A Kabul, di nuovo
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A Kabul, di nuovo

Il diario di viaggio di Selene Biffi, in Afghanistan, dove aprirà una scuola per cantastorie

A Kabul, di nuovo.
Di ritorno dopo tre anni di assenza, anche se in realtà mi sembra che di anni ne siano passati sessanta. Tra la creazione di Plain Ink , la taskforce del Ministro Passera e mille altri impegni, progetti e viaggi, il tempo è davvero scivolato via.

Eppure è come se, in qualche modo, io non sia mai veramente andata via. Il “mal d’Afghanistan”, come lo definisce qualcuno, è “una tensione continua ed una malattia molto più attuale del mal d’Africa”. Sarà, ma io qui ci dovevo proprio tornare aldilà dei ‘malanni’, dato che ho lasciato parecchie cose: idee, progetti, sogni, speranze e persone. Ecco, persone più di tutto, forse.

Non mi riferisco solo ad amici e conoscenti, ma soprattutto a chi, nell’attentato del 28 Ottobre 2009, ha perso la vita. Un caso del destino ha fatto in modo che a me quel giorno andasse bene, e la vicenda è diventata un po’ un memento mori, oltre che uno stimolo di fare del mio lavoro qualcosa di utile, anche in memoria di chi quel lavoro non può più farlo.

Quindi eccomi di ritorno, questa volta non più come consulente ONU ma come, beh, non saprei come definirmi. Imprenditrice sociale, operatrice umanitaria, attivista…di etichette me ne hanno affibbiate tante, ma a me non sono mai interessate granché. Torno solo come una che ha avuto l’idea folle di aprire una scuola per storytellers – o per dirla in Italiano, cantastorie – a Kabul, per aiutare i ragazzi disoccupati ad imparare un lavoro antico ma con aspetti assolutamente contemporanei, in un Paese dove 7 persone su 10 sono analfabete per via di un conflitto in corso da 35 anni, e l’oralità ricopre un ruolo fondamentale nello sviluppo locale.

Certo, difficile dire adesso se questo modello funzionerà, l’impatto che avrà e come renderà il mondo un posto migliore (si spera), ma da qualche parte bisogna pur partire. E io, per scelta e per destino, riparto dall’Afghanistan.

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Selene Biffi

Imprenditrice sociale, ho lanciato la mia prima startup, Youth Action for Change, a 22 anni con soli 150 Euro. Già consulente ONU, mi occupo ora di Plain Ink, startup a vocazione sociale che produce fumetti e storie interattive in Italia e Paesi in Via di Sviluppo. Al momento scrivo da Kabul, dove ho creato The Qessa Academy, la prima scuola per cantastorie.

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