assassinio di Nemtsov in un caffè di Mosca.

Geremeyev avrebbe promesso al killer 5 milioni di rubli (83.000 dollari) e gli avrebbe fornito l'arma. La versione è confermata anche dall'agenzia Rosbalt, venuta a conoscenza del contenuto della prima testimonianza di Dadayev, il quale avrebbe ammesso di aver agito spinto da motivi religiosi (l'offesa per le posizioni dell'oppositore in difesa dei vignettisti di Charlie Hebdo, dopo la strage di Parigi), ma che qualcuno aveva stanziato per l'operazione 5 milioni di rubli. Mentre, quindi, la "pista cecena" sembra continui a essere quella più accreditata tra gli inquirenti, l'opinione pubblica si domanda se il caso si risolverà con la condanna dei cinque ceceni e la classificazione del caso come "crimine motivato da odio politico/religioso" o se, invece, si tornerà all'iniziale versione del "delitto su commissione" e da Dadayev, passando per Geremeyev e Delimkhanov, si arriverà fino a Kadyrov.

Il caso rimane ancora molto intricato e anche le indiscrezioni stampa, che quasi ogni giorno escono su diversi giornali russi, fanno pensare a una guerra d'informazione e depistaggi tra le diverse lobby e fazioni in gioco nella vicenda: il Cremlino; i ceceni; i servizi segreti e il Comitato investigativo, per alcuni spesso in lotta tra di loro sulla sfondo di quello che alcuni osservatori hanno definito "la fase finale del puntinismo", con il capo di Stato indebolito e avviato al tramonto del suo governo e non più in grado di controllare i diversi gruppi di interesse all'interno della leadership russa. Mentre c'è ancora chi non esclude che anche i gruppi ultranazionalisti con appoggi nella politica federale e che spingono per azioni più aggressive in Ucraina dell'est, abbiano giocato la loro parte.

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Ansa

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