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Elezioni in Austria: la resa dei conti (e dei conteggi)

Rinviato a dicembre il voto annullato mesi fa. E l'Europa trema, perché questa volta potrebbe essere eletto il candidato di estrema destra

"Le persone che vanno a votare non decidono un'elezione. chi conta i voti, sì". Questa celebre frase attribuita a Stalin è stata citata sarcasticamente dal responsabile per gli affari esteri ed europei del Partito delle libertà austriaco (Fpo) di estrema destra, Johannes Hübner, dopo la decisione della Corte Costituzionale di annullare le presidenziali dello scorso maggio per irregolarità nello spoglio dei voti via posta.

Non poteva sapere che la vicenda avrebbe dato vita a una delle peggiori brutte figure del Paese in ambito internazionale, con le nuove elezioni prima fissate al 2 ottobre e poi rinviate al 4 dicembre. Ma andiamo con ordine.

"Gli errori hanno coinvolto più di mezzo milione di voti in 94 circoscrizioni. Era inevitabile ritornare alle urne" aveva detto Hübner, gonfiando il numero di voti discutibili che secondo la Corte, messa sotto comprensibile pressione dall'estrema destra, sarebbero stati 77.696 in 14 distretti. "In Austria è la prima volta che accade e, anche se non so come reagirà la gente, sono molto ottimista". Solo 30.863 voti, meno della metà di quelli risultati irregolari, avevano separato il vincente Alexander Van der Bellen, candidato indipendente spalleggiato dai Verdi di cui era stato alla guida per anni, e Norbert Hofer, nuovo volto della Fpö, con rispettivamente il 50,3 e il 49,7 per cento dei consensi. Per mesi il giovane ingegnere aeronautico era stato il favorito, ma i voti postali avevano ribaltato l'esito, garantendo al professore di economia in pensione un sottile margine sul suo avversario.

E sono proprio i voti postali ad avere spinto il governo, il 12 settembre, a rinviare l'elezione-bis, che ora è fissata per il 4 dicembre. Sembra infatti che le buste per votare avessero una colla che non attacca, con l'evidente rischio che venissero aperte prima dello scrutinio. Una giustificazione che ha del comico, ma che negli ambienti di destra è stata vista con sospetto. Potrebbe essere un tentativo per guadagnare tempo visto che il candidato di destra viene dato per favorito dai sondaggi?

Certo è che le capacità organizzative dell'Austria non ne escono bene, e che comunque la macchina elettorale dovrà riaggiornare i nominativi degli aventi diritto, cancellando i deceduti e inserendo i giovani che nel frattempo avranno compiuto l'età per votare. La sicurezza e il timore di flussi migratori incontrollati resteranno il banco di prova dei programmi politici e dei successi elettorali. Ma le prossime elezioni suscitano interesse in tutta Europa perché potrebbero segnare l'inaugurazione di un nuovo corso nel Vecchio continente, incoronando un candidato ultranazionalista e rappresentante di un partito di estrema destra in rapida ascesa, che, seppur con largo anticipo, è già in netto vantaggio sulle altre forze politiche nella corsa alla Cancelleria del 2018.

"Una fetta consistente dei votanti ha scelto di dare fiducia a Van der Bellen solo per tenere lontano Hofer dalla presidenza" aveva scritto l'agenzia Reuters dopo i primi risultati, diffidando dell'immagine da "lupo camuffato da pecora" che Hofer dà di sé, cioè del look sobrio ed elegante, del modo di fare sciolto e amichevole, e di quegli "occhi da coniglietto" che sperano di insabbiare un passato controverso, ma in realtà non così lontano. Norbert Hofer prova a distanziarsi dall'approccio antisemita, xenofobo e razzista della Fpö delle origini, quando a guidarlo c'era un ex generale delle SS, o dei successi elettorali degli anni '90, garantiti dal brillante politico e aperto simpatizzante del Terzo Reich, Jörg Haider. "Ma intanto ha scelto come simbolo del suo partito proprio il fiordaliso blu, cioè il fiore preferito dal Kaiser tedesco Wilhelm, dai nazionalisti pan-germanici nel 19° secolo e, quando il nazional socialismo era bandito in Austria, il segno segreto e distintivo dei suoi seguaci " spiega il ricercatore Bernhard Weidinger dell'Archivio della Resistenza austriaca (Döw). Noncurante delle accuse, al bastone da passeggio - da cui è inseparabile dopo un brutto incidente avuto con il parapendio - Hofer abbina spesso l'inusuale fiore, e una fascia a tracolla con i colori della bandiera tedesca.

Se la scelta del fiordaliso blu può essere vista come una fortuita coincidenza, la banda giallo-nero-rossa è l'emblema di un legame che né Hofer né la Fpö possono nascondere, cioè quello con le confraternite studentesche nazionaliste germaniche o Burschenschaften, nate in Germania e poi velocemente insediatesi in tutta l'Austria. I giovani confratelli rimpiangono un passato che non c'è più,e lo rivivono indossando completi obsoletie cappellini pacchiani, assumendo pose affettate, rifacendosi a valori - come libertà, patria e onore - che alle nuove e vecchie generazioni fanno sorridere ma più spesso impallidire, memori di scempi e tragedie mai superate. Ogni mercoledì si riuniscono di fronte all'Università di Vienna per "reclamare la superiorità della tradizione e della cultura germanica" ma, accolti da urla e fischi degli altri studenti, sono scortati via dalle forze dell'ordine.

Le confraternite sono il principale bacino di reclutamento dell'estrema destra austriaca. "L'80 per cento dei membri sostiene la Fpö, mentre 18 parlamentari su 30 e 19 su 35 membri dell'asse federale del Partito sono confratelli" dice Weidinger a Panorama. "Hofer e il presidente del partito Heinz-Christian Strache compresi". Quando Haider ha lasciato la Fpö nel 2005 per fondare l'Alleanza per il futuro dell'Austria (Bzö), le confraternite hanno aiutato Strache a ricostruire il partito sotto la sua leadershipe in segno di riconoscenza la Fpö ha aggiunto al suo manifesto l'impegno verso "la comunità dei popoli tedeschi", dal chiaro rimando nazista. Mentre i compagni si avvicendano dietro il bancone per spillare boccali di birra, il 22enne Markus Kipfl, membro della confraternita estremista Olympia e rappresentante del Parlamento degli studenti per la Fpö, stretto in un completo scuro, occhiali piccoli e squadrati e capelli con un filo di gel, se ne sta in disparte a prendere appunti. "Gli austriaci devono venire per primi in tutto, dalla cultura all'educazione. Non vogliamo che i migranti vengano qui con la loro cultura, ma che assimilino la nostra o tornino da dove sono venuti. L'asilo politico non è un diritto per la vita".

Se il "figlio rifugiato" - come Van der Bellen si fa chiamare per le sue origini russe - continua a far leva sull'obbligo sociale di integrare i 90 mila profughi arrivati l'anno scorso, Hofer cavalca la paura verso il nemico esterno con un calibrato euroscetticismo. "In campo internazionale si preoccupano solo d'integrazione, di migliori procedure per l'accoglienza e per l'asilo politico" dice Hübner "ma la maggioranza degli austriaci non si sente rappresentata da tutto questo e non si sente in obbligo di ospitare milioni di persone a casa propria, quando potrebbe mandare aiuto lì nei loro Paesi d'origine. Noi offriamo una via d'uscita per tutti quelli che non si sentono rappresentati dai partiti tradizionali e che non trovano una risposta nella politica migratoria attuale" continua. "Se Hofer sarà eletto, parteciperà agli incontri a Bruxelles e stabilirà se ciò che l'Europa promette di fare sia nell'interesse austriaco o meno". A quel punto decideremo come procedere" aggiunge, facendo intendere che un referendum sulla scia della Brexit è più che un argomento di sola discussione. Ma in un sondaggio dello scorso novembre oltre il 60 per cento degli austriaci ha detto di non volersi distaccare dalla Ue, e ha chiesto una maggiore integrazione economica e politiche congiunte su sicurezza, difesa e affari esteri. I poteri del presidente non includono la possibilità di indire un referendum ma, grazie alla rapida scalata al potere di Hofer, la questione è solo momentaneamente messa da parte. Mentre il quotidiano Österreich ha pubblicato un sondaggio Gallup secondo cui Hofer è in vantaggio su Van der Bellen con il 52 per cento, l'Europa osserva l'avvicinarsi del 4 dicembre con il fiato sospeso. Una vittoria della Fpö potrebbe fare da catalizzatore per quei movimenti populisti e anti-sistema che, dalla Francia, al Belgio e alla Germania, si stanno preparando alla scalata al potere. (ha collaborato Costanza Spocci)

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Eleonora Vio